da macerie
Da Ravenna a Torino
Questa mattina un piccolo corteo improvvisato ha percorso le strade di Porta Palazzo, tutto intorno al mercato. Una cinquantina di persone tra compagni e gente del quartiere conosciuta durante le lotte che piano piano si stanno costruendo in zona. Tutti ad urlare: «Carabinieri assassini!».
Al megafono si racconta la storia di Hamdi Ben Hassen, il ragazzo tunisino crivellato di colpi la notte di Pasqua colpevole di non essersi fermato ad un posto di blocco dei Carabinieri nei pressi di Ravenna. Un nome in più nella lista impressionante di morti che negli ultimi anni i tutori dell’ordine hanno scritto nelle strade, nelle carceri o nelle caserme di tutta Italia. Un nome che, per una volta, lega a sé pure un tentativo di riscossa, giacché per due volte in pochi giorni i parenti e gli amici di Hamdi hanno bloccato Ravenna per urlare la propria rabbia – e non solo il proprio dolore.
Un altro nome, pronunciato durante la mattinata a Porta Palazzo: quello di Hicham, senza-documenti che dal Cie di corso Brunelleschi è stato portato alle Vallette poco più di un mese fa, accusato di aver cercato di fuggire durante un trasferimento verso l’ospedale. È dal giorno del suo arresto, trentaquattro giorni fa, che è in sciopero della fame. Chi lo ha visto in sezione ci ha riferito che è allo stremo. Su di lui e sulla sua storia, prestissimo, vi daremo maggiori aggiornamenti.
Scarica le locandine (1, 2, 3, 4) affisse durante il corteo e leggi il volantino distribuito:
Contro la violenza della polizia
A Ravenna, la notte dell’8 aprile polizia e carabinieri hanno condotto una caccia all’uomo per le strade della città, inseguendo un auto che non si era fermata ad un posto di blocco.
La caccia si è conclusa quando un carabiniere ha sparato 14 colpi contro l’auto uccidendo l’autista, Hamid Ben Hassen un ragazzo tunisino di 27 anni, gli amici che erano con lui sono stati arrestati e si trovano tuttora in carcere.
Una storia come tante altre, purtroppo. Uno dei tanti omicidi compiuti negli ultimi tempi dalle forze dell’ordine, nei commissariati, nelle carceri, nei Cie e nelle strade. Una storia che in genere tutti dimenticano abbastanza in fretta, in qualche giorno, il tempo di sparire dalle pagine dei giornali. Questa volta però qualcuno ha reagito. Nei giorni successivi, più volte, dei ragazzi tunisini hanno manifestato nelle strade di Ravenna con al collo la foto di Hamid, urlando tutta la propria rabbia per il suo assassinio. Una rabbia che evidentemente ha preoccupato tanto le autorità cittadine quanto i rappresentanti della comunità tunisina che hanno annullato una manifestazione prevista per sabato 14 aprile.
In solidarietà ai carabinieri avrebbe invece voluto manifestare, il lunedì successivo, l’organizzazione fascista Forza Nuova. Nella serata di lunedì alcuni anarchici, decisi ad impedire la manifestazione fascista, sono stati circondati dalla polizia e portati in questura.
Il 25 aprile, a Bologna, si svolgerà una manifestazione contro gli omicidi e la violenza poliziesca.
Non possiamo restare in silenzio davanti a quello che è accaduto a Ravenna.
Non possiamo restare in silenzio di fronte alla violenza quotidianamente commessa dalla polizia. La loro presenza nei quartieri in cui viviamo è una minaccia. Dobbiamo smetterla di avere paura. Dobbiamo smetterla di sentirci impotenti. E’ ora di reagire ed organizzarsi per difendersi dalla polizia.