riceviamo e diffondiamo:
Nelle scorse settimane (il 13 e poi il 18, 19 e 29 aprile) si sono tenuti a Trento gli ICT Days, dove ICT sta per Information and Communication Technology. L’evento, organizzato dall’ università di Trento, dalla Fondazione Bruno Kessler e da Trento Rise, ruotava attorno all’ inaugurazione di un nuovo laboratorio di IBM per la ricerca sul linguaggio automatico (“IBM language and knowledge center for advanced studies”) e dava considerevole spazio alla propaganda del progetto “Smart Cities”, altro settore di punta di IBM. Alcuni nemici di IBM e delle tecnologie di guerra che ogni giorno vengono progettate all’ interno dell’ ateneo trentino sono stati presenti alle giornate con striscione (“IBM costruisce la gabbia del controllo totale. Libertà per Silvia, Costa e Billy”), megafono e volantini, ricordando la pluridecennale complicità di IBM con gli apparati repressivi e il suo ruolo guida nella creazione di un mondo tecnologicamente controllato, portando solidarietà a Silvia, Billy e Costantino, e facendo tra l’ altro ritardare di una mezz’ ora l’ inaugurazione del laboratorio. Quì sotto i testi distribuiti:
IBM A TRENTO
L’IBM (International Business Machines) è una delle più importanti aziende al mondo nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie nel campo informatico, delle telecomunicazioni, della microelettronica.
L’obiettivo di IBM è quello di interconnettere a livello informatico la totalità del reale, ossia creare una rete informatica omnicomprensiva della realtà, in tutti i suoi oggetti (uomini, animali, veicoli, infrastrutture, servizi, atmosfera etc). Il controllo, la verifica del comportamento, il monitoraggio, la localizzazione, la previsione, la costante tracciabilità di ogni movimento sono alcune delle tecniche utilizzate per ottenere quello che IBM chiama mondo “intelligente”: l’intelligenza di cui parla, in verità, non è altro che logica calcolatrice e scienza del controllo totale. Da una parte IBM sfrutta la rete delle telecomunicazioni già esistenti e le sue appendici (devices) per renderla più efficiente, in grado di supportare nuove applicazioni; dall’altra sviluppa tecnologie all’avanguardia, nuovi sensori e processori sempre più piccoli, grazie alle nanotecnologie (tecnologie che manipolano la materia a livello nanometrico (1nanometro=1/1 000 000 000 m).
Il progetto più ambizioso di IBM è Smart Cities: è il modello della città del futuro, in cui la mobilità, i sistemi di sicurezza e sorveglianza, l’accesso alle città, l’identificazione, le transazioni economiche, i sistemi medici, sono supportati e connessi tra loro attraverso un’infrastruttura tecnologica informatica onnipresente e pervasiva.
IBM lo sta già realizzando: a Stoccolma ha realizzato il sistema di videocontrollo per le targhe delle vetture in entrata in città, ai cui intestatari viene automaticamente addebitata la tassa per la circolazione in centro; ha inoltre elaborato per la polizia di New York il Real Time Crime Center, un database ottenuto integrando tutti i dati provenienti dai diversi archivi istituzionali per realizzare i profili personali di qualsiasi sospettato, direttamente visualizzabili dal singolo agente di polizia.
Il progetto “Smart Cities” forma un modello di cittadino costantemente rintracciabile grazie ai dispositive tecnologici con cui sarà continuamente costretto a interfacciarsi, sempre più alienato dai rapporti interpersonali, sempre più monitorato dagli occhi meccanici che invadono le nostre città, sempre più dipendente da una tecnologia di cui non conosce minimamente il funzionamento, dunque sempre più dipendente da tecnici ed esperti.
Per realizzare computer sempre più veloci e piccoli IBM è all’avanguardia nella sperimentazione sulle nanotecnologie: si tratta di tecniche irreversibili che si spingono fino nell’intimo della materia e sono capaci di manipolare strutturalmente le molecole e le loro combinazioni, fino a creare artificialmente nuovi materiali.
A Zurigo un laboratorio di nanotecnologie di IBM è stato individuato come obiettivo di una lotta ecologista proprio in quanto centro nevralgico e luogo per la produzione di un mondo sempre più costretto entro la rete della tecnologia. Billy, Costantino e Silvia, compagni anarchici, sono tuttora rinchiusi nelle carceri svizzere, con l’accusa di aver progettato un attacco a questo laboratorio allora in costruzione (2010).
Anche a Trento, grazie all’immancabile patrocinio della Provincia, IBM sta per aprire un laboratorio sul linguaggio automatico all’interno di Trento Rise, proprio a fianco di un dipartimento universitario che collabora a progetti militari (DISI).
IBM è oggi è uno dei principali artefici di un mondo meccanizzato e automatizzato, uno dei principali fornitori di quelle tecnologie del controllo totale con cui governi ed eserciti di tutto il mondo tentano di assicurarsi il mantenimento della pace sociale e la prosecuzione dello sfruttamento. Ecco perché esprimiamo tutta la nostra solidarietà a chi si batte per la difesa di una terra continuamente minacciata dal sistema tecno-industriale e da progetti nocivi e devastanti, e per una vita libera dalla presenza asfissiante del dominio e delle sue armi tecnologiche. Libertà per Silvia, Costa e Billy.
L’Altra faccia della Ricerca
Alcuni laboratori e centri di ricerca, in particolare presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienze informatiche (DISI) della Facoltà di Ingegneria di Trento, collaborano a progetti di natura militare o in partnership con Finmeccanica, il primo produttore italiano di armi (quinto a livello mondiale), e con altre aziende produttrici di armi. Alcuni progetti di ricerca condotti nei laboratori dell’ ateneo trentino sviluppano sistemi di controllo con applicazione militare o duale (civile – militare) e componenti high tech per armamenti:
– Il gruppo Eledia, (DISI – Facoltà di Ingegneria), diretto dal prof. Andrea Massa, svolge ricerche nel campo delle telecomunicazioni e dell’ homeland security (sicurezza interna), progettando applicazioni tecnologiche a fini militari e collaborando con aziende correlate a Finmeccanica.
– Il gruppo RSLab, diretto dal prof. Lorenzo Bruzzone si occupa di telerilevamento satellitare e collabora a COSMO-SkyMed, programma spaziale italiano per applicazioni civili e militari finanziato da Agenzia Spaziale Italiana e Ministero della Difesa e interamente realizzato da Finmeccanica.
– Il gruppo di ricerca legato alla ditta Neuricam di Gardolo e coadiuvato dal prof. Fausto Giunchiglia si occupa di computer miniaturizzati e pervasivi (NanoPC). Dal 2006 Giunchiglia è membro di Eurotech, gruppo controllato da Finmeccanica che sviluppa componenti elettroniche degli UAV (velivoli senza pilota) americani utilizzati in Afghanistan e in Irak.
– FBK (centro di ricerca pubblico della provincia autonoma di Trento), attraverso la figura di Oliviero Stock, collabora con l’Università di Haifa (Israele) nel settore dell’intelligenza artificiale all’interno di un accordo scientifico-militare tra Italia e Israele per lo sviluppo di tecnologie di interdizione, sorveglianza e guerra elettronica. – Transcrime (Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale di Trento), diretto dal prof. Ernesto Savona, sviluppa progetti di ricerca e analisi nel campo della sicurezza nazionale. Il prof. Paolo Rosa (Facoltà di Sociologia) collabora da anni con il CeMiSs (Centro Militare di studi strategici di Roma)
La sinergia fra dipartimenti universitari e centri di ricerca trentini ed enti, istituzioni e apparati militari (e con lo stato di Israele, artefice dell’oppressione del popolo palestinese) va denunciata e osteggiata. Dietro il paravento della “libertà di ricerca” sono in pochi a considerarne le implicazioni etiche e le ricadute sociali.
La guerra parte anche dall’università.
Rompiamo il silenzio sulle complicità accademiche.
antimilitaristi e antimilitariste
fuorilaguerradalluniversita@gmail.com
Non solo: per arrivare al controllo sull’umano, fanno VIVISEZIONE! http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/cervello2/topo-simulazione/topo-simulazione.html
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_novembre_20/cervello-gatto-clonato-chip_83e70d80-d5b5-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml