Breve guida introduttiva all’autoproduzione

Libretto con 16 pagine di idee e ricette per fare da soli quello che di solito siamo abituati a comprare. Per salvare gli animali e il pianeta allo stesso tempo!

“L’unico modo per opporsi alla logica che vede tutti gli esseri viventi, noi compresi, parte di un continuo ciclo di produzione e consumo che porta inevitabilmente a uno sfruttamento a scapito del più debole (animale umano o non umano) è quello di cercare di farne parte il meno possibile, limitando i nostri consumi ed eliminando gli sprechi.
Smettiamola di delegare la gestione del nostro benessere ad altri, che hanno fatto dei nostri bisogni e consumi il loro stesso benesssere.”

Puoi  scaricarlo in formato Pdf da questo indirizzo

da: Nemesi Animale

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Vertice Abisso n°6 – Foglio Egoista Nichilista

Questo è il file per scaricare il numero sei di “Vertice Abisso“:

This is the link for the download of number six of “Vertice Abisso”:

http://www.mediafire.com/?hzju2fjx41mkc0u

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[Roma] Sakatat (Grind-Turchia) + Murders Calling

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[Roma] Lo Spazio Anarchico 19 Luglio compie un anno

Riceviamo e pubblichiamo:

Il 19 luglio del 2011,
nel giorno dell’anniversario della rivoluzione spagnola del 1936
abbiamo occupato lo Spazio Anarchico 19 Luglio in Via Rocco da Cesinale
18 nel quartiere di Garbatella a Roma.

Dopo mesi di lavoro e pulizie,
un locale abbandonato, pieno di macerie e privo di servizi è stato
riportato in vita, non per la solita attività commerciale, dove
usufruire di qualche servizio a pagamento, ma per costruire insieme un
luogo dove incontrarsi, discutere, sottoscrivere, autorganizzare
convegni e cantare, presentare libri, autogestire eventi musicali,
teatrali e cinema, cene, assemblee. Un luogo estraneo al sistema
clientelare e partitico, fuori dalle relazioni mercantili di consumo e
statuali.
Pensiamo di essere riusciti, in questo anno a realizzare
diverse iniziative autogestite che hanno visto la partecipazione della
gente del quartiere e della città.
Abbiamo deciso di festeggiare il
nostro primo compleanno, giovedì 19 luglio, con un’iniziativa nel
nostro stile: apericena, proiezioni, canti, distribuzione materiale e
dibattito.

L’incasso della serata, dedicata alla battaglia dei mineros
delle Asturie, andrà a coprire le spese per la partecipazione al
convegno internazionale anarchico di Saint Imier il prossimo agosto.

Giovedì 19 luglio 2012 lo Spazio Anarchico 19 Luglio compie un anno!

Dalle ore 19.00 in via Rocco da Cesinale 18 a Garbatella apericena,
proiezioni e canti.

Gruppo Anarchico Carlo Cafiero – FAI Roma

www.carlocafiero.org

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Comunicato di Maurizio, Juan e Alessio sul processo NOTAV

riceviamo e pubblichiamo:

“In questi giorni nel tribunale di Torino si stanno svolgendo le udienze preliminari per gli scontri in val Susa. Il calendario serrato di udienze ci ha dato la possibilità, noi tre che siamo al gabbio, oltre di rivederci e abbracciarci, anche di riprenderci il tempo per confrontarci, non solo tramite corrispondenza. Abbiamo approfittato di questo tempo per discutere e fare alcune riflessioni che vogliamo condividere con chi lotta.
Abbiamo preso a discutere su come affrontare questo processo e, guardandoci in faccia, ci siamo chiesti: “Cosa facciamo?”
Questa domanda è maturata anche grazie alle lettere che ci sono arrivate e continuano ad arrivarci. Abbiamo cominciato a discuterne e siamo arrivati alla conclusione che vogliamo affrontare questo processo senza avvalerci degli avvocati perché sentiamo di non doverci difendere da niente e da nessuno, perché vogliamo attaccare lo stato e la società con il suo monopolio della violenza.
Perché consideriamo l’apparato giuridico un teatrino in cui gli individui vengono costretti dalle relazioni sociali esistenti ad assumere i ruoli predefiniti di colpevole e innocente.
Siamo arrivati alla considerazione generale che affrontare il processo non è qualcosa di diverso e separato dalla lotta.
Questo è un contributo nato dall’assemblea nel gabbiotto del tribunale di Torino.
Maurizio, Juan e Alessio.”

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Op. Ardire – Lettera di Elisa dal carcere di Pisa

riceviamo e diffondiamo:

A tutti i compagni e le compagne

Non mi dilungherò nel riepilogare le tappe obbligate che i servi del potere devono rispettare quando un P.M. qualsiasi ordina loro di trarre in arresto un@ ribelle. Il loro dovere lo espletano egregiamente con ogni mezzo ma divenendo oramai prevedibili, banali e tutt’altro che originali, in una puntuale ciclicità della repressione dalla quale un@ anarchic@ non si fa certo intimorire.

Così, da mercoledì 13 giugno 2012, sono rinchiusa nel carcere “Don Bosco” di Pisa insieme al mio compagno Stefano: ci separa qualche manciata di ferro e cemento.

L’“isolamento giudiziario”, come viene elegantemente definito da codici e leggi da me ripudiati, si spezza ogni volta che, nonostante la censura della corrispondenza, ricevo parole infuocate d’affetto e solidarietà delle quali ringrazio gli autori e le autrici. Parole ricevute dopo dieci giorni di totale silenzio pianificato da chi vede in esse il proprio potere vacillare: sono la conferma che nessun@ degn@ prigionier@ è sol@!

In merito alle accuse che dire? Il trito e ritrito 270bis torna protagonista dell’ennesima razzia anti-anarchica nella speranza di stroncare definitivamente anni di lotte a livello internazionale. Siamo tutti certi che tale speranza è pura illusione nelle menti contorte dei nostri aguzzini come decenni di storia hanno dimostrato con il susseguirsi di notti illuminate.

La mia difesa legale sarà meramente tecnica e atta a smentire quei fantasiosi castelli accusatori frutto di tanto sudato lavoro di chi ha contribuito a scrivere le 227 pagine di ordinanza di custodia cautelare, sfoderando con poca destrezza trascrizioni di intercettazioni ambientali addirittura divertenti. Mi vorranno condannare perché anarchica? Che facciano pure! La mia esistenza è percepita da lorsignori come bastone tra le ruote del loro Stato democratico di diritto? Non può essere per me che un onore!

Io sto bene, con il morale che vola ben più alto di queste mura e di queste sbarre e va ad abbracciare tutti coloro che, fuori e dentro le galere del mondo intero, lottano con dignità contro ogni forma di potere.

Soprattutto entra nelle celle dei nostri fratelli e compagni di lotta Marco Camenisch e Gabriel Pombo da Silva che, dopo 20 anni di prigionia, si trovano ancora una volta ad affrontare colpi bassi per non essersi mai piegati a chi ha sempre voluto annientarli.

Entra nelle celle dei compagni greci della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, in quella cilena del fratello Tortuga e in quella dei miei coimputati rinchiusi nelle varie prigioni italiane. A tutti costoro un abbraccio pieno di amore e forza.

A chi mi sta dimostrando tutta la sua solidarietà, con ogni mezzo, un grazie e un abbraccio ribelle pieno di anarchia.

Pisa, 9 luglio 2012

Elisa Di Bernardo

Prigioniera politica anarchica e vegana

Carcere “Don Bosco”
Via Don Bosco, 43
56127 Pisa (per ora…)

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G8 Genova – Per la Cassazione è devastazione e saccheggio [aggiornamenti su compagni/e condannati/e]

da informa-azione

La giustizia dei tribunali ha confermato la condanna per “devastazione e saccheggio” per tutti i compagni sotto processo per i fatti del G8 di Genova.

Giornate di lotta e di resistenza contro chi devasta e saccheggia il pianeta e le comunità umane vengono ricondotte ad un articolo penale del codice fascista, atto in questo caso a far ricadere su dieci compagni le passioni, la rabbia e le speranze di migliaia di manifestanti. Questa sentenza rappresenta inoltre un pericoloso precedente, un preludio delle nuove strategie giuridiche di gestione delle lotte di piazza.


In attesa di comunicati e riflessioni, pubblichiamo quanto riportato dai media di regime:

Dopo tre ore di camera di consiglio ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Genova del 9 ottobre 2010 limitatamente alla mancata concessione delle attenuanti generiche nei confronti di Carlo Arculeo (in appello 8 anni), per Carlo Cuccomarino (8 anni) per Antonino Valguarnera (8 anni). Finotti a dieci anni e nove mesi e Dario Ursino a sette anni.

IMPUTATI – Per questi cinque imputati, i giudici d’appello genovesi dovranno riesaminare il caso esclusivamente sulla mancata concessione delle attenuanti. La Cassazione, poi, ha diminuito la pena inflitta a Luca Finotti, Marina Cugnaschi (dodici anni e tre mesi), Vincenzo Vecchi (tredici anni e tre mesi) e Francesco Puglisi (quindici anni), annullando senza rinvio la condanna esclusivamente per il reato di detenzione di bottiglie incendiarie, che ha ritenuto assorbito nel resto delle contestazioni. Per Puglisi, dunque, la pena è stata diminuita di un anno, per Finotti, Cugnaschi e Vecchi di nove mesi ciascuno. Confermate, invece, le condanne inflitte ad Alberto Funaro (dieci anni di reclusione) e Ines Morasca (sei anni e sei mesi), i cui ricorsi sono stati rigettati. La Cassazione, pur diminuendo le pene, ha reso immediatamente esecutive le condanne. Si apriranno le porte del carcere per Alberto Funaro, Ines Morasca, Marina Cugnaschi, Vincenzo Vecchi e Francesco Puglisi. Restano, invece, in libertà Carlo Arculeo, Carlo Cuccomarino, Luca Finotti (al quale la suprema corte ha scontato la pena di nove mesi), Dario Ursino e Antonino Valguarnera, per i quali i giudici di Piazza Cavour hanno disposto un nuovo processo d’appello inerente la mancata concessione delle attenuanti.

AGGIORNAMENTO del 16/7/2012 – Due compagni irreperibili, due entrano in carcere

dalle agenzie di stampa

Sono al momento irreperibili due dei condannati definitivi per le devastazioni del G8 di Genova nel 2001. Si tratta di Francesco Puglisi e Vincenzo Vecchi, che devono scontare rispettivamente circa 15 e 13 anni di carcere.

Le forze dell’ordine che hanno avuto l’incarico di eseguire l’ordine di carcerazione non hanno ancora rintracciato i due.

Ieri la Procura generale di Genova ha emesso gli ordini di carcerazione per cinque dei dieci ‘no global’ imputati per le devastazioni del G8.

L’ordine e’ stato eseguito sempre nella giornata di ieri per Alberto Funaro, condannato a 10 anni e Marina Cugnaschi (12 anni e 3 mesi). Per Ines Morasca, condannata a sei anni e sei mesi, e’ stata sospesa la carcerazione in quanto ha una figlia piccola.

Gli altri cinque imputati del processo in Cassazione restano invece in liberta’, in attesa di affrontare un nuovo giudizio d’appello, ma solo per la ‘riponderazione’ dell’attenuante di “aver agito in suggestione della folla in tumulto”.

Vecchi e Puglisi sono dunque quelli che hanno avuto la pena piu’ alta. Per loro, come per Cugnaschi, vi sara’ tuttavia uno sconto compreso tra i 9 e i 12 mesi per l’annullamento della condanna di detenzione di molotov.

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[Cremona] Minacce fasciste al CSA Dordoni

riceviamo e pubblichiamo:

Ieri notte due macchine riempite dal puzzo fascista di otto carogne razziste hanno cercato di intimorire le compagne e i compagni del Csa Dordoni.
Ovvio dare la nostra solidarietà ai compagni colpiti da questo vile gesto e appoggiamo pienamente la risposta “armata di desiderio” data dai compagni alle luride carogne del terzo millenio.

Sappiamo chi sono i responsabili istituzionali di questa escalation di gesti insopportabili e chi sono i fascisti del terzo millenio che tentano di farsi largo in città, con azioni squadriste dal marcio sapore da ventennio fascista.

Sperando che la solidarietà diventi complicità con i compagni colpiti da questo gesto infame attraverso controinformazione ed azioni dirette,
ai fasci diciamo poche e semplici parole:

non passerete mai, colpo su colpo vi tireremo giù!

Anarchici

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G8 Genova – Volantino distribuito al presidio solidale del 13/7 sotto la Cassazione

«Ebbene, signori, non vi sono criminali da giudicare, ma le cause del crimine da distruggere.»

C’è chi ha vissuto Genova, le sue strade, in prima persona, e chi l’ha fatta propria perché frutto della memoria comune della storia degli insorti. Generazioni e vite diverse tra loro che si sono riconosciute. Genova 2001 non può essere e non sarà mai una vuota commemorazione, tanto meno la storicizzazione di un evento trascorso.

Memoria viva.
Quel luglio ancora brucia: il nesso tra i momenti di ribellione vissuti e le lotte quotidiane non subisce il logorio del tempo. 11 anni, nella storia universale degli oppressi, volano via, ma nelle vite e nelle esperienze individuali sono un tempo senza fine. La memoria di un momento di conflitto, quando è viva, non è un freddo e automatico meccanismo di selezione che porta in superficie un evento, ma un’immersione nelle sue profondità. Il senso che ne scaturisce esalta le emozioni, gli immaginari e i gesti della possibilità che si
rinnova.

Nel mezzo.
Se il conflitto sociale sembrava sopito e le sue scintille non sono riuscite a divampare, ciò ha contribuito a rendere Genova 2001 un simulacro, che i custodi dell’ordine sembravano pronti a relegare nel “museo” delle insorgenze. L’oblio sembrava destinato a prendere il sopravvento. Eppure, nel mezzo, seppur sotterraneo, il moto è stato continuo e perpetuo. Ogni colpo inferto lascia il suo segno. L’energia che alimenta l’esplosività di alcuni momenti non si esaurisce…d’altra parte va alimentata, continuamente.

A volte ritornano.
La rivolta di Genova 2001, esprimendosi al di sopra dei suoi tempi, è stata un preludio. Oggi siamo i compositori della sinfonia di una conflittualità emergente. Come sempre, sfruttati tra gli sfruttati, oppressi tra gli oppressi. Il 14 dicembre del 2010 e il 15 ottobre passato è stato rotto il silenzio, scandito un altro ritmo, innalzata sotto un cielo cupo una coralità gioiosa di voci, armoniose nella loro diversità.

Non è finita.
Genova. Perché niente è finito. Non solo perché il 13 Luglio 10 compagni/e saranno processati/e per aver partecipato a quelle giornate, non solo perché la storia non viene scritta nelle aule di un tribunale, non solo perché non può essere ridotta alla disputa giudiziaria tra i responsabili della brutale repressione di piazza  e chi quelle giornate le ha vissute. Genova fa parte della storia infinita delle rivolte, dei momenti che irrompono, che stravolgono la presunta linearità degli eventi della Storia.

Vicini. Insieme.
La vicinanza che esprimiamo ai compagni e alle compagne sotto processo il 13 Luglio, è la stessa che abbiamo sentito nei confronti di coloro che hanno animato le strade e le piazze di Roma nelle giornate del 14 Dicembre e del 15 Ottobre. E’ la stessa che sentiamo e respiriamo in Val di Susa, non  solo quando si fronteggia la celere, si crea un blocco, si assedia il cantiere, ma in tutti quei momenti di condivisione concreta e reale all’interno di un percorso di lotta quotidiano. E’ la stessa che viviamo ogni volta che percorriamo sentieri oltre il selciato, tracciando di volta in volta il cammino.

Fuori dai denti.
Il presidio del 13 Luglio a Piazza Cavour è un momento che vuole esprimere ed accogliere le tensioni di tutti coloro che quotidianamente muovono e vivono reali percorsi di autorganizzazione, di chi non cede alla delega e alla logica della rappresentanza, né fuori né dentro le istituzioni, perché responsabilmente si mette in gioco in prima persona e prende in mano la propria vita. Tutto questo oltre le “etichette”, oltre le definizioni. E’ un presidio che prende una posizione netta dinanzi la repressione, inequivocabile: in qualsiasi momento, soprattutto quando la gogna mediatica si scatena, i compagni o i “ragazzi qualsiasi” non si lasciano soli. Ancora una volta, come è accaduto dopo il 15 Ottobre, attraverso i presidi davanti al carcere, nella presenza davanti ai tribunali, nelle lettere scritte, nelle iniziative realizzate per sostenere le spese legali. A differenza di chi prende le distanze dalle rivolte nelle strade, o di chi è pronto a soffocare ogni germoglio di ribellione, le distanze che prendiamo sono nei confronti di coloro che istituiscono pericolose polizie interne, di coloro che ricorrono e fomentano l’uso dei caschi, non tanto per proteggersi dalle forze dell’ordine, ma per colpire chi porta le proprie tensioni nelle strade. Anche in questo senso la memoria è un ingranaggio collettivo.

Sappiamo che un presidio di solidarietà per i/le compagni/e che andranno sotto processo non basta: come tante altre volte, è semplicemente una tappa. Continueremo, ostinatamente, a tessere le trame, affinché la solidarietà  tra sfruttati, anche oltre la repressione, ci faccia sentire realmente compagni nel vivere, tendere e lottare per un mondo senza classi, gerarchie, oppressione e sfruttamento: un mondo di liberi ed uguali, nel rispetto delle diversità.

Indietro non si torna.

                                                                                              Alcune compagne, alcuni compagni

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[Roma] Cineforum: “Devastazione e saccheggio sono ciò che viviamo ogni giorno” al Bencivenga

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