Qualche giorno fa, mentre passeggiavo da sola sono stata importunata da due loschi figuri.
I due, un uomo e una donna, mi fermano per strada e con fare affabile mi chiedono di seguirli in un luogo tranquillo così da potermi fare una proposta di lavoro molto interessante. Colpita dalla stranezza della situazione chiedo ai due se sono giornalisti o sbirri e comunico che non li avrei comunque seguiti da nessuna parte.
I due si presentano come funzionari della presidenza del consiglio dei ministri, nello specifico del dipartimento informazioni e sicurezza. Si occupano, dicono, dello studio di fenomeni sociali e vorrebbero che io li aiutassi ad approfondire quello dell’anarco-insurrezionalismo.
Allibita e innervosita rispondo loro che se nella mia vita avessi scelto di lavorare per lo stato, il ministero o robe simili avrei in passato fatto i concorsi, ma visto che fortunatamente ho fatto scelte diverse non sono interessata a nessuna loro proposta. Ho aggiunto che mi urtava molto il fatto che si fossero permessi di seguirmi, spiarmi e importunarmi. Detto questo ho preso il culo e sono andata via.
Non sto qui a descrivere la rabbia e il disgusto che provo. Mi sento offesa. Offesa perché questi si sono permessi di avvicinarsi a me e farmi le loro vili proposte.
Sono convinta che cose del genere possano accadere a chiunque. Immaginare una tale possibilità mi induce a fare diverse riflessioni.
Da sempre lo Stato cerca di insinuarsi fra i compagni, attraverso continui monitoraggi, tramite agenti infiltrati, attraverso vili informatori, cercando soggetti disposti a vendersi e a fornire informazioni utili alle indagini.
Credo che oggi per lo Stato sia molto facile. Dispone di sofisticati strumenti tecnologici e si trova davanti un movimento debole e confuso, incapace al di là degli slogan di costituire una reale minaccia.
Non posso fare a meno di pensare che un movimento anarchico nel quale si riconoscono gruppi e individui capaci di chiedere che venga garantita l’incolumità di un’infame una volta scoperta, disposto alla dissociazione e facile alle calunnie, attenti ad una crescita quantitativa e non qualitativa, tesi a rincorrere il consenso degli “onesti” cittadini, non possa che prestarsi ai tentativi da parte del potere di penetrarlo e colpirlo nella sua debolezza e vulnerabilità.
Gli anarchici sembrano aver smesso di voler conoscere e riconoscere il nemico e attaccarlo. Il nemico al contrario la sua guerra l’ha già iniziata da tempo.
Con un po’ di amarezza nel cuore, ma con la determinazione di sempre, come individuo vado avanti lungo i sentieri scoscesi e affascinanti della libertà e del desiderio di distruggere questo esistente.
M.