[ROMA] Un ricordo di Francisco Sabatè “El Quico”

Riceviamo e pubblichiamo:

Ricordare le lotte del passato per rilanciare le lotte del presente.


Sabato 18 Febbraio in Via Rocco da Cesinale 16, presso lo “Spazio Anarchico 19 luglio” il Gruppo Anarchico Carlo Cafiero – FAI Roma promuove un’iniziativa per ricordare la figura di Francisco Sabatè “El Quico”.

Nel pomeriggio, a partire dalle ore 18:00, verranno proiettati documentari sulla figura di questo anarchico catalano, protagonista della resistenza alla dittatura franchista.
Dalle 20:00 in poi ci sarà un’affabulazione a cura di Marco Branchi.
Nel corso della serata sarà in funzione la cucina.
Distribuzione di materiale anarchico (giornali, opuscoli, libri, magliette, ecc.)
Invitiamo tutte le compagne e i compagni a partecipare.

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[ROMA] 21anni di occupazione e autogestione a L38 Squat

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Dagli stadi alle strade: controcultura ultrà!

Pubblichiamo qui di seguito un interessantissimo articolo del  compagno Marko Rebel Fans. Uno spaccato di vita vissuta tra strada, stadio e antifascismo militante. Da leggere assolutamente anche per chi non ha dimestichezza con l’ambiente ultras.

Dal 1995 mai a testa bassa: Rebel Fans in direzione ostinata e contraria!

di M(A)rko Rebel Fans

Non è facile al giorno d’oggi mantenere quella coerenza che dal 1995 ha caratterizzato il gruppo al quale ho dedicato costantemente ogni mia energia, passione,vitalità e creatività. Da quando 17 anni fa, fondammo i Rebel Fans, nel bene o nel male, fra grandi meriti e mille passi falsi, siamo sempre stati OVUNQUE al seguito del Cosenza,dalla serie B alla D, con immutata passione e con quel nostro stile ribelle, ostinato, antagonista, a testa alta!…

Quando nel 1995, insieme ad i miei fratelli più cari, fondammo i Rebel Fans, oltre ai centri sociali, c’era solo la curva : l’unico spazio sociale “liberato”, fuori dall’omologazione imperante e dall’appiattimento culturale, epicentro trasversale di creatività ed aggregazione,centro nevralgico di sovversione e cospirazione. Da allora, siamo stati sempre in “prima linea”, in casa ed in trasferta, nei raduni, nei cortei, nelle piazze calde e negli scontri, pagando il caro prezzo di una scelta: vivere ultras negli stadi e nelle strade!

Dopo 2 anni di diffida con doppia firma per i fatti di Norcia quando caricammo con decisione e successo  i fascisti di Siena (ed un processo penale ancora da sostenere), dopo tante  perquisizioni all’alba,fermi coatti, dopo l’ennesimo “avviso orale” e tante occhiate storte da parte dei servitori dello Stato, torno allo stadio, piu’ incazzato e convinto che mai. Ho dovuto scontare 2 anni di daspo per gli scontri estivi che ci videro coinvolti contro alcuni pseudo-ultras del Siena in una “amichevole” in campo neutro a Norcia.

I “casual” del Siena ebbero davvero una bella lezione in seguito alle loro innumerevoli minacce in rete e le voci da corridoio che giravano nel sottosuolo ultras. Dicevano che volevano picchiarci perché siamo “delle zecche dei centri sociali” ma purtroppo per loro e per i loro amici di Forza Nuova e Casa Pound, le cose andarono diversamente.

Ricordo perfettamente un paio di brutte facce con tatuaggi orrendi…Me ne puntai uno con una grossa ed orribile croce celtica sul braccio e ricordo la mia cinta borchiata che colpiva forte sul corpo di quel maledetto nazi che urlava imprecazioni razziste nei nostri confronti. In quell’occasione nonostante gli attacchi mediatici e repressivi, nonostante i continui litigi con i dirigenti della nostra società, le critiche dei moralisti e le continue critiche, abbiamo davvero tenuto alto il nome degli Ultrà Cosenza, in difesa di quegli ideali di Libertà ed antifascismo che portiamo avanti da tempo.

Dopo due anni di “confino”, la battaglia contro la tessera del tifoso che poi è lotta attiva contro la repressione, mi restituisce quegli stimoli che solo una lotta puo’ darti e con il sostegno dei fratelli del mio gruppo e di tutto il “Collettivo Consentia Against Racism”(sigla trasversale che univa i gruppi più agguerriti della Sud)  ci rimettiamo in gioco, seriamente, non a parole. Iniziative in città ed in trasferta, dibattiti, scioperi del tifo, striscioni,volantini  e comunicati in giro per le strade…la voglia di resistere c’è, si respira nell’aria nonostante l’attacco repressivo sia palese e determinato.

Arriva la trasferta di Cava de’ Tirreni: sapevamo a cosa potevamo andare incontro, o meglio, almeno io lo immaginavo visto che ormai si parla tanto di quella fantomatica “mentalità ultras” ma poi nei fatti la realtà è sempre diversa. Non voglio entrare nel merito per quanto riguarda le “colpe” di tutti quelli che hanno parlato, e che magari continuano a parlare e poi a Cava non c’erano, sono rimasti comodi e sicuri a casa senza difendere l’orgoglio e l’onore della propria curva. C’è chi preferisce parlare e chi invece si mette in gioco, sull’asfalto delle strade, sulle gradinate di uno stadio, a testa alta e con orgoglio!

Non sta a me nemmeno decidere se è stato o no giusto tornare a casa prima della partita per evitare altri 27 arresti, tanti quanto i presenti. I miei fratelli della Curva Sud hanno deciso di tornare a casa dopo lo scontro con i cavesi davanti la Stazione. Sono spuntati  circa un centinaio di loro e si sono fatti avanti con bombe carta, torce e bastoni. Noi anche se in minoranza, abbiamo risposto con le solite cinture in mano ed una piccola sassaiola ma la polizia ovviamente decide di caricarci ed i feriti non si contano. Le pressioni e le minacce gratuite dei Tutori dell’Ordine hanno vinto sulla voglia di resistere e di non indietreggiare mai. Mentre il treno dei ragazzi riparte verso Cosenza, io e qualche altro pazzo, decidiamo di arrivare lo stesso allo Stadio facendoci largo con le cinture spianate fuori dall’auto in corsa nelle stradine della cittadina campana mentre degli scooter ci inseguivano e altri sbucavano da ogni parte. Follia ed Adrenalina pura che schizza fuori da ogni poro , che fa passare via ogni paura e ci fa sentire vivi. Vivi come quando la piazza si ribella dopo l’ennesima carica della sbirraglia e urla “Assassini!”…vivi come quando sull’asfalto delle nostre città ci rallegriamo degli sconvolgimenti e del disordine, da ovunque essi irrompano… vivi come quando smettiamo di denunciare la repressione ed iniziamo realmente a fronteggiarla, con la nostra forza “centrifuga”, opposta a quella “centripeta” dei Plotoni…Vivi come quando ci rendiamo conto che il dominio è vendicativo ma  ci accorgiamo che gli oppressi non gli sono da meno…Vivi come quando “cospiriamo” perché respiriamo insieme, fra i gas dei lacrimogeni ed il fumo alto delle fiamme…Ed io mi sento vivo perché “ resto ancora qui, fra l’esplosione e il fumo, se non la faccio sta strada non la fa nessuno”!

Non ho voglia di sprecare parole per i soliti ciarlatani, ultras da tastiera o benpensanti vari che fanno i gradassi  e poi noi ci prendiamo botte, arresti e diffide…ma a questo ormai siamo abituati, mi prendo le mie responsabilità e sono orgoglioso di essere cio’ che sono: Diffidato ma mai servo dello Stato!

Non spreco troppe parole neanche per i Cavesi che hanno fatto il gioco di chi vorrebbe arrestarci tutti. Ci stava lo scontro davanti la Stazione ma attaccare un gruppo di “non tesserati” in tribuna, fra l’altro con la complicità di poliziotti e steward, è una infamata bella e buona. Senza forse nemmeno rendersene conto sono stati un’ottima pedina nelle mani del Potere Costituito.

Quando dalla curva di casa in molti scavalcano per raggiungere il settore di tribuna dove stavamo noi, nello stesso istante  polizia, carabinieri e steward si uniscono a loro nell’assalto e provano a sequestrarci i drappi che avevamo al seguito. Ho deciso di non abbassare la testa e lo stendardo dei Rebel è ancora nelle mie mani, con qualche macchia di sangue ma intatto. In quel drappo sono racchiusi i nostri sogni di Rivolta, la nostra storia ribelle, in quel drappo è impresso il valore della Libertà, l’importanza dell’amicizia che ha legato diverse generazioni di ragazze e ragazzi, nelle strade e negli stadi.

Come molti di voi sapranno a Cava, per orgoglio, per portare anche in quella trasferta la pezza che gira tutti gli stadi da quel 1995, ho “collezionato” un arresto per lesioni,resistenza,violenza pluriaggravata ed oltraggio a pubblico ufficiale, una tormenta di calci e manganellate, un pestaggio spropositato ed una diffida “internazionale”.  Nel momento piu’ critico, i  “Cosenza ultras” della Curva Nord non sono riusciti a fare di meglio che ingranare la marcia del loro Transit e lasciarmi sanguinante in mezzo ad una decina di sbirri che cercavano di ammanettarmi. Neanche una reazione, nemmeno un sussulto d’orgoglio. Lo so io, lo sa chi c’era  e lo sapete voi miei cari,lo dico senza rancore…nemmeno una parola di solidarietà sulla vostra fanzine e neanche il coraggio di guardarmi in faccia!!! Per la serie : “tutto per apparire, nulla per essere!”.

Solo grazie al sostegno di quattro( e dico solo quattro!) miei fratelli, anche in quella situazione paradossale, mentre mi trasportavano dalla questura di Cava a Salerno per le identificazioni di rito e per prendermi le impronte digitali, mezzo sanguinante e pieno di lividi, ho trovato la forza ed il coraggio di stringere ed alzare il pugno sinistro fuori da quell’auto civetta, come segno di Resistenza e di Forza…come per dire ai miei amici: “io sono qui…sempre in piedi…mai a testa bassa…ribelle a vita!”

E se ancora penso che ho dovuto urlare e prendere a calci la cella di sicurezza  per farmi sentire dal mio legale, arrivato in Questura di corsa dopo che telefonicamente ed in più occasioni, le guardie  addirittura negavano che mi trovassi lì dentro ed in stato d’arresto, mi viene la pelle d’oca…Sarei potuto essere l’ennesimo Stefano Cucchi, l’ennesima vittima dello Stato: sequestrato, pestato, insultato e violentato psicologicamente da chi invece dovrebbe difendermi. Rinchiuso in un bagno puzzolente di una questura con le manette strette ai polsi e legate ad un termosifone arrugginito. Così vanno le cose nella Penisola Italica di Maroni e Bersani, di Alemanno e Bossi, di Berlusconi e Monti,.nel paesotto che cerca di apparire normale ma sotto una fitta coltre di avidità ed ipocrisia rivela il suo vero volto fascista,servile e mafioso. E’ la stessa Italietta che si emoziona per un balletto di una velina, che impreca contro i migranti ed applaude quando la Polizia massacra i più deboli, è il Paese dei politicanti che vogliono il Ponte, la Tav e le “grandi infrastrutture” perché sono  pronti a farsi sodomizzare in cambio di qualche quattrino in più nelle tasche già piene.

Ma la situazione purtroppo è questa e se decidi di vivere davvero in un certo modo, certe cose devi metterle in conto. C’è chi pensa che siamo folli, io sono convinto che invece siamo dei romantici guerrieri senza patria, senza eroi ma con la voglia di amare sempre.

E’ proprio per questo, perché oggi ormai lo Stadio è diventato l’ennesima “gabbia sociale” che noi RF abbiamo deciso di auto-sospenderci, di continuare a vivere ma per ora non dentro uno stadio.  La repressione ha fatto certamente il suo gioco e nel giro di poche settimane, il mio gruppo è stato letteralmente messo fuori gioco. Vuol dire che davvero qualcosa di buono l’abbiamo fatta! Vuol dire che davvero siamo “polvere fastidiosa negli occhi di chi ci guarda”! Per la manifestazione di solidarietà nei miei confronti, nel piazzale della curva sud dello Stadio San Vito di Cosenza, la domenica successiva ai fattacci di Cava, alcuni miei fratelli sono stati diffidati e denunciati per vilipendio alle Forze Armate,alle Istituzioni e cori oltraggiosi contro sua maestà Maroni.

Siamo davvero alla frutta!!!…Dove cazzo sta la libertà di esprimere dissenso in questo Paese?!

Da sempre, rivendichiamo di vivere la curva come uno spazio sociale libero e ribelle, come quelle “Zone Temporaneamente Autonome” che riescono a sprigionare energie sovversive e creative, ma oggi, purtroppo, molto è cambiato e se ti ostini a credere che ancora qualcosa si possa smuovere poi ti scontri con l’amara realtà che è piu’ dura di mille supposizioni.

Bisogna recuperare lo spirito antagonista delle curve non quello folkloristico, ottimo per ridurci in un fenomeno da baraccone!

A Cava dè Tirreni ho deciso di difendere fino alla fine la mia pelle e quella degli altri che stavano lì con me, ho cercato di mantenere alto il nome della mia curva, del mio gruppo, della mia città e vi assicuro che non mi pento di niente. Ogni mattina quando mi guardo allo specchio non mi vergogno di quello che sono, sono fiero, deciso e convinto di stare dalla parte giusta,”quella del torto”, nonostante tutto quello che ho dovuto passare anche dopo la specificità dell’avvenimento. Non parlo solo dei lividi che sono rimasti a lungo sulla mia pelle ma di tutta la tristezza e la delusione  scaturite da un avvenimento del genere…

La realtà è che oggi, come dice il mio  buon Avvocato, “quasi quasi è meglio fare una rapina che fare l’ultras coerente, perché lo Stato,fra il rapinatore e l’ultras, preferisce colpire l’ultras!”….Per quelli come me non ci puo’ essere spazio in questo “calcio dei padroni”, nell’universo dell’”ultras moderno” che si fa proteggere e stipendiare dalle società di Calcio in cambio di favori reciproci…no, in questo triste e servile contesto, non c’è un bel niente di ultrà! Nel nostro modo di vivere la curva non esistono compromessi ed accordi di comodo ma solo un vasto e variegato “asilo sociale” di resistenza, solidarietà e sovversione.

La scelta dolorosa dell’auto-sospensione dei Rebel Fans non si poteva evitare proprio perché in un contesto che non ti offre un minimo di agibilità, è assurdo continuare ad essere “carne da macello”per la felicità di chi ci vorrebbe morti, al guinzaglio o ben ammaestrati. No, questo calcio non ci appartiene!!!Bisogna trovare altre risposte. Bisogna ricercarle nei rapporti sociali diretti e dal basso, nei momenti di confronto collettivo ed orizzontale, nei raduni antirazzisti e negli incontri internazionali degli ultras che riescono anche a guardare “oltre” uno stadio.

E’ vero: mi hanno tolto la cosa piu’ bella che avevo, la cosa che mi ha regalato i momenti piu’ veri ed emozionanti della mia vita, che mi ha fatto conoscere i miei migliori amici, i fratelli e le sorelle di mille avventure, i compagni di lotte e di botte, di gioie e di dolori, di viaggi odisseici e di gite goliardiche, di giornate alcoliche e nottate psichedeliche…la piu’ grossa perdita di questi anni!!!…Come mi manca “mamma curva”!

La voglia di tornare a varcare le porte degli stadi è forte, incontrollabile ma oggi davvero significherebbe continuare a riempire le carceri di ultras e di ragazzi di strada.

Ed io, credetemi lo sono bene. Dopo l’arresto di Cava per lesioni, resistenza,oltraggio , violenza pluriaggrtavata a Pubblico Ufficiale, ripetutamente e costantemente, mi sono state notificate svariate restrizioni di libertà. Prima mi hanno notificato l’ennesimo “avviso orale” che mi vieta di avere rapporti con persone pregiudicate peccato che il mio lavoro, gestendo una libreria specializzata in controculture,  è in ogni istante di “contatto” con il pubblico…!!!

Poi, mi è arrivata l’attesa diffida, questa volta gli anni sono “solo” due ma il daspo è “internazionale”, un divieto valido per tutti gli stadi dei paesi della Comunità europea. Un provvedimento piu’ unico che raro, direttamente proporzionale all’ondata securitaria anti-terroristica, che poi in poche parole è ondata repressiva contro chiunque vive fuori dagli schemi comunemente ritenuti “normali”.

In seguito, visto che ho “…dimostrato pericolosità sociale per la condotta posta in essere, circostanza questa che fa ragionevolmente ipotizzare che possa reiterarla in occasione di future manifestazioni sportive e non…”, mi hanno anche notificato un provvedimento che mi marchia come “persona pericolosa socialmente” con la rischiosa possibilità che reiterando i reati specifici, oltre al già notificato articolo 1 (quello che una volta voleva dire “pericoloso per sé e per gli altri”), possano aggiungere anche l’articolo 3 e la conseguente sorveglianza speciale…(sig!)

Oltre il danno, anche la beffa: il Ministero dell’Interno mi chiede il risarcimento del danno illecito per i fatti avvenuti il 5 Settembre a Cava. In pratica ho dovuto risarcire di circa 600 euro il poliziotto, che durante il mio(!!!!) pestaggio ha riportato delle lesioni guaribili in cinque giorni. A tutto questo aggiungete che ancora devo fare il processo penale, l’ennesimo: mi tocca spendere fior di quattrini per riuscire a difendermi degnamente ed anche in questo caso lo Stato è “parte civile” nel dibattimento. L’ennesima prova che la Legge, pensata ed impostata a garanzia degli interessi della classe dominante, è uno strumento di chi gestisce l’oppressione e la repressione è per eccellenza l’arma più usata dal dominio Capitalista.

Un vero e proprio accanimento giudiziario che non puo’ essere mascherato dietro alle solite ramanzine sulla sicurezza e sull’ordine pubblico.

Hanno paura degli ultrà, di chi usa la testa, di chi riesce ad alternare la forza della violenza alla violenza della parola,della critica,della coscienza! Vogliono allontanare dagli stadi tutte le persone che pensano, che ragionano, che non accettano passivamente tutto cio’ che gli viene propinato! Quello che fa paura al Potere è l’ultras antagonista, ribelle, eretico ed antifascista!….quello che usa la testa e scende nelle strade a disturbare i sogni dei padroni!

Da sempre rivendichiamo di far parte di una variegata controcultura che dagli stadi ha trasferito alle strade i propri  linguaggi, le pratiche,  le tendenze e  le passioni. Lontani anni luce dalla costruzione della  dell’ultras come un supertifoso violento che ha un pallone al posto del cervello, figura strumentale alle demonizzazione di un fenomeno molto più vasto e ricco di contraddizioni. L’energia rivoluzionaria e dirompente sprigionata dalle curve in alcune occasioni è conflitto sociale puro. Non è un caso se a Cosenza ad esempio, la “controcultura ultras” ha partorito diverse esperienze di antagonismo e socialità come centri sociali occupati, radio autogestite, dormitori, palestre popolari, case editrici indipendenti ed associazioni contro il carcere. Una partecipazione critica ma attiva alla vita sociale  che ha accompagnato l’esistenza di centinaia di uomini e donne, riflettendo una conflittualità che non può trovare compromessi nelle logiche riformiste che hanno addormentato anche alcune realtà della sinistra antagonista. Tutte le degenerazioni neofasciste di alcuni gruppi ultrà fanno invece parte di un processo di strumentalizzazione studiato a tavolino da chi cerca consenso e visibilità sfruttando la passione giovanile.

Altre realtà come la nostra hanno combattuto con fermezza questi sporchi giochetti rispondendo con pratiche concrete di solidarietà diretta, di antiproibizionismo, antifascismo e aggregazione, rifiutando con determinazione ogni tentativo di infiltrazione non solo da parte dei fascisti ma anche da parte di chi tenta di trarre profitto dal tifo organizzato.

E’ come se al tentativo fallito di “liberare” l’intero paese, dagli anni settanta in poi, si è sostituito, quello più realizzabile di “liberare” piccole aree all’interno degli stadi, in cui le regole di comportamento possono essere stabilite orizzontalmente da tutti i componenti del gruppo ultrà attraverso l’autogestione e l’autorganizzazione. Oggi pero’ in un mondo fatto di barriere e sbarre, anche la curva è diventata l’ennesima “gabbia sociale” nella quale per lungo tempo lo Stato ha sperimentato tecniche e strategie di controllo sociale per poi poterle estendere, senza troppi problemi, all’intera società. Prendere coscienza di questa situazione è il primo passo da fare per combatterla, per resistere e non abbassare la testa.

Ed allora, miei cari fratelli e sorelle della curva piu’ folle del mondo, miei cari compagni e compagne di azioni dirette e divertimento, vuol dire che le nostre energie le dedicheremo altrove, nelle piazze, nelle strade, nella rabbia delle passioni!!!….Come in quel fatidico 14 Dicembre, o in quel cruento 15 Ottobre, giorni in cui “una piccola crepa si è aperta nella quotidianità,un pertugio da allargare, un passaggio da percorrere per sbucare inaspettati ed incontrollati. Quel giorno, a Roma, da questo varco ragazzi e ragazze hanno fatto irruzione nelle strade, stringendosi, correndo avanti e lottando. Le fiamme sprigionate dai blindati distrutti hanno scaldato i nostri cuori e raggelato quelle dei benpensanti. Di solito siamo noi ad avere paura ma questa volta è stata la polizia a sentirsi il fiato sul collo, ad arretrare. Il passaggio è aperto. Non riusciranno a chiuderlo facilmente. Verranno altri giorni meravigliosi come quello” con studenti, precari, ragazzi di quartiere,migranti,ultras e ribelli senza volto uniti nella stessa strada. Gli sbirri scappavano ed un grido di complicità si è levato nella piazza, nella Piazza dei Ribelli, nella Piazza delPopolo!!!

CI TOGLIETE DAGLI STADI?CI RITROVERETE NELLE STRADE!!!

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[ROMA] Serata benefit @ L38SQUAT

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L’uomo che brucia

Riceviamo e pubblichiamo un’altra lettera inviata ai ragazzi del movimento da un personaggio che, sebbene molto noto a livello mediatico, per motivi di sicurezza personale preferisce rimanere anonimo, firmandosi solo con un nick: ”Cancer Man”.

Cari ragazzi, so che in questi giorni v’è arrivato un sacco di spam e di phishing. Permettete che invece io vi scriva qualcosa che potrebbe esservi utile. V’è già stato detto che bruciare e distruggere vi porterà al fallimento. In realtà, state facendo la cosa giusta, ma la state facendo nel modo sbagliato.
Cercherò di spiegarmi meglio con qualche esempio pratico. Durante la vostra manifestazione sono stati bruciati alcuni oggetti, e dopo pochi giorni contro di voi si stanno già preparando nuove leggi speciali. Ai responsabili del rogo della fabbrica Thyssen Krupp, nel quale morirono bruciati sette operai, dopo tre anni si sta appena cominciando ad applicare le vecchie leggi normali.
Per quegli oggetti bruciati, avete già subito un’infinita sequela di violente condanne morali, sociali e politiche. I responsabili della strage ferroviaria di Viareggio, nella quale morirono bruciate trentadue persone, non ne hanno ancora subita nemmeno una penale. Uno di loro è stato anche nominato cavaliere, titolo particolarmente significativo nel vostro paese.

I responsabili del bombardamento di Gaza, nel quale morirono bruciate centinaia di persone – fra cui molti bambini – hanno ricevuto la solidarietà e l’apprezzamento di coloro i quali oggi vi chiamano terroristi e vigliacchi.
I responsabili del bombardamento di Falluja, nel quale morirono bruciate migliaia di persone, continuano a governare il mondo.
Quindi cari studenti, ecco la prima lezione che la Storia ci impartisce: agli oggetti viene attribuito molto più valore che alle persone.
Se bruciate un senzatetto, magari immigrato, riuscirete a farla passare per una ragazzata, guadagnerete interviste in Tv e amici su Facebook, se bruciate un bancomat vi accuseranno di terrorismo, e il governo pretenderà la vostra testa per direttissima, a costo di far arrestare anche i magistrati se non si sbrigano a condannarvi.
Dalla prima lezione ne discende un’altra, di cui forse avrete già sentito parlare: il valore attribuito alle persone è inversamente proporzionale al loro numero.
La scena pubblica risuona dello strepito degli auto-proclamati difensori della vita, capaci di battersi strenuamente per decenni, pur d’impedire che l’ultima inutile scintilla di elettricità venga pietosamente spenta in un singolo corpo semi morto, mentre il costante brutale sterminio di intere popolazioni rimane solo un trascurato rumore di fondo.
Corollario: come l’etica pubblica e l’estetica dominante dimostrano, quanto più un essere umano si avvicina allo status di oggetto inanimato, tanto più cresce il valore che gli viene attribuito.
Anche la prossima lezione si presta a essere illustrata con un esempio pratico: gli oggetti che avete bruciato avevano molte parti in plastica. Ricordate quel fumo nero, così denso e acre? Come quello emanato dai roghi di spazzatura, conteneva una significativa percentuale di diossina, che voi avete respirato, insieme ai copiosi lacrimogeni gentilmente offerti dalle Forze dell’Ordine. Non dico certo questo per equiparare i blindati della polizia ai rifiuti tossici, ma per ricordarvi che voi eravate lì, a subire le conseguenze delle vostre azioni, e questo non è professionale.
I dirigenti della Union Carbide erano forse a Bhopal, a respirare i miasmi mortali della loro stessa fabbrica? I dirigenti della British Petroleum sguazzavano nel golfo del Messico durante la marea nera che ne ha devastato l’ecosistema? Ovviamente no. Com’è ovvio che i responsabili delle alte percentuali di arsenico nell’acqua di Roma non la stiano bevendo.
Terza lezione: mai subire le conseguenze delle proprie azioni. Nel vostro paese, l’Italia, avete un ottimo esempio: il vostro attuale premier non si ferma davanti a niente pur di evitarle, e ci riesce brillantemente.
Cari ragazzi, bruciare e distruggere può essere un’attività estremamente redditizia, se saputa esercitare professionalmente, su vasta scala, e con l’adeguata premeditazione.
Sfasciare un bancomat farà di voi un teppista, sfasciare un sistema bancario farà di voi un finanziere, sfasciare un sistema economico farà di voi un ministro dell’Economia e delle Finanze.
Sarete fra le persone che decidono il valore commerciale delle altre persone, che infliggono le condanne, morali, politiche, sociali, penali, e mai le subiscono. Le ruspe statali spazzeranno la neve al vostro passaggio, e la ri-spargeranno dietro di voi, affinché nessuno osi seguirvi sulla vostra corsia preferenziale.
Infine, sfasciare tutto l’ecosistema planetario vi farà ascendere all’Olimpo di chi può usare interi paesi come ciocchi per il suo caminetto, come diavolina per il suo barbeque.
Io ci sono stato. Ci si mangia da dio.
E non è vietato fumare.

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Ciao Marco!

Lunedì scorso il nostro amico e compagno Marco Liberini ci ha lasciato a 33 anni. E’ inutile star qui a scrivere necrologi per un ragazzo che è sempre stato riservato e profondamente sensibile e che avrebbe arrossito al solo sentir pronunciare parole altisonanti nei suoi confronti. Rispettiamo Marco come individuo  e viviamo, ognuno nel suo dolore personale, questa tragica perdita. Ci stringiamo al fianco della famiglia, dei compagni della Garbatella, del g.po anarchico “Cafiero” in cui Marco aveva trovato la sua casa e le sue speranze per il futuro. Per chi volesse salutarlo anarchicamente il rito è previsto sabato 4 febbraio alle 11:30 presso lo spazio occupato “19 LUGLIO” che si trova in Via Rocco da Cesinale 16/18.

Ciao Marco, i tuoi compagni non ti dimenticano.                                                                        Per L’Anarchia!

A CAUSA DELLE PESSIME CONDIZIONI METEO L’ULTIMO SALUTO A MARCO E’ SPOSTATO A LUNEDI’ 6 FEBBRAIO STESSO LUOGO E ORARIO.

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Raccolta comunicati di solidarietà NO-TAV [in aggiornamento]

Solidarietà  agli arrestati e ai denunciati del 26 gennaio!
Quest’ennesima operazione repressiva non ci stupisce: si tratta della “logica” conseguenza della forza e della determinazione dimostrata da coloro che lottano contro il TAV. Siamo certi che la resistenza e
l’insubordinazione della Valle non verranno minimamente scalfite dalle sortite di sbirri e magistrati.
Pensiamo piuttosto che i fuochi della rivolta si moltiplicheranno via via che la crisi accentuerà l’istinto saccheggiatore del capitale; il Tav è un progetto che ha la sua unica giustificazione nella pseudo-razionalità padronale, proprio come le riforme e i tagli di bilancio imposti in nome della “crescita” o le guerre in nome dei “diritti umani”. Il timore dei potenti è proprio che l’esempio della Valsusa, l’esempio dei pensieri che non vogliono limitarsi ad essere parole, si diffonda ovunque: per loro
sarebbe la fine….
Dal 3 luglio, giorno del nostro arresto, il nostro pensiero continua a essere con chi lotta in Valsusa e ovunque….
Non un passo indietro!

Marta Robbi Sabbo – 02/02/2012

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Solidarietà con gli arrestati e i denunciati NO TAV

Nel pomeriggio del 26 Gennaio, in seguito alla notizia dell’operazione repressiva che ha portato all’arresto di 26 attivisti/e No Tav, a diverse denuncie e misure restrittive, oltre alla perquisizione di alcune occupazioni libertarie di Torino e dintorni, un corteo spontaneo composto da un centinaio di persone ha attraversato le strade del centro di Roma per esprimere solidarietà  con chi è stato colpito dalla repressione: una prima e necessaria risposta, che parla di sincera complicità e calorosa vicinanza con la Val di Susa e tutti/e coloro che si oppongono da anni al progetto Tav.

Un messaggio, tra i tanti espressi in tutta Italia, portato in strada per ribadire che la Val di Susa non si tocca e che il vero terrorista è lo Stato, che, di fronte alla tenace resistenza No Tav, sguinzaglia i propri cani da guardia per tutelare gli interessi politici e i profitti di costruttori e speculatori.

Abbiamo tenuto ben saldo uno striscione che recitava “LA LOTTA NON SI ARRESTA, ORA E SEMPRE NO TAV”, abbiamo sventolato le bandiere No Tav, mentre incessanti cori hanno rotto il silenzio e la quotidiana routine del traffico cittadino. Abbiamo camminato per le vie della città a testa alta, mentre in molti dai palazzi si sono affacciati al suono delle voci che si alzavano dal corteo.

Oggi non c’era niente da aspettare.

Ancora una vota: quei sentieri di montagna li abbiamo percorsi tutti/e noi, quelle reti le abbiamo assediate tutti/e insieme.

Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, perché il mondo per cui lottiamo è un mondo che vogliamo libero da ogni nocività. A loro, politici, speculatori ed aguzzini, le macerie di ciò che vogliamo abbattere.

Solidali e NO TAV, da Roma

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32 ARRESTI E 11 DENUNCE: E’ QUESTO IL BILANCIO DELLA ASSURDA OPERAZIONE DI POLIZIA AI DANNI DEL MOVIMENTO NO TAV CHE DA TEMPO COMBATTE QUESTA NOBILE CAUSA  CON DETERMINAZIONE E CONVINZIONE.
ANCORA UNA VOLTA, LO STATO COLPISCE IL DISSENSO CON UN FORTE ATTACCO REPRESSIVO CHE COLPISCE AMICI, COMPAGNE E COMPAGNI LA CUI COLPA SAREBBE SOLO QUELLA DI CREDERE IN UNA ESISTENZA PIU DIGNITOSA.
OGNI GIORNATA DI CONFLITTO SOCIALE, COME QUELLA DEL 3 LUGLIO IN VAL DI SUSA, VIENE CRIMINALIZZATA ED ESORCIZZATA DAI MEDIA E DAL POTERE COSTUITO COME SE SI TRATTASSE DI SEMPLICE TEPPISMO.
LA RESISTENZA POPOLARE, DAL BASSO, IN VAL DI SUSA, E’ UN ESEMPIO CONCRETO DI PARTECIPAZIONE, AGGREGAZIONE E CONFLITTO.
IN QUESTO PARTICOLARE MOMENTO CI STRINGIAMO ATTORNO AGLI ARRESTATI ED ALLE LORO FAMIGLIE CONVINTI CHE LA MACCHINA DELLA SOLIDARIETA’ ACCOMPAGNERA’ QUESTA ENNESIMA ASSURDA MACCHINAZIONE.
SIAMO COMPLICI E SOLIDALI CON TUTTI COLORO CHE PRATICANO AZIONE DIRETTA ED ORGANIZZANO RESISTENZA POPOLARE CONTRO LA TAV E CONTRO OGNI TIPO DI NOCIVITA’.

SARA’ DURA….MA SAREMO SU OGNI BARRICATA!
LIBER* TUTT* SUBITO!

Libertari/e San Lorenzo

Velen(A) individualità Anarchiche

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RIBELLARSI o andare a fare in culo

Il 27 giugno le forze dell’ordine sgomberano la libera repubblica della Maddalena per iniziare i lavori per la costruzione dell’alta velocità. A quella occupazione militare del territorio valsusino, si opposero direttamente centinaia di NoTav.
Nella giornata del 3 luglio, 70.000 persone hanno assediato il cantiere della TAV in Val Susa. Un cantiere particolare, perchè in esso non lavorano operai, ma stanno trincerati militari e forze dell’ordine in anti-sommossa. Un esempio concreto della devastazione ambientale, degli interessi del grande capitale e della mafia ad esso connivente.
Il 26 gennaio lo Stato arresta 32 compagni in tutta Italia “per i fatti di quelle giornate”. Un’operazione che assume un solo significato: la resistenza attiva contro le infrastrutture, i poteri, le forze armate e le istituzioni che violentano e impoveriscono il pianeta, è considerata illegale.
Questa operazione di polizia si pone, infatti, come acmè in una scia di attacchi repressivi cominciata  lo scorso aprile a Bologna, continuata nei mesi successivi a Firenze, Cuneo e, negli ultimi giorni, a Modena.
L’obiettivo è sempre quello: eliminare dalla scena realtà ed individui che lottano contro l’oppressione che banche, governi e padroni impongono ogni giorno; evitare che si uniscano alle lotte che in questo periodo vanno aumentando; creare terra bruciata intorno ai movimenti che già hanno intrapreso percorsi conflittuali, come il movimento contro la TAV. Non a caso questi arresti avvengono in un momento di particolare agitazione sociale inaugurato dal movimento dei Forconi siciliani la scorsa settimana.
L’Italia corre il rischio di incorrere in una rivolta generale. I blocchi dei tir in autostrada e la protesta in Sicilia e Sardegna dimostrano come il capitalismo possa essere messo in ginocchio, e infine annientato dall’azione congiunta di più individui. In un tale contesto di depressione economica, ogni persona che si oppone individualmente o collettivamente al sistema è considerato un criminale, arrestato e represso.
Quello che sta succedendo in Italia, così come nella nostra quotidianità a Bologna, è un esempio puro di stato di polizia, di un autoritarismo terrorista nato dal patto tra stato e capitale, imprenditoria e sbirraglia. Quando singoli individui attivi nelle lotte vengono presi dalle proprie abitazioni, minacciati, incarcerati, quando la digos ti controlla ogni giorno in tutti i tuoi movimenti, quando ogni tua azione può essere reato perchè sei un ribelle, un antagonista, un anarchico, un NoTav: questo è uno stato di polizia.
Se non ci rendiamo conto di ciò che sta succedendo, se non apriamo gli occhi sulla realtà autoritaria in cui siamo piombati, il futuro sarà per tutti una ripetizione storica di ciò che è avvenuto ormai lo scorso secolo. Mentre il sentimento di indignazione porta alla protesta pacifica davanti alle istituzioni e alle richieste ridicole di insolvenza e riforme, il capitale e i suoi cani da guardia ci divorano lentamente, togliendoci la libertà e escludendo i soggetti scomodi da questa effimera e fasulla società.
E tutto questo sta succedendo sotto i nostri occhi, proprio mentre ci troviamo spiazzati dalle esplosioni spontanee di protesta che abbiamo visto destabilizzare varie zone del paese in questi giorni.
Ben lontani dallo scegliere la rassegnazione, non possiamo che dedurre che mai come ora è tempo di scendere in strada, senza ulteriori indugi generati dalle asfissianti analisi sull’esistente.
Mischiarsi alle lotte generate da questa crisi, allargare le lotte già intraprese, fondersi nei quartieri conflittuali e nelle situazioni critiche, consolidare e nel caso ricreare i legami di solidarietà tra sfruttati, per costruire progetti finalizzati alla diffusione generale del dissenso e delle pratiche di rivolta, alla sovversione del sistema e alla rivoluzione sociale.
Rilanciamo con tutte le nostre forze le lotte, in solidarietà agli arrestati del 26 gennaio e a tutti i sequestrati dallo Stato.
Nessuna gabbia e nessun potere può arrestare il desiderio di libertà.
Avanti tutta!

Compagni e compagne di Bologna

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PIÙ VALLI, MENO MONTI

La repressione non ferma le lotte

ALL’ALBA DI GIOVEDÌ 26 GENNAIO, in una maxi-operazione repressiva vengono perquisite 52 persone in tutta Italia, 26 arrestate e una quindicina sottoposte a varie misure restrittive che vanno dagli arresti domiciliari all’obbligo di dimora al divieto di soggiornare a Torino. Le accuse – resistenza, violenza e danneggiamento aggravato – si riferiscono alla resistenza contro lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena il 27 giugno e all’assedio di massa del fortino del TAV il 3 luglio.
Compatta la solidarietà della Valsusa, numerose le iniziative in tutta Italia: presìdi, cortei spontanei, azioni contro i giornali, occupazioni di stazioni e sedi di Trenitalia si svolgono da Palermo a Torino, da Cagliari a Trento.
Questo attacco repressivo non è solo il maldestro tentativo di dividere il movimento NO TAV in buoni e cattivi o un test per verificarne la risposta in vista di altri arresti. L’operazione condotta da polizia, magistratura e mass media è un messaggio a tutti coloro che lottano, soprattutto in un periodo in cui il governo Monti è attaccato da più parti.
Se è necessario quindi rispondere con forza alla repressione, è altrettanto necessario rilanciare e radicalizzare le pratiche di lotta contro cui questa repressione è rivolta.
Come abbiamo già scritto e ripetuto in tanti: “In quei boschi, dietro quelle barricate, davanti a quelle recinzioni c’eravamo tutti. Si parte e si torna insieme”.
Tanti giovedì 26 gennaio non sono tornati.
Li vogliamo tutti liberi. Subito.

A Juan – nostro amico e compagno ora richiuso nel carcere di Trento – e a tutti gli altri va la nostra piena solidarietà.

PRIMA O POI QUELLE RECINZIONI ANDRANNO GIÙ.
DI BLOCCO IN BLOCCO, DI RIVOLTA IN RIVOLTA, LA LIBERTÀ TRIONFERÀ SULLA MERCE,
E LA VITA SULLA MORTE.

anarchici di Trento e Rovereto

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SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

Sbatti il mostro in prima pagina, e’ questo quello che hanno tentato di fare polizia di stato, magistratura e “giornalai” con gli arresti del 26 Gennaio ai danni del Movimento NO TAV.
Nei fatti 27 misure di custodia cautelare di cui 26 sono di custodia in carcere mentre per un altro attivista si tratta di domiciliari, in più un’altra decina di obblighi di dimora ovvero l’impossibilita’ di spostamento dal comune di residenza.
La realtà dei fatti è però meno semplice di come misere cifre possano raccontare, in carcere finiscono un consigliere comunale di Villar Focchiardo, barbieri, giardinieri della Val Susa, insomma chi tra le decine di migliaia di comuni cittadini ha partecipato alla lotta NO TAV e in particolare alle giornate di
questo ultimo anno che hanno segnato uno spartiacque importante in questi vent’anni di movimento.
Gli altri arrestati sono studenti e lavoratori, attivisti di altre regioni d’Italia che sono stati attratti dalla potenza, dalla radicalità ma anche dal radicamento di una lotta portata avanti da un popolo intero decidendo quindi di mettere in gioco tutta la loro generosità fino al punto di perdere anche quel briciolo di libertà che gli rimaneva.
Colpiti da questo evento, significativo per come uno Stato possa passare con gli anfibi dei celerini (e in val di susa anche con i cingolati dell’esercito) sul dissenso di una intera vallata, con un occhio rivolto non solo alla valle ma anche a quelle lotte che si stanno esprimendo nel territorio isolano, sentiamo la necessità di stringerci attorno agli arrestati di qualsiasi estrazione essi siano e così come sta succedendo in altre città della penisola abbiamo deciso di indire un presidio per Sabato 28 Gennaio alle 17
presso la stazione di Piazza Matteotti.
Con la richiesta di massima diffusione vi invitiamo a non delegare la solidarietà, a scrivere agli arrestati e a partecipare ai presidi e alle iniziative di solidarietà che nel tempo saranno poste in essere.
“I popoli in rivolta scrivono la storia, NO TAV fino alla vittoria”
Solidali con il movimento NO TAV – Cagliari

Il 28 gennaio il gruppo dei solidali decide per un blocco alla stazione dei treni di Piazza Matteotti a Cagliari ed entra scandendo slogan in solidarietà con la lotta NOTAV e con gli arrestati come “Nessuna bugia nessuna scusa , giù le mani dalla Val Susa”; “La repressione non fermerà la lotta, oggi come ieri la Valle non si tocca”, “Fuori i compagni dalle galere, dentro nessuno, solo macerie”.
Il gruppo si sposta sui binari e resta li 40 inuti sino a ritardare alcuni treni in partenza, poi decide per un corteo spontaneo che si snoda per la via del commercio, il LargoCarlo Felice per arrivare inpiazza Jenne.
Non possiamo restare indifferenti di fronte all’ennesima ondata repressiva mirata a scoraggiare una visione auto-organizzata dell’esistente, fuori dalle dinamiche gerarchiche e cannibali del capitale, di chi vuole difendere il proprio territorio e i propri ideali sino al sacrificio della propria libertà.
Complici e solidali sempre, partiamo e torniamo insieme.
NOTAV SEMPRE.

Solidali con la lotta NOTAV – Cagliari – Sardegna.

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ATTACCO AL MOVIMENTO NO TAV
All’alba di giovedì 26 Gennaio, su mandato della procura di Torino, ci sono state in quindici province d’Italia perquisizioni in abitazioni private e centri sociali a carico di attiviste/i NO TAV. L’esito è stato di 26 arresti, 15 misure di obbligo di dimora e un divieto di dimora nella provincia di Torino. I reati contestati sono: resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento per una serie di manifestazioni tenutesi in Val di Susa tra il 27 Giugno e l’8 Dicembre.
Il movimento colpito è quello NO TAV, che da più di vent’anni lotta e resiste contro una cosiddetta “grande opera”, l’alta velocità, perché la ritiene inutile e dannosa per il proprio territorio, ma che è sostenuta dai governi di destra e di sinistra per puri interessi economici, legati alle mafie e alle lobbies che li finanziano.
Noi, antileghisti della provincia di Varese, non possiamo che sentirci vicini a questa lotta e al popolo valsusino, viste le basi comuni che ci legano a questo movimento.
La Val di Susa, infatti, ha saputo esprimere efficacemente quel senso di difesa del proprio territorio, che a noi piace, fatta di disinteressato amore per la propria terra, di capacità di desiderare e creare il proprio futuro senza delegarlo ai poteri forti, fatta di accoglienza e apertura verso coloro che pur non abitando in quei territori li hanno difesi con la propria presenza durante le lotte.
Quanto siamo lontani e contrari al leghismo razzista, escludente e predatore presente sui territori in cui viviamo, così ci sentiamo affini e vicini alla resistenza no tav, dove chiunque è benvenuto purché difenda per davvero il territorio in cui vive, non con l’inganno della retorica tradizionalista.
Padroni a casa nostra non ci siamo mai sentiti, ma piuttosto ospiti di un territorio che vogliamo preservare da speculazioni edilizie, mafie e da politici di ogni risma. Malpensa insegna.
Detto ciò, ci suona strano che la procura di Torino sostenga che non si tratta di un attacco al movimento no tav, ma piuttosto una contestazione di reati specifici a singole persone… se poi fosse vero che questi attivisti hanno resistito alla distruzione di questa terra con i propri corpi, le proprie forze o anche lanciando dei sassi contro chi li assaliva, perché non esser loro solidali? Hanno agito con coraggio e amore contro la costruzione di un treno ad alta velocità, che sventrerà l’intera e bellissima Val di Susa, prosciugandola, tra l’altro, di tutta l’acqua presente nella sue montagne e sommergendola di milioni di metri cubi di rocce piene di amianto e uranio pericolosi.
Quale chiamereste crimine tra queste due azioni?
Noi non abbiamo dubbi: la distruzione della montagna in nome del profitto economico.
Non è facile combattere questi malaffari, quindi come dicono i valsusini… A SARÀ DÜRA !
Per la vera difesa del territorio,
Antileghisti Varesotti

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SOLIDARIETÀ AGLI ARRESTATI NO TAV!
Tutta la nostra solidarietà va a chi è stato arrestato,perquisito e denunciato per esser andato contro un’ opera come quella della TAV totalmente inutile,costosa e dannosa; fermi questi ultimi mirati ad una delegittimazione del movimento valsusino attraverso la solita logica dei buoni e dei cattivi. Noi che molto spesso siamo andati in valle e abbiamo partecipato a varie iniziative NO TAV, abbiamo conosciuto  queste persone che sono state definite  delinquenti e  teppisti  dai vari magistrati, politici e  pennivendoli del potere. Questi pericolosi elementi non sono altro che uomini e donne con un enorme cuore e spirito di sacrificio per difendere non solo un territorio,ma un intero modo d’ intendere i rapporti sociali ed economici di un paese che ormai sta andando a rotoli sotto il dominio di banchieri e politicanti. Oltre alla nostra totale solidarietà gli mandiamo  un caloroso abbraccio ed un invito a non arrendersi anche se sappiamo di certo che non lo faranno, perchè chi lotta con le montagne sa benisimo che esse saranno sempre li pronte a proteggerlo pure nelle situazioni più difficili.
ORA E SEMPRE NO TAV!
Collettivo Ultimi Mohicani, Gallarate

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NO TAV! Solidarietà agli arrestati.
Le parole non possono descrivere il legame che ci lega alle persone inquisite e arrestate, e al movimento NO TAV in generale. E’ quindi con il cuore colmo di rabbia che scriviamo queste poche righe di piena e sovversiva complicità a chiunque sia stato considerato dalla mafia che specula, dallo Stato che dirige e dagli sbirri che reprimono, un delinquente. Opporsi a una tale barbarie resta per noi un atto imprescindibile, ci hanno privato per qualche tempo di amici e compagni, ci impegneremo affinché non si senta la loro momentanea assenza. Un caloroso abbraccio a chi è ora in cella o ai domiciliari, una calorosa spinta a chi è ora uccel di bosco.
“L’azione propaganda più di mille parole”
TeLOS Squat, Saronno

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Il calore di una valle al freddo di una cella

Mercoledì 26 gennaio un’imponente operazione di polizia ha permesso perquisizioni ed arresti in tutta Italia tra chi, soprattutto la scorsa estate, ha impiegato le sue energie per la difesa dalla devastazione che il Capitale, con l’Alta Velocità, ha in programma per la Val Susa.
Non è nostra intenzione riproporre in questa occasione le tesi contro il TAV: le persone intelligenti e di buona volontà hanno avuto, ed hanno, a disposizione tutto il materiale che il movimento NO TAV ha prodotto in questi ultimi 20 anni.
Quello che ci preme, in questa sede, è parlare invece di ciò che ha determinato un tale livello repressivo (3 occupazioni torinesi e uno spazio politico in affitto a Napoli perquisiti; 26 arresti di compagne/i di varie aree politiche) e di delineare in che relazione si ponga la repressione statale con il contesto odierno.

1) Con questi arresti lo Stato tenta ancora una volta di indebolire il movimento forzando distinzioni tra “buoni e cattivi”. Tranello respinto dai NO TAV che, come in passato hanno sempre fatto, rispondono “si parte insieme si torna insieme”, rivendicando tutte le pratiche dispiegate in Val Susa, la cui pluralità rappresenta da sempre la loro vera forza.

2) Colpendo per lo più compagni appartenenti a realtà politiche extraparlamentari, non solo lo Stato punta a calunniare le suddette, come è normalmente abituato a fare, ma attraverso un sofisticato dispiegamento di illazioni e menzogne ha montato una canea mediatica volta a criminalizzare i NO TAV, additandoli come un movimento “infiltrato da violenti”. Ma la stampa asservita tralascia volontariamente le manganellate, i gas lacrimogeni sparati ad altezza uomo, per ferire (o uccidere!?), ma soprattutto l’inaudita violenza insita in quello che è il progetto dell’Alta Velocità, che passa per la devastazione di una intera vallata per gli interessi dei soliti noti.

3) Viviamo un contesto sociale potenzialmente esplosivo. I blocchi degli autotrasportatori degli scorsi giorni, se pur forgiatisi nell’alveo di interessi corporativi e parziali, hanno dimostratoc he è possibile mettere in ginocchio un Capitalismo in fase di agonia, ridando consistenza, consapevolmente o meno, alla parola sciopero.
Il movimento NO TAV rappresenta attualmente la punta più avanzata delle lotte sul territorio italiano, non tanto per l’obiettivo che si pone, ma per l’irriducibilità al compromesso, la tenacia e le pratiche che è in grado di dispiegare.
Lo Stato colpisce questo movimento per ciò che esso rappresenta. Il suo è un monito per tutti quelli che per un motivo o per un altro, se non stanno già alzando la testa, cominciano per lo meno a pensarci.

D’altronde il Capitalismo è un gigante coi piedi d’argilla e ormai sono davvero in pochi a non accorgersene.
E poi si sa… la Rivolta è contagiosa!

Solidarietà agli arrestati. Liberi tutti subito!

Gruppo Anarchico “Senza Patria” – Benevento

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Solidarietà da Berna a Palermo

All’ alba di giovedì 26 gennaio con una colossale ondata repressiva lo stato delle lobby e dei padroni ha privato della libertà 39 attivisti NO TAV  arrestandone 25 e imponendo misure restrittive a 14.
L’operazione è il punto culminante di un disegno orchestrato da mesi, teso a criminalizzare un intero movimento che fino a questo momento non ha mai permesso al potere di creare divisioni al suo interno fra buoni e cattivi. Un altro grave segnale da parte di uno stato di polizia ormai generalizzato che investe l’intero quadro europeo, messo alle strette da una crisi che i tecnocrati del neoliberismo vogliono poter gestire senza il minimo dissenso! Un clima che non sfugge certamente alla fortezza elvetica: sabato scorso, a Berna, durante una manifestazione anti WEF, 150 attivisti sono stati fermati brutalmente dagli sbirri col chiaro intento di impedire ogni forma di rifiuto in merito alla kermesse delle lobby e dei potenti della terra. Davos come la Val Susa vive in questi giorni una vergognosa militarizazzione del territorio (oltre 3000 gli effettivi militari sul territorio retico). Per poter decidere e banchettare sulle sorti del nostro pianeta, gli “esportatori di democrazia” arrestano preventivamente manifestanti in città a centinaia di chilometri di distanza, militarizzano i territori, chiudono gli spazi aerei, limitano la circolazione lungo le frontiere. Lo stato di eccezione di Davos rispecchia appieno le logiche di chi, da mesi, sta tenendo sotto scacco la Val Susa, dichiarando il non-cantiere di Chiomonte, sito di interesse strategico nazionale. Già dopo gli scontri del  15 ottobre romano un’infame campagna mediatica iniziava a preparare questo attacco. L’obiettivo era e rimane soltanto colpire chi in Val Susa contrasta da sempre, non solo con il dissenso ma con la resistenza attiva, gli scellerati interessi di quanti intendono imporre la devastazione di una valle per realizzare un opera inutile e dannosa. Pennivendoli e servi della peggior specie si sono prodigati per incollare l’etichetta di terrorismo organizzato su di un movimento che da oltre vent’anni cresce e si compatta nella lotta concreta.
L’apparato repressivo si è ora mosso con decisione e, anche se il “democratico” procuratore Caselli si è affrettato a dichiarare che l’operazione non è tesa a colpire  il dissenso ma solo singoli episodi, tutto lascia intendere, a partire dagli eterogenei percorsi dei colpiti (provenienti da tutta la penisola e militanti di diverse frange del movimento) sino alla grave inconsistenza delle  accuse (per alcuni si parla di associazione a delinquere) che questa non è altro che la solita funzionale montatura del potere. L’ennesimo teorema di una propaganda repressiva che è necessario smascherare.
La reazione del movimento anche questa volta è unitaria e in Valle come sempre si parte e si torna tutti insieme.
Alla repressione rispondiamo con la solidarietà attiva a tutti i compagni coinvolti e la lotta dura sul territorio, iniziando da sabato 28 gennaio a Torino.

Solidarietà e complicità da Berna a Palermo
“Chi non terrorizza si ammala di terrore!”

CSOA Il Molino, Lugano

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Solidarietà No Tav dal Kavarna – Cremona

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DALLA VAL SUSA A MILANO NON UN PASSO INDIETRO _ NO TAV!

Il 26 gennaio in tutta Italia sono state effettuate 52 perquisizioni che hanno portato a 26 arresti e 16 denunce a piede libero per le mobilitazioni contro la costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione (TAV). Un’opera, questa, oltre che inutile dannosa, tanto dal punto di vista ambientale quanto da quello economico, voluta solo dagli interessi di poche lobby forti dell’appoggio dei principali partiti nazionali.

Le accuse sono resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale.

Viene così criminalizzata una lotta che ha saputo essere espressione di massa e punto di riferimento per i movimenti del Paese classificandola come violenta; paragonando la giusta difesa di un territorio con ogni mezzo necessario ad atti di criminalità comune (come se le migliaia di lacrimogeni lanciati ad altezza uomo dalle “forze dell’ordine” in quelle giornate non fossero invece mai esistiti).

Nonostante i tentativi della stampa e oggi anche della magistratura, volti a dividere il movimento in buoni e cattivi, dipingendolo come succube di poche frange di violenti esterni alla Val Susa,
il movimento NO TAV ha saputo rispondere con manifestazioni, assemblee e presidi in cui la costante è sempre stata la partecipazione popolare e la condivisione di ogni passaggio politico per impedire la costruzione del TAV.

Criminalizzare e intimidire la lotta NO TAV è un attacco a tutti i movimenti che contrastano le politiche economiche e sociali di questo o altro governo che sia, come monito a chi volesse rialzare la testa in un contesto di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo, in cui licenziamenti e negazione di diritti sono ormai all’ordine del giorno.

Ma la manifestazione del 28 gennaio a Torino dimostra che la paura in questo movimento non è di casa né in Valle né altrove.

Riteniamo quindi che la risposta a questo attacco repressivo che ha colpito compagni e compagne in tutt’Italia non possa e non deve essere delegata solo alla Val Susa e ai territori limitrofi ma si debba estendere in ogni città; consapevoli che solo se ci uniremo in una lotta autorganizzata dal basso e che sappia parlare a tutta la città di Milano potremo essere veramente incisivi.

SOLIDARIETA` A TUTTI I COMPAGNI ARRESTATI ED INQUISITI!
LIBERI TUTTI E TUTTE SUBITO
LE LOTTE NON SI ARRESTANO
SI PARTE INSIEME SI TORNA INSIEME
ORA E SEMPRE NO TAV!

Centro Occupato Autogestito T28

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COMUNICATO DEL COORDINAMENTO DEI COLLETTIVI STUDENTESCHI DI MILANO E PROVINCIA

Solidali e complici a chi lotta da Milano alla Val Susa, liberi tutti e Ste di nuovo a scuola!

Oggi picchetto e assemblea al Pascal, striscioni e iniziative in tutte le scuole! Dopo che ieri mattina abbiamo visto la vergogna di uno stato che lascia liberi i mafiosi e mette paura a chi alza la testa e cerca di sedare i movimenti che in tutta Italia si stanno ribellando a tagli e austerity, uno stato che ha arrestato, con blitz in casa all’alba, piu di 20 no tav, abbiamo deciso di dare una risposta, perchè dietro alle barricate c’eravamo tutti. Liberi tutti, liberi subito. Nel blitz é stato coinvolto anche uno di noi, uno dei collettivi delle scuole milanesi e questo per noi é intollerabile. Al momento é ai domiciliari, cosa che oltre tutto gli impedice di andare a scuola, quella scuola per cui anche con lui ci battiamo tutti i giorni rivendicandocela come sacrosanto diritto. Al Pascal, la sua scuola, i compagni di collettivo, di classe e gli altri studenti stamattina hanno organizzao un picchetto e subito dopo un’assemblea dove hanno letto una lettera / testimonianza del ragazzo che ovviamente non poteva essere presente. Dopo aver raccontato l’esperienza di ieri, le ragioni del no tav: perchè in tempi di crisi si spendono miliardi per bucare montagne cancerogene piene di amianto devastando i terriori che sono solo di chi li abita per una ferrovia, dove ce nè già una che é poco usata per la scarsa richiesta della tratta? Perché far speculare e guadagnare sempe i soliti quando scuola e servizi cadono a pezzi?? Da tutti i colletivi siamo con gli arrestati, con i no tav, con tutte le lotte e con il nostro compagno ai domiciliari che ora rischia di non poter fare la maturità. Per questo stamattina abbiamo organizzato picchetti, assemblee e iniziative in tante scuole, abbiamo appeso ovunque striscioni con scritto “solidali e complici con chi lotta da Milano alla Val Susa, liberi tutt* Ste di nuovo a scuola, guai a chi tocca studenti e collettivi”. Le iniziative non finiscono oggi, nel pomeriggio collettivi straordinari per organizzarci per i prossimi giorni.

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La mattina del 26 gennaio 52 compagni in tutta Italia si sono svegliati con la polizia alla porta, pronta a perquisire le loro abitazioni. Queste perquisizioni si sono tramutate in 26 arresti e 16 denunce a piede libero.
Tutte queste persone sono accomunate dall’aver preso parte a cortei NO TAV ed in particolar modo a quello del 3 luglio.
Quest’operazione nasconde la palese volontà mediatica di separare il movimento fra violenti e non violenti. Non a caso i valsusini colpiti sono una strettissima minoranza, e per il resto la scure repressiva si è abbattuta su attivisti di collettivi e centri sociali di ogni parte d’Italia e ogni area politica.
Milano in particolare è stata una delle città più colpite e adesso ben 4 dei nostri compagni sono in carcere e molti altri hanno invece obblighi di dimora che li confinano nel loro comune di residenza.
Ma la presunta separazione fra attivisti violenti e attivisti non violenti in realtà non esiste, come confermato da tutto il movimento che ancora una volta ha ribadito una coesione totale fra tutti gli attivisti/militanti e si è rivendicato gli attacchi al fortino della Maddalena.
Esprimiamo pertanto la nostra più totale vicinanza agli arrestati assieme alla nostra solidarietà e complicità.
LA VALLE NON SI ARRESTA, LIBERI TUTTI!
NO TAV SEMPRE, A SARÀ DÜRA!

Collettivo Black Aut

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DA ALBANO ALLA VAL SUSA ORA E SEMPRE NO TAV! Solidarietà con tutti/e gli arrestati/e e i denunciati/e

All’alba della mattina del 26 gennaio, 52 persone solidali alla lotta NO TAV Torino-Lione sono state svegliate dall’arroganza delle forze dell’ordine. Nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla questura di Torino sono state effettuate in tutta Italia molte perquisizioni che hanno portato a 26 arresti e 16 denunce a piede libero per le mobilitazioni contro la costruzione della linea ad alta velocità in Val di Susa. I fermati sono accusati di aver preso parte alla grande manifestazione del 3 luglio scorso, quando più di 70.000 persone hanno assediato il “fortino militare” di Chiomonte in Val di Susa, dove dovrebbe sorgere il cantiere per lo scavo di un tunnel di più di 50 km.

Come movimento che si batte contro le nocività, contro le discariche e gli inceneritori nel Lazio, esprimiamo la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e tutta la nostra complicità a coloro che sono stati/e arrestati/e o denunciati/e solo per aver difeso la Val di Susa dalla speculazione e per aver resistito all’occupazione militare da parte dello Stato. Noi ci troviamo nel Lazio ed è nel Lazio che lottiamo contro la speculazione e l’aggressione ai territori che qui, prima di tutto, si traduce in discariche e inceneritori. Se fossimo in Val di Susa avremmo lottato anche noi contro il TAV. Ma nonostante le distanze non vediamo differenza tra la nostra lotta e quella dei valsusini: sono entrambe lotte contro il capitalismo che non riuscendo più a creare profitto con la produzione di beni, aggredisce i territori e le popolazioni che li abitano, cementando per continuare a crescere; le nostre sono, quindi, entrambe lotte per la difesa dei territori e per l’autodeterminazione di chi li vive.

Proprio per questo anni fa, durante le iniziative o i campeggi NO TAV, ma più recentemente anche durante l’esperienza della Libera Repubblica della Maddalena, durante il 3 luglio, eravamo anche noi in Val di Susa a lottare al fianco dei valsusini, ad innalzare barricate o a respirare con loro aria di montagna mista a lacrimogeni. Le bandiere NO INC sventolavano al fianco di quelle NO TAV. Perché crediamo in questa lotta e crediamo che sia anche la NOSTRA lotta. Anche noi, ad Albano, a Roncigliano, SIAMO CONTRO IL TAV!

E’ questo che i politici, la sbirraglia fatta da PM o uomini in divisa, il Procuratore Capo di Torino Caselli non riescono o non vogliono capire. Si sono precipitati ad evidenziare che solo 3 delle persone arrestate sono della Val di Susa, mentre i restanti sono “estremisti facinorosi” che provengono da altre parti d’Italia, “la distantissima” Torino prima di tutte. Quello che non capiscono questi soggetti corrotti, forse perché troppo attenti al loro conto in banca individuale, è che, dopo vent’anni di lotte, la resistenza e la contrarietà al TAV è una RESISTENZA collettiva e diffusa su tutto lo stivale!! Continueranno ad affluire persone da tutta Italia per difendere quella valle dalla distruzione operata dal capitalismo, dai politici e dagli speculatori e in tutta italia si moltiplicheranno iniziative di solidarietà.

I politici di ogni colore plaudono alle operazioni poliziesche, perché ogni partito ha garantita una fetta di quella torta da 22 miliardi di euro che è la linea ad alta velocità. Purtroppo qualcuno osa di più ed invoca la chiusura della radio “Black Out” di Torino, primo megafono della lotta contro il TAV. Per questo esprimiamo la nostra solidarietà anche a tutti i redattori e le redattrici di Black Out che con impegno impagabile fanno un’informazione diversa da quella corrotta e servile di molti media main stream, come La Repubblica o La Stampa su tutte che continuano a pubblicare, non articoli, ma veline della questura.

CONTRO IL TAV, LE DISCARICHE E GLI INCENERITORI
Contro ogni opera inutile costruita solo per speculare!

PER L’AUTODETERMINAZIONE DEI NOSTRI TERRITORI!

TUTTE E TUTTI LIBERE/I !!

Coordinamento contro l’inceneritore di Albano

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[Roma] “Dall’occupazione nazifascista dei Balcani al revisionismo storico nel terzo millenio”

Sabato 4 febbraio 2012 – dalle ore 17.00

TEATRO “SACRO CUORE”, VIA GARIBALDI 19, GROTTAFERRATA (RM)

INCONTRO CON SANDY VOLK
(STORICO, si è laureato in Storia Contemporanea all’Università di Trieste e ha conseguito il master e il Dottorato in Storia Contemporanea presso il Dipartimento di Storia della Facoltà di Filosofia dell’Università di Lubiana. Si occupa di storia contemporanea della Venezia Giulia, in particolare di Trieste e della storia degli sloveni della regione. Pubblica saggi in Italia e in Slovenia e collabora con Istituti e Centri di ricerca. E’ membro della commissione consultiva del Comune di Trieste per il Civico Museo della Risiera di San Sabba-Monumento nazionale.)

PROIEZIONI E MOSTRA FOTOGRAFICA “TESTA PER DENTE”
PER NON DIMENTICARE LE VITTIME DEL RAZZISMO, DEL NAZIONALISMO, DEL COLONIALISMO FASCISTA
DALL’OCCUPAZIONE NAZIFASCISTA DEI BALCANI AL REVISIONISMO STORICO NEL TERZO MILLENNIO

La resistenza contro i crimini fascisti nel confine orientale italiano

Nel 1924, dopo la fine della prima guerra mondiale, i trattati di pace inclusero all’interno del confine italiano circa 500.000 tra sloveni e croati. Il governo fascista cominciò una politica di italianizzazione forzata che raggiunse il suo culmine nel 1942, quando fu nominato comandante della seconda armata italiana e massima autorità militare jugoslava Mario Roatta. Era al comando della guerra italiana contro i partigiani slavi, che da decenni subivano le imposizioni e la repressione del regime fascista. Si è reso inoltre responsabile della costruzione di campi di internamento per migliaia di Jugoslavi e della stesura di leggi che permettevano di giustiziare ostaggi, deportare famiglie e incendiare case. Dall’aprile del 1941 al settembre del 1943 interi villaggi furono massacrati in Croazia e Slovenia con la scusa di essere sostenitori della resistenza partigiana. Nel solo territorio della provincia di Lubiana 9000 persone furono eliminate e 800 paesi distrutti. Il tutto rientrava in un lugubre piano di
pulizia etnica, che mirava a svuotare le città e soprattutto i villaggi, dagli slavi per far
posto alle famiglie delle vittime italiane.
Uno dei campi di concentramento più esteso si trovava sull’isola di Rab (Croazia), nelle vicinanze del villaggio di Campor, e conteneva circa 15.000 slavi; anche su territorio italiano ce n’erano più di uno: Trieste, Padova, Treviso, Toscana e altre regioni.
In un clima così teso e oppressivo fu forte la collaborazione tra perseguitati politici italiani e partigiani slavi. A testimonianza vi è l’episodio del 1943 della fuga dal campo di Renicci (comune di Anghiari) e la successiva confluenza dei prigionieri nelle brigate partigiane più vicine.
Viviamo in un periodo in cui il revisionismo storico è diventata una potente arma nelle mani di chi ci governa. Con lo scopo di creare false coscienze e distruggere lo spirito critico, politicanti d’ogni dove si divertono a riscrivere la storia, buttando fango su chi è morto per la Libertà.
Noi ci teniamo a ricordare questi giorni, non come le violenze di un popolo sull’altro o viceversa. Ci teniamo a ricordarli come la legittima resistenza di un territorio abitato da numerose etnie. Ci teniamo a ricordarli come un sincero episodio di solidarietà tra sfruttati\e contro un governo infame e violento. Ci teniamo a ricordarli per mantenere viva la speranza di Libertà che batteva nei cuori di tutti quegli uomini e tutte quelle donne uccise dal fascismo.

ASSEMBLEA ANTIFASCISTA CASTELLI ROMANI

castelli.antifa@inventati.org

SIETE TUTT@ INVITATI
SABATO 4 FEBBRAIO
DALLE ORE 17.00
TEATRO “SACRO CUORE”, VIA GARIBALDI 19, GROTTAFERRATA (RM)

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[Rovereto] Corteo antifascista in solidarietà con compagni accusati di “resistenza”

SIAMO ACCUSATI DI RESISTENZA: EBBENE Sì!

Il 13 febbraio del 2010, a Rovereto, una quarantina di nemici del fascismo scende in strada per impedire un corteo di Fiamma Tricolore sulle Foibe.
Con l’accusa di resistenza alle cariche della Celere, tre compagni saranno poi condannati a pene dagli 8 ai 14 mesi di carcere.
Il prossimo 15 febbraio, a Trento, si svolgerà il processo di appello.
Qualcuno pensa ancora che quelle fasciste siano delle semplici opinioni?
L’assassinio, a Firenze, di due ragazzi senegalesi e il ferimento di altri tre da parte di un militante di CasaPound dimostra anche ai ciechi qual è la realtà: i fascisti uccidono. E ricevono, per il loro sporco lavoro di aizzare alla guerra tra poveri al fine di garantire la pace ai ricchi, appoggi istituzionali e lauti finanziamenti.

Queste carogne a Rovereto non hanno e non avranno mai alcuno spazio.

IN SOLIDARIETA’ CON CHI RESISTE.
PER L’AZIONE DIRETTA CONTRO IL FASCISMO E CHI LO SOSTIENE

SABATO 11 FEBBRAIO
CORTEO A ROVERETO
ORE 14.30 PIAZZA POSTA

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[ROMA] Comunicato di solidarietà NO-TAV

Oggi è stata una giornata particolarmente dura per tutti noi. All’alba di questa mattina, la macchina repressiva dello stato, con la complicità dei soliti pseudogiornalisti sciacalli, si è abbattuta pesante su quelle realtà e quelle individualità che da anni  lottano sul territorio per difendere la nostra terra da tutte le nocività. E lo fanno con tutti i mezzi possibili: dal taglio simbolico delle reti alla resistenza passiva, fino al all’ azione diretta e al sabotaggio. Ci si aspettava una risposta dura ed è puntualmente arrivata con le perquisizioni degli squat, dei centri sociali e gli arresti nel mucchio per tentare di dare un taglio ad una faccenda che sta dando troppe seccature allo stato. Perchè è un’istanza radicata nel territorio ma allo stesso tempo diffusa orizzontalmente in tutto il paese, lì dove, al momento giusto, è in grado di raccogliere le forze di militanti (e non) per dare vita ad una delle più intense giornate di lotta del 2011 insieme a quella del 15 ottobre. Affinchè queste giornate non rimangano isolate, bisogna innanzitutto rispondere con forza a questi attacchi repressivi e far sentire la nostra complicità e solidarietà a tutti i compagni e le compagne colpite.

In questo momento la situazione è  confusa e ancora in evoluzione ma, di certo, si sa che le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono complessivamente 32 (alcuni media locali ridimensionano a 26). [Per la cronaca regione per regione vi rimando alla diretta streaming di Radio Black Out e agli aggiornamenti su http://www.informa-azione.info/notav_arresti_e_denunce_in_tutta_italia].

Come sempre, a calcare la mano pesante dello stato, ci si mettono anche i soliti giornalisti che subito si avventano come avvoltoi sul pasto prelibato, indicando nomi, cognomi, luoghi di frequentazione, ex appartenenze sovversive corredati dai soliti album fotografici. Stamattina tutti i quotidiani di regime davano in prima pagina l’esito della “maxi-operazione” contro i no tav. Chissà perchè, questo clima di caccia alle streghe mi ha ricordato tanto quello che ci fu ai tempi di Sole e Baleno e che portò, purtroppo, alle conseguenze che tutti noi conosciamo. Più tardi vengo a sapere che tra gli arrestati c’è anche il compagno Tobia Imperato, proprio lui che scrisse il bellissimo “Le scarpe dei suicidi” ricordando la vergognosa vicenda dei nostri due compagni.

Coincidenza o no, l’asse stato-servi dello stato continua a fare danni, ma temo per loro che avranno come risposta solo più rabbia e determinazione.

Di seguito il comunicato di solidarietà da Roma nostro e dei  libertari/e san Lorenzo.

Alex

 

32 ARRESTI E 11 DENUNCE: E’ QUESTO IL BILANCIO DELLA ASSURDA OPERAZIONE DI POLIZIA AI DANNI DEL MOVIMENTO NO TAV CHE DA TEMPO COMBATTE QUESTA NOBILE CAUSA  CON DETERMINAZIONE E CONVINZIONE.
ANCORA UNA VOLTA, LO STATO COLPISCE IL DISSENSO CON UN FORTE ATTACCO REPRESSIVO CHE COLPISCE AMICI, COMPAGNE E COMPAGNI LA CUI COLPA SAREBBE SOLO QUELLA DI CREDERE IN UNA ESISTENZA PIU DIGNITOSA.
OGNI GIORNATA DI CONFLITTO SOCIALE, COME QUELLA DEL 3 LUGLIO IN VAL DI SUSA, VIENE CRIMINALIZZATA ED ESORCIZZATA DAI MEDIA E DAL POTERE COSTUITO COME SE SI TRATTASSE DI SEMPLICE TEPPISMO.
LA RESISTENZA POPOLARE, DAL BASSO, IN VAL DI SUSA, E’ UN ESEMPIO CONCRETO DI PARTECIPAZIONE, AGGREGAZIONE E CONFLITTO.
IN QUESTO PARTICOLARE MOMENTO CI STRINGIAMO ATTORNO AGLI ARRESTATI ED ALLE LORO FAMIGLIE CONVINTI CHE LA MACCHINA DELLA SOLIDARIETA’ ACCOMPAGNERA’ QUESTA ENNESIMA ASSURDA MACCHINAZIONE.
SIAMO COMPLICI E SOLIDALI CON TUTTI COLORO CHE PRATICANO AZIONE DIRETTA ED ORGANIZZANO RESISTENZA POPOLARE CONTRO LA TAV E CONTRO OGNI TIPO DI NOCIVITA’.
ASSEMBLEA CITTADINA ORE 18 UNIVERSITA’ LA SAPIENZA,FACOLTA’ DI FISICA
SARA’ DURA….MA SAREMO SU OGNI BARRICATA!
LIBER* TUTT* SUBITO!

Libertari/e San Lorenzo

Velen(A) individualità Anarchiche

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