Emilia Romagna – Giornalisti, Protezione Civile e la “gestione” del sisma [aggiornato] + appello della Scintilla.

da anarchici ferraresi

Giornalisti, Protezione Civile e la “gestione” del sisma in Emilia Romagna

Le violente scosse, prevalentemente quelle del 20 e del 29 maggio, continuano a mietere vittime, spesso sui posti di lavoro. Già quasi un trentina i morti, centinaia di feriti e migliaia di sfollati.

Effettuando alcuni giri nelle zone maggiormente colpite, ossia le provincie di Ferrara di Modena, ci si imbatte in scene di desolazione, rabbia ed abbandono. Nonostante questo, le operazioni di “gestione della crisi” sono già a pieno regime. Molte tendopoli e campi allestiti dalla Protezione Civile.

Lo sciacallaggio televisivo, scortato in forze da sbirri vari, è massicciamente invasivo in tutti i luoghi colpiti. Ovviamente, nessuna vergogna nello sfruttare il dolore e nel rubare scatti per fare odience. La spettacolarizzazione della sofferenza elevata a sistema, le vittime diventano protagonisti di uno show grottesco e senza pietà.

Il copione è quello già visto a L’Aquila.

Un esempio è il campo di Medolla, provincia di Modena.

Nei pressi del campo sportivo, la Protezione Civile ha allestito un campo per “accogliere” centinaia di persone.

Il campo è recintato lungo tutto il suo perimetro con un unico ingresso presidiato da Protezione Civile e Associazione Nazionale Carabinieri. Nei pressi dell’unico varco d’entrata sono presenti in forze giornalisti di diversi programmi tv nazionali. In corrispondenza dell’ingresso e delle prime tende sono state posizionate telecamere in postazione fissa che assicurano la diretta sull’emergenza 24 h su 24. All’esterno della recinzione è altresì presente una vera e propria sala-montaggio mobile, dove il viavai di sciacalli è incessante.

Il regolamento del campo è esposto sulla rete, in modo che chiunque voglia/possa entrare lo tenga ben presente. Vengono vietati rumore, alcol e tabacco all’interno di tutto il perimetro del campo. Vietato l’accesso agli ospiti (il campo è esclusivamente per i residenti di Medolla), chiunque entra ed esca deve consegnare i documenti agli addetti della Protezione Civile e firmare i passaggi. E’ vietato giocare a pallone e mangiare al di fuori della tenda-ristorante allestita all’interno della tendopoli.

Chi viola una di queste regole sarà obbligato a lasciare il campo.

Nei pressi del centro del campo è posteggiato un mezzo della Protezione Civile con installata una telecamera a 360° in grado di monitorare l’intera tendopoli. I servizi igienici non sono attrezzati per i disabili, sia bagni che docce sono sopraelevati per mezzo di scalini.

Numerosi gli anziani all’interno del campo, stipati nelle prime tende. Nonostante l’ingente presenza di ambulanze e personale sanitario, l’impressione è quella di un grande abbandono. Numerose le persone di una certa età lasciate in balia di se stesse, in totale abbandono e solitudine. L’assistenza, da parte del personale, è svolta con svogliatezza e senza un minimo di calore e di comprensione umana. Nella serata del 29 maggio è stato, inoltre, riconosciuto il medico di Medolla dispensare a più non posso gocce (presumibilmente tranquillanti) nelle bottigliette d’acqua di numerose persone.

Stesse scene al campo di Mirandola, presidiato anche dal VII Reparto Mobile (celere di Bologna) della Polizia. Anche qui le regole sono le stesse.

A San Carlo, frazione del Comune di Sant’Agostino nel ferrarese, il campo più “libero”: nel campo sportivo che ospita le tendopoli sono permesse le sigarette e sono presenti animatori per i bambini. Vi è uno spazio per la musica e per la tv. L’ingresso agli esterni è però sempre vietato, un volontario della Protezione Civile spiega che ciò è dovuto alle esigenze di tutelare la tranquillità emotiva degli “ospiti”, che vanno preservati dal momento in cui chiedono aiuto.

A Sant’Agostino il campo è ricavato all’interno del Palareno. La militarizzazione è massiccia, con mezzi dell’esercito, della digos ferrarese e dei carabinieri, in borghese ed antisommmossa, a presidiarne il perimetro. La gestione del campo è affidata alla Croce Rossa Italiana, congiuntamente all’onnipresente Protezione Civile. Non è possibile alcun contatto con gli sfollati, il passaggio è filtrato in più punti da militari e crocerossini. Gli abitanti del posto appaiono come molto “frastornati”.

A Bondeno, sempre nel ferrarese, i campi usuifruiscono dei locali della bocciofila e del centro sportivo. Notevole il viavai di carabinieri del Reparto Mobile, del Genio dell’esercito e della Guardia di Finanza. Mentre il comando operativo della Protezione Civile è ospitato nella caserma dei vigili del fuoco, il campo ricavato nella bocciofila permette l’ingresso libero nello spiazzo adiacente. Poche persone sostano fuori, timorose del contatto con estranei rimandano subito ai responsabili del campo per qualsiasi domanda. Da notare la presenza stabile degli assistenti dei servizi sociali.

Tutte le zone colpite dal sisma sono massicciamente militarizzate. Ovunque mezzi e agenti dei vari corpi di polizia, a volte pure l’esercito. La sensazione è quella di uno scenario di guerra: dolore, rabbia, edifici distrutti e mezzi blindati in ogni dove.

La speranza è che le persone, già duramente colpite e provate dal terremoto, passata l’onda emotiva si rendano conto del livello di irregimentazione in atto e che cerchino di sviluppare piani di autogestione e di mutuo appoggio all’infuori dei canali istituzionali di “gestione delle crisi”

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Per la solidarietà, contro il controllo sociale e la militarizzazione emergenziale, diffondiamo questo appello dei compagni della Scintilla:

Al momento attuale, dalle zone colpite dal terremoto è stato richiesto il seguente materiale:

Assorbenti
Pannolini [bambini/e]
Pannoloni [anziani/e]
Materassini da campeggio
Dentifricio
Spazzolini
Saponette
Carta igienica
Lenzuola
Reti per letti / brande
Giochi per bambini [tipo album da colorare/ pennarelli]
Detersivo e prodotti igienizzanti
Posate, piatti e bicchieri di plastica
Scatolame e cibo non deperibile: zucchero, cracker, pasta [possibilmente stock dello stesso tipo], scatolette, sale, caffé

Il punto di raccolta è alla Scintilla, Via Attiraglio 66, 41122 Modena
La scintilla sarà aperta tutti i martedì ed i venerdì di giugno dalle h 20:30 alle 24:00 per la raccolta del materiale.

Nel caso di spedizione di pacchi postali avvisare anche tramite email: lascintilla@autoproduzioni.net

Tutto il materiale raccolta sarà distribuito direttamente alle famiglie colpite dal sisma e/o ai campi autogestiti direttamente dalla popolazione, senza utilizzare i canali della protezione civile, dei partiti o di altri intermediari istituzionali.

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Taranto – Comunicato sulle perquisizioni del 29/5/2012

Da: Informa-azione

riceviamo e diffondiamo:

In data 29 Maggio 2012, subiamo una perquisizione locale e personale sulla base di un procedimento penale emesso dal P.M. Francesco Sebastio della procura del Tribunale di Taranto.
Intorno alle 7 del mattino, in simultanea, la legione carabinieri Puglia, organizzata in squadre, irrompe nella masseria foreste e nelle private abitazioni di 3 compagni, esibendo un mandato di perquisizione, sulla base di due ipotesi di reato.

1) Perchè in concorso tra loro, offendevano l’onore e il prestigio delle forze dell’ordine, in generale e l’arma dei carabinieri in particolare, realizzando sui muri di alcuni edifici ubicati nelle vie cittadine, alcune scritte che offendevano le predette componenti di Polizia Giudiziaria, fra le quali  ACAB e +CASE – CASERME, seguite dalla lettera A cerchiata.

2) Perchè in concorso tra loro realizzavano bla bla bla bla bla, sui muri di recinzione della villetta comunale e di edifici del centro storico nel Comune di Crispiano, danneggiavano gli edifici predetti, si da rendere necessario il loro restauro e ripristino.”

Sinceramente pensiamo ci sia poco da aggiungere..Non ci sono dubbi sul fatto che questo sia solo un pretesto per entrare nei nostri spazi, nella nostra intimità, per cercare informazioni riguardanti le nostre vite e le persone con cui condividiamo un percorso di critica e opposizione a questo stato di cose.
Sono le solite strategie che si ripetono, ogni qualvolta ci sia un problema da far passare i secondo piano, con il solo scopo di alimentare un clima di tensione e mettere in cattiva luce, agli occhi di un opinione pubblica cieca e bombardata costantemente dai media, pratiche attive nell’autogestione e nell’autoproduzione, che scardinano il loro quieto vivere da magna magna.

Per quanto ci riguarda siamo sempre stati contro le logiche di mercato responsabili dell’impoverimento globale e della devastazione ambientale, e appoggiamo coloro che si spendono per divulgare questo pensiero.

Non vogliamo spendere parole sui pennivendoli che hanno contribuito a riempire di clamore e particolari inesistenti la favoletta dei P.M.

SEMPRE SOLIDALI A CHI SI OPPONE ALLO SCEMPIO DELLA TAV E DI TUTTI I VERI SCEMPI CHE CI CIRCONDANO E CHE RIMANGONO IMPUNITI SEMPRE.
CONTINUEREMO A SPENDERCI PER COLORO CHE CI HANNO SEMPRE APPOGGIATO E CHE HANNO CONDIVISO IDEALI GENUINI DI AUTOGESTIONE ED AUTOPRODUZIONE.

GRAZIE A TUTTI COLORO CHE CI HANNO ESPRESSO LA PROPRIA SOLIDARIETA’

Masseria Autogestita Foresta
L’Oltraggio Autoproduzioni

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E’ uscito il n°5 di Vertice Abisso, foglio egoista-nichilista.

 

Questo il link per scaricare il numero 3 di Vertice Abisso.

In questo numero:

Editoriale: Era Ora!

Nucleo Olga FAI/FRI: Il Marchio della Vita

CCF: Proiettili di pallottole per i proiettili della FAI/FRI

I puntini sulle i

In merito a una dissociazione!

RadioAzione: Il carcere nel cervello

Anarchaos e il giornalismo di regime, niente da spartire

Machete: Individui o cittadini?

Allegra Brigata Porci Comodi

CCF: Per la distruzione dei miti della prigione

CCF: Comunicato letto in aula da Christos Tsakalos il 16 maggio

Anarquistas Nihilistas: La ciudad de las bombas volverá a arder

E. Martucci: Amoralismo Individualista

James L. Walker: Stirner sulla giustizia

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Ciao Errico! Un contributo al dibattito sull’anarchismo e la violenza

VelenA riceve e pubblica un intervento in risposta all’articolo pubblicato su Linkiesta dal titolo “Noi anarchici e contro la violenza. I terroristi di Genova sono leninisti”

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Ciò che è stato dichiarato nell’articolo: “Noi anarchici e contro la violenza” è ipocritamente falso, mistificatorio e storicamente revisionista.

A parte il fatto che sarebbe tutto da dimostrare che la Federazione Anarchica Italiana sia “il più importante gruppo anarchico del paese”. Forse sarebbe stato corretto affermare il gruppo con più aderenti? e tutt@ quell@ che non aderiscono a nulla? Tra i giovani ha scarso seguito e quel che peggio è che ormai da decenni non riesce a fare presa sulla società.
Viene vista da molte individualità e collettivi anarchici sparsi su tutto il territorio come una organizzazione autoreferenziale leaderistica rigida che pone un pacchetto di pensieri e autori cui rifarsi, pena la scomunica.

Ma a parte ciò Malatesta si starà ribaltando nella tomba. Non era un pacifista come lo si vorrebbe dipingere per scopi bassamente opportunistici e nel più totale spregio di quello che fù il pensiero e l’azione di Malatesta che lo vide protagonista e sobillatore delle insurrezioni armate di Bologna e del Matese.

Nel suo programma Anarchico scriveva chiaramente: “Lasciando da parte l’esperienza storica (la quale dimostra che mai una classe privilegiata si è spogliata, in tutto o in parte dei suoi privilegi, e mai un governo ha abbandonato il potere se non vi è stato obbligato dalla forza o dalla paura della forza), bastano i fatti contemporanei per convincere chiunque che la borghesia ed i governi intendono impiegare la forza materiale per difendersi, non solo contro l’espropriazione totale, ma anche contro le più piccole pretese popolari, e son pronti sempre alle più atroci persecuzioni, ai più sanguinosi massacri. Al popolo che vuole emanciparsi non resta altra via che quella di opporre la forza alla forza.”

Sapeva bene Malatesta che purtroppo non era tutto pace e amore il potere..
Certo gli anarchici son contro la violenza per natura. Vorrebbero una società giusta e felice.
Ma sanno bene che la violenza è patrimonio dello stato che va abbattuto.

Malatesta ancora scrive: “Risulta da quanto abbiamo detto che noi dobbiamo lavorare, per risvegliare negli oppressi il desiderio vivo di una radicale trasformazione sociale, e persuaderli che unendosi, essi hanno la forza di vincere; dobbiamo propagare il nostro ideale e preparare le forze morali e materiali necessari a vincere le forze nemiche, e ad organizzare la nuova società. E quando avremo la forza sufficiente dobbiamo, profittando delle circostanze favorevoli che si producono o creandole noi stessi, fare la rivoluzione sociale, abbattendo, colla forza, il governo, espropriando, colla forza, i proprietari”

Con l’uso della forza abbattere il governo ed espropriare i proprietari…
Trovo davvero grave e volgare nascondere la memoria storica del pensatore cui la Federazione Anarchica Italiana pretenderebbe di rifarsi. E tutto questo per paura. E tutto questo in una fase che vede risorgere la strategia della tensione.

Ancora dal programma anarchico di Errico Malatesta: “Noi non dobbiamo aspettare dì poter fare l’anarchia ed intanto limitarci alla semplice propaganda. Se facessimo così, presto avremmo esaurito il campo; Noi dobbiamo cercare che il popolo, nella sua totalità o nelle sue frazioni, pretenda, imponga, prenda da sé tutti i miglioramenti, tutte le libertà che desidera, man mano che giunge a desiderarle ed ha la forza di imporle; e propagandando sempre tutto intero il nostro programma e lottando sempre per la sua attuazione integrale, dobbiamo spingere il popolo a pretendere ed imporre sempre di più fino a che non ha raggiunto l’eman-cipazione completa.”

Davvero grave per chi si dice anarchico stravolgere il lascito di Malatesta che per le sue idee ed azioni venne imprigionato dallo stato.

Ancora dal suo programma che evidentemente la FAI italiana vuole cancellare: “Presto dunque si presenta per gli operai, che intendono emanciparsi o anche solo di migliorare seriamente le loro condizioni, la necessità di attaccare il governo, il quale, legittimando il diritto di proprietà e sostenendola colla forza brutale, costituisce una barriera innanzi al progresso, che bisogna abbattere colla forza se non si vuole restare indefinitamente nello stato attuale e peggio.”

Attaccare il governo e abbattere con la forza… Vecchi scritti che gridano vendetta alla mancanza finanche morale degli “eredi” mistificatori.

E ancora:” Limite all’oppressione del governo è la forza che il popolo si mostra capace di opporgli. Vi può essere conflitto aperto o latente, ma conflitto v’è sempre; poiché il governo non si arresta innanzi il malcontento ed alla resistenza popolare se non quando sente il pericolo dell’insurrezione.”

Conflitto vi è sempre..

Malatesta in questo passo auspica il conflitto violento e l’insurrezione: parola che da sola fà accapponare la pelle ai docili pacifisti della FAI italiana:
“Quando il popolo sottostà docilmente alla legge, o la protesta è debole e platonica, il governo fa i comodi suoi senza curarsi dei bisogni popolari; quando la protesta diventa viva, insistente, minacciosa, il governo, secondo che è più o meno illuminato, cede o reprime. Ma sempre si arriva all’insurrezione, perché se il governo non cede, il popolo acquista fiducia in sé e pretende sempre di più, fino a che l’incompatibilità tra la libertà e l’autorità diventa evidente e scoppia il conflitto violento.”

E inoltre:” È necessario dunque prepararsi moralmente e materialmente perché allo scoppio della lotta violenta la vittoria resti al popolo.L’insurrezione vittoriosa è il fatto più efficace per l’emancipazione popolarere: ”
“L’insurrezione determina la rivoluzione, cioè il rapido attuarsi delle forze latenti accumulate durante la precedente evoluzione.”

Si sa: la rivoluzione non è un ballo in maschera..

E per chiudere dimostrando che il programma anarchico di Malatesta è pieno di affermazioni che vedono necessario e indispensabile l’uso della violenza: “E se la massa dei popolo non risponderà all’appello nostro, noi dovremo – in nome del diritto che abbiamo di esser liberi anche se gli altri vogliono restare schiavi e per l’efficacia dell’esempio – attuare da noi quanto più potremo delle nostre idee, e non riconoscere il nuovo governo, e mantenere viva la resistenza, e far si che le località dove le nostre idee saranno simpaticamente accolte si costituiscano in comunanze anarchiche, respingano ogni ingerenza governativa, stabiliscano libere relazioni con le altre località e pretendano di vivere a modo loro. Noi dovremo, soprattutto, opporci con tutti i mezzi alla ricostituzione della polizia e dell’esercito”

CIAO ERRICO!

Un individualista

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Riflessioni scandalose – alcune note sull’anarchismo civile

da: 325 collective
trad: ParoleArmate
 
Questo testo, scritto da una compagna anarchica inglese in risposta a quello dell’Anarchist Federation (omologa della Federazione Anarchica Italiana), rappresenta un’interessante critica delle contraddizioni interne ad una concezione “civile” dell’anarchia e di molto anarchismo contemporaneo.
 

Ogni tanto, ciclicamente, l’anarchismo collettivo o sociale diventa restrittivo nei confronti di alcuni anarchici e si riafferma un certo individualismo anarchico. E’ successo alla fine del ventesimo secolo quando alcuni grandi pensatori anarchici hanno iniziato a mettere in dubbio alcuni dei dogmi comunisti. Sta accadendo di nuovo, e ancora una volta siamo testimoni di alcuni anarchici sociali in preda al panico visto che il loro sogno confortevole è stato disturbato ed essi consapevolmente o no rinforzano la morsa dello Stato condannando i loro fratelli e sorelle indisciplinati che sembrano minacciare il compito di ciò che un compagno ha adeguatamente definito “anarchismo civile”.

E’ una creatura orrenda questo anarchismo civile. Un mostro viscido, vile e dispotico con occhi dietro la testa che cerca di essere ciò che probabilmente l’anarchismo non sarà mai – ovvero commestibile per le moderne masse consumatrici.

Una delle più grandi qualità che cercano quelli coinvolti nella realizzazione degli attacchi è riscoprire la conoscenza di se stessi e degli altri, il potere personale, attuare una rottura radicale e drammatica dalla società, con la sua gabbia intollerabile della norma sociale e la conseguente morte della sensibilità individuale. Alcuni comunicati di questa tendenza sono ricercati e poetici all’estremo, e non sono per tutti i gusti, ma leggere un comunicato della Federazione Anarchica è mortificante. Esso è il materialista corteo funebre della politica contro la vita, la voce patriarcale del “motivo politico” contro il selvaggio spirito ribelle, della politica contro di me.

I combattenti cercano di recuperare la volontà e di scacciare la falsità. Questo può partire solo della propria esperienza, non dall’esperienza o dai dogmi di altri, sebbene essa riguardi il tuo rapporto con alcuni compagni all’interno della “massa” o della “classe lavoratrice”. Fino a quando questo è vero, per strada, c’è una piccola e sincera lotta da trovare in alcune astratte folle di persone con cui non hai relazioni. Sembra incredibile leggere le riflessioni di quelli che si identificano come anarchici della Federazione (formale) e ancora più inutile doverle criticare. E’ un po’ come criticare lo spettacolo di un pagliaccio secondo i criteri applicati a un serio dramma. Qui la questione per me è lo stesso rifiuto dell’individualità che impone lo stato – il raccogliere in greggi alcuni esseri umani unici in alcune categorie utilitaristiche fatte da pedagoghi e padroni che considerano ingombrante e pericoloso l’individuo, ma reputano immensamente confortevole un’astratta gabbia ideologica.

Questa mancanza di autenticità e le politiche alquanto anacronistiche della loro “organizzazione rivoluzionaria” nel suo complesso si riflette nell’indignazione in riferimento all’attacco armato contro il dirigente del settore nucleare italiano Roberto Adinolfi e al pacco esplosivo inviato al capo dell’agenzia italiana di riscossione debiti Marco Cuccagna. La Federazione manipola maliziosamente i fatti in particolare quest’ultimo al fine di vendere la propria ideologia descrivendo il dirigente dell’agenzia come un “lavoratore”. Non solo ciò è un insulto all’intelligenza di chiunque possa vedere abbastanza chiaramente che l’obiettivo era uno dei padroni che rapina ogni giorno le loro paghe duramente guadagnate, ma è sconcertante che essi pretendano di “preoccuparsi” della sofferenza di questi obiettivi e dichiarino categoricamente di aver cura anche della “classe lavoratrice”. Se io fossi coerente, allora direi che non mi preoccupo se questo rapinatore burocratico è stato attaccato, ferito, ucciso. In verità, mi fa piacere. Immagino che anche molte persone non si preoccupano e magari possono anche essere soddisfatti o addirittura felici per queste notizie.

Alcune domande fondamentali alla Federazione che davvero non richiedono risposte: chi siano queste persone della “classe lavoratrice” di cui parlate; quante persone che fanno parte della “classe lavoratrice” conoscete personalmente; come fate a sapere che tutta questa gente condanna gli attacchi ai padroni, agli esattori e alle infrastrutture capitaliste; cosa vi da il diritto di parlare a nome di tutti; cosa ne pensate della gente della “classe lavoratrice” che si è rivoltata a Londra nell’Agosto 2011 (e nel corso della storia)? Anche fare queste domande sembra ridicolo, ma un veloce sguardo al discorso della Federazione sembra essere necessario visto quanto si sentono sicuri di se.

La mentalità della Federazione/Libcom continua con la sua valutazione psicometrica delle supposte “tattiche terroriste”. Essi prendono in prestito un altro fantasma insensato dai media ostili e dallo stato – l’idiota e indiscriminato “terrorista” anarco-insurrezionalista. Di nuovo, quanti di questi individui sono conosciuti dalla Federazione, e come sa la Federazione che queste azioni non sono parte di una vita più ricca e complessa. Inoltre, per dire un’ovvietà, i metodi insurrezionalisti sono diffusi tra gli ostili del mondo cosi come nell’”organizzazione”, e qualche volta hanno più in comune con la rivolta della “classe lavoratrice” che con ciò che riguarda la Federazione. La Federazione è significativamente silenziosa su questa realtà, preferendo solo dei cenni parentali alla rabbia della “classe lavoratrice” che sarebbe più costruttiva solo se gli indisciplinati acquisissero la saggezza dei fisici della Federazione e ingoiassero le loro prescrizioni.

Qui la Federazione si rivela nuovamente essere incapace di liberarsi dalla morsa dell’ideologia; un nuovo rifiuto della complessità dell’essere umano e del suo approdare in alcune utili categorie astratte. Ma se guardiamo alle reazioni della Federazioni nei confronti di altri anarchici, essa diventa più sinistra e in ciò frequentemente è il più indistinguibile dei nostri nemici. La sua scelta di campo è internet. Una breve rassegna non solo delle critiche della tecnologia, ma anche l’esperienza di essa, rivela come sia distruttiva questa forma di virtuale interazione di massa. Inoltre, il linguaggio usato dalla Federazione è simile al provare il pugno della repressione che si abbatte sul volto umano dell’anarchismo. La Federazione rinforza lo stato, adottando la retorica del sistema industriale-militare-tecnologico, vista la sua recente condanna sopra citata delle “tattiche terroriste” anarchiche.

Nella ricerca della liberazione, l’individuo deve potersi esprimere e seguire stesso. L’individuo non è sempre in contrasto con il collettivo ma cercare di indirizzare gli aspetti individuali verso qualche gruppo o società contro il proprio volere è totalmente inutile. L’individuo si ribellerà presto o tardi perché una collettività di massa forgiata alle spese di un individualità libera comporterà regole e norme (sebbene informali o anche non dette) che vanno contro la libertà della vita, dei sentimenti e dei pensieri. Queste tendenze sono state in guerra in precedenza, e vale la pena leggere gli scritti di Voltairine de Cleyre su questo tema con le sue suggestioni in merito all’individuo anarchico libero di esprimere la propria ribellione a proprio modo. Attacchi violenti contro i padroni e lo Stato allontaneranno alcune persone, ma non tutte. L’azione pacifista allontanerà alcune persone ma non tutte. Anche se riuscissimo una volta per tutte ad identificare ogni persona della “classe lavoratrice” e a farle concordare sul fatto di essere “classe lavoratrice”, davvero le Federazioni pensano che questa massa di gente terrà una visione omogenea sul cambiamento sociale, sulle cause della miseria e sul miglior modo per liberarsi (se tutti concordiamo sul fatto che la liberazione sia il loro obiettivo). Gli anarchici civili stanno cercando di condurre di proposito la consapevole classe proletaria che non esiste più nel modo in cui la descrivono come soggetto rivoluzionario in Occidente. Essi si sono imbarcati in una vuota ricerca che finisce in sterilità riguardo all’attuale e incontrollabile scontro sociale di massa, e comunque ampiamente inutile per seguire le loro politiche tramite le loro conclusioni.

La divisione delle persone in classi in qualche modo è un non senso quando come base non si prendono le azioni o le opinioni individuali. Un breve sguardo alla storia dei nativi americani, ad esempio, ci mostra quanto sia banale e superficiale parlare di “popolo nativo americano” in un omogeneo sfogo di alito cattivo: ci sono stati guerrieri indigeni che hanno combattuto il genocidio e l’integrazione forzata e ci sono stati indigeni che hanno collaborato con lo stato americano e hanno venduto la propria gente per accumulare denaro e potere.

Quelli di noi che potrebbero adattarsi all’etichetta di insurrezionalista, individualista e/o nichilista non fanno dichiarazioni perfette per sapere come si presenterà la rivoluzione. Questa è una grande umiltà nelle parole degli emergenti ribelli e dei gruppi di lotta armata. Potrei dire che a questo punto nella storia, quando molto è stato tentato e molto ha fallito, ammettiamo che non sappiamo cos’è giusto, cosa “funzionerà”. La gente è ben più complessa di ciò e il mondo è enorme.

L’interpretazione della Federazione di tutto ciò che riguarda “la lotta della classe lavoratrice” è problematica. La classe lavoratrice come veniva considerata è ormai andata e comunque, come la democrazia, era radicata per molti nell’orrore e nella bugia. La democrazia è stata inventata sulle schiene degli schiavi greci e la Rivoluzione Industriale per prima ha imposto la distruzione dell’individuo e ha introdotto il “gregge degli spossessati” cosi come è stato introdotto nell’età che odiamo. Concentrarsi sulla “classe lavoratrice” in questo modo è come mescolare diverse forme di oppressione, dicendo che ne preferiamo una rispetto all’altra: la gente ha combattuto con i denti e con le unghie contro il diventare sottomessi ad una “classe lavoratrice” all’inizio della Rivoluzione Industriale. L’assimilazione di artigiani e abitanti rurali nella classe lavoratrice industriale è stata sanguinosa, ecco perché alcuni anarchici stanno cercando di realizzarla adesso, soprattutto ora che la macchina è andata avanti riconducendo la tradizionale classe lavoratrice in una massa consumatrice post-industriale, e ciò non è solo criticabile, è bizzarro. Essi sono solo semplici passi nel processo di definizione della macchina e dovremmo far bene per abbandonare tutte queste chimere. Non va negato che la lotta di classe è stata sempre combattuta, ma io preferisco ampiamente il termine “guerra sociale” a “lotta della classe lavoratrice” perché essa include più individualità e le loro scelte, includendo quelli che si considerano tradizionalmente classe lavoratrice. La classe come concetto e come legame sociale è diventata sempre più fangosa negli anni. La gente può essere crudelmente divisa – se dobbiamo – in ricchi e poveri, inclusi ed esclusi, critici e non critici riguardo allo Stato e alla civilizzazione.

Negare l’autonomia individuale, la consapevolezza e le relazioni causa l’alienazione e l’indebolimento. L’autorità di una massa fantasma sugli individui non fa altro che aiutare il progetto dello Stato e del capitalismo concordando sul fatto che l’essere umano non è altro che un’unità economica o un aggregato vasto e senza volto di unità economiche. Vogliamo davvero definire cosi gli esseri umani e gli anarchici davvero pensano che una tale prospettiva sia liberatrice? Negare il ruolo dell’azione individuale a favore della concezione vaga della “lotta di classe” dei giorni andati è una finzione pericolosa. Sicuramente, è anche progetto dello Stato distruggere la volontà e il valore dell’individuo; non può essere chiamato rivoluzionario, eccetto in un senso autocratico e superpolitico di essere governati dall’apparato statale – chi desidera l’indebolimento dell’individuo o dei gruppi affini di individui non vuole la libertà. Non è ruolo degli anarchici rimpiazzare una tirannia, che essa sia “democratica”, monarchica, collettivista o qualsiasi altro tipo di governo, con un’altra.

Cos’è questa “questione delle dichiarazioni” che condannano le azioni e le opinioni di altri che si considerano anarchici? Questo è giocare il gioco politico di “bravi anarchici” e “cattivi anarchici” dei media e della macchina repressiva della polizia. Significa svalutare il vero significato del termine “anarchia”; una complicata e mutevole rete di principi, pratiche e relazioni con il fine della liberazione che non è un unico stato d’essere.

Più che altro, il fatto che la Federazione senta il bisogno di fare dichiarazioni contro le azioni di altri anarchici deve sicuramente fargli sembrare che il loro progetto è fallito. Alla fine del discorso, dico alla Federazione Anarchica e ai suoi seguaci itineranti: io non concordo con voi, non desidero il mondo che avete in mente. Dico di non essere l’unica a trovare le vostre dichiarazioni e prospettive antitetiche alla mia ribellione e al mio concetto personale di liberazione che è basato sulla mia comprensione ed esperienza dell’oppressione statale. E visto che il vostro progetto dipende dall’assoluta accettazione della massa della quale faccio parte, e visto che esso fuoriesce dai dibattiti e dalle dichiarazioni della Federazione che immagina una società di massa anarchica, io dichiaro che voglio la libertà non solo dallo Stato ma anche dalla società e da voi. Dunque chiedo: cosa farete riguardo a me?

Ho iniziato questo articolo desiderando essenzialmente di dar coraggio a quelli di noi che si dichiarano anarchici per cessare la mutua condanna e per dire che veramente nessuno di noi ha la “soluzione”. Comunque, concludo rilevando che alcuni di “noi” sanno cosi poco di ciò che significa avere il cuore, i pensieri e l’azione liberi, e cosi poco di cosa significhino davvero la solidarietà e la lotta, e se dovessi immaginare una società anarchica cosi come appare dal fine della Federazione Anarchica, essa sarebbe piena di repressione e varie prigioni come in questa. E cosi stanno le cose, tranne che quelli che vogliono imporre la loro società senza volto al resto di noi realizzino la propria futilità.

                                                                                                                                          Venona Q.

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[Torino] Spioni e guardoni.


Primavera inoltrata, è tempo di raccolta funghi, ieri avevamo inviato le foto dei primi raccolti nella nostra casa a Bordighera, oggi aggiorniamo la raccolta a quattro microfoni ed una telecamera, per la precisione un microfono nel retro del frigorifero, uno in camera da letto, uno su di una trave vicino al lampadario, uno  esterno all ingresso di casa e dulcis in fundo una graziosa telecamerina che riprende le scale di ingresso di casa. Tutti collegati con un trasformatore alla rete elettrica di casa.

anna e alfredo

i soliti spioni hanno provveduto a danneggiarci la serratura di casa e rovinarci il frigorifero incollandogli le loro orecchie elettroniche, di questi tempi non ci stupiamo, non sappiamo se si tratti di vecchie o nuove indagini, rimane il solito augurio di ficcarsi i loro arnesi su per il culo,

sempre per l’ anarchia, anna alfredo

fonte: Culmine

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[Roma] Presentazione del libro “Incrocio di sguardi” con Ascanio Celestini

Domenica 3 giugno 2012 a partire dalle 12:00 nello Spazio Anarchico “19 luglio”, in via Rocco da Cesinale 18, a Roma (Garbatella), ci sarà la presentazione del libro “Incrocio di sguardi. Conversazione su matti, precari, anarchici ed altre pecore nere” di e con Ascanio Celestini.

12:00 –    spazio ristoro per il pranzo.
15:00  –  presentazione del libro “Incrocio di sguardi. Conversazione su matti, precari, anarchici ed altre pecore nere” edito da Eleuthera, in cui interverrà Ascanio Celestini.
17:00 –    proiezioni su Francisco Y Guardia Ferrer e le scuole libertarie nel mondo
19:00 –    cena con  distrazioni, musica e canti che andranno avanti per tutta la serata.

L’autoritarismo si insinua nella nostra vita attraverso molteplici metodologie e forme, sleali ed impari. Regola  i tempi, insidia le relazioni umane, le cose da fare e consumare. Totalizza attraverso abitudini e credenze, corregge, impone, insegna, punisce, discrimina, reprime il dissenso e le diversità.
L’abolizione di stato e chiesa e dei suoi apparati, istituti, metodologie,sistemi e credenze autoritarie, della diseguaglianza di classe e dello sfruttamento di vita e natura è una chiara pratica pedagogica anarchica e libertaria.

L’ingresso è libero e la sottoscrizione andrà a sostegno della Scuola Libertaria Gargantuà e del Gruppo Anarchico Carlo Cafiero – FAI Roma

Scuola Libertaria Gargantua – scuolalibertaria@hotmail.it   scuolalibertaria.noblogs.org/
Gruppo Anarchico Carlo Cafiero – FAI Roma-www.carlocafiero.org

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[Roma] Cena benefit per Nicola e Sandro

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Amministrare la paura

Volantino firmato e diffuso da Anarchici a Lecce il 20 maggio, sull’attentato di Brindisi

Tra il detto e il non detto, per l’atto di terrorismo commesso a Brindisi si è voluta insinuare l’ipotesi, tra le altre, di una pista anarchica. Non essendo noi sbirri e inquirenti, non siamo qui a cercare i responsabili, ma ci teniamo fermamente ad affermare che un gesto così eticamente disprezzabile ha senz’altro qualche altra paternità. Se per gli anarchici il ricorso alla violenza può essere necessario, esso deve tenere sempre ben presente la continuità che esiste tra mezzi e fini. Abbattere un simbolo del potere è ben diverso dal compiere strage di studenti inermi.

Oltre a ciò, una considerazione va fatta sull’utilizzo strumentale che farà lo Stato da un simile accadimento. Una vera manna dal cielo per uno Stato ormai in crisi, con la credibilità ai minimi termini e disprezzato dalla gran maggioranza dei suoi sudditi, che sempre più lo identifica per ciò che realmente è: un manipolo di burocrati servi del Capitale mondiale, arroccati nel fortino e circondati da privilegi immensi, frutto delle vessazioni di tutto il resto della popolazione. Dopo l’atto terroristico, è partita la propaganda terroristica statale che mira a infondere paura nei propri cittadini, con l’unico fine di spingerli a chiedere protezione proprio allo Stato che ormai disprezzano, considerato il male minore in periodo emergenziale. Dopo averci terrorizzati con lo “spread”, col “default”, con la crisi, con lo spauracchio di finire come la Grecia, con l’aumento della disoccupazione, ora vogliono farci stringere attorno al nostro aguzzino per chiedere protezione contro le bombe vicino alle scuole. Col pretesto di questa indotta richiesta di protezione potranno varare le ennesime leggi emergenziali, aumentare controllo e repressione, schierare l’esercito per strada, ecc., e pazienza se dovremo rinunciare a qualcun’altra delle già risicatissime libertà vigilate che ci concedono.

Viviamo un periodo di forti tensioni sociali, in cui una scintilla qualunque potrebbe scardinare il mortifero ordine sociale che ci impongono. Non sono solo gli anarchici e i sovversivi a non poterne più, ma uno strato sociale sempre più ampio, basti pensare a l’odio diffuso nei confronti di una istituzione quale Equitalia. Cavalcare l’emergenza per aumentare la repressione è proprio il gioco che lo Stato intende fare.

La ministra dell’Interno, Cancellieri, ha affermato che la mafia non uccide in quel modo, e lei dovrebbe saperlo, tenuto conto della contiguità che esiste tra Stato e mafia. Probabilmente è vero, ma in tal caso, senza voler fare dietrologia, la Storia insegna che, da piazza Fontana a piazza della Loggia, dalla stazione di Bologna alle “missioni umanitarie” a suon di bombe, solo un altro organo ammazza in maniera indiscriminata. Lo Stato.

Anarchici

Volantino distribuito a Lecce il 20/5/2012

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[Roma] Inerzia della catastrofe – Compilation antimilitarista

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