New York – La polizia uccide e il quartiere si rivolta

Sabato 9 marzo, poco prima di mezzanotte, due agenti di polizia di New York ammazzano Kimani “Kiki” Gray davanti alla sua abitazione in East Flatbush. La versione degli assassini in divisa descrive un ragazzino di 16 anni che punta verso di loro un revolver calibro 38, la versione di diversi testimoni smentisce la presenza dell’arma, che comunque la polizia riuscirà collocare sul luogo della sparatoria. Il corpo di Kiki viene crivellato di colpi: undici esplosi, sette a segno, quattro colpi davanti e tre alla schiena, morirà poco dopo in ospedale.
Il fermo del ragazzo avviene all’interno del programma “Stop and Frisk“, un rastrellamento dei quartieri discarica del sottoproletariato, perquisizioni corporali a tappeto, formalmente in cerca di armi da fuoco.
Per tre notti alcuni di quei quartieri, nell’area metropolitana di Brooklyn, si sono rivoltati contro la polizia, le sue pratiche razziste e oppressive, la sua violenza assassina.
Alcune centinaia di residenti si sono scontrati con le truppe antisommossa del NYPD, che ha dichiarato il quatriere “frozen area“: una zona militarizzata all’interno della quale i “diritti costituzionali” vengono temporaneamente soppressi; in precedenza, a New York, era avvenuto per l’attacco alle Torri Gemelle e per lo sgombero dell’insediamento Occupy di Zuccotti Park.
Il bilancio è di un poliziotto in ospedale, colpito al volto da un
mattone, una cinquantina di arresti, tra cui la sorella di Kimani, e il
saccheggio di alcuni negozi.
Gli scontri e i saccheggi sono proseguiti per tre notti, tra veglie, autodifesa e vendetta.

da:informa-azione

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