per i nostri compagni e le nostre compagne sequestrat@ in tutto il mondo
La sopravvivenza nel capitalismo e` cosi quadricolata e monotona da non essere poi molto differente da quella della cruda prigione; la citta`, gli orari, il lavoro, lo studio, la famiglia e un innumerabile quantità di organismi oppressivi, ci asfissiano in tal modo che a volte sembrerebbe stessimo in qualche grande sezione carceraria. Videocamere di vigilanza 24 ore al giorno, migliaia di sbirri custodiando la proprietà, severi giudici con sorrisetti soddisfatti all’applicare le loro leggi durissime, strette manette che precedono le loro gabbie inespugnabili e un lunghissimo eccetera, e` tutto cio` che la societa` utilizza per mantenere controllati gli individui, coloro che, timorosi dei castighi promessi a chi sconfina i codici di condotta imposta, tacciono, si abituano alla oppressione, la assimilano come parte integrale della vita, come qualcosa di naturale e preferiscono evitare i conflitti con la autorita` invece di ribellarsi.
I potenti di tutti gli stati non si sono risparmiati sforzi di tutti i tipi per reprimere e incarcerare coloro che si sono mantenuti in posizioni di scontro con l’esistente.
Ma oggi non scriveremo a proposito della sopravvivenza dentro al capitalismo, vogliamo invece salutare quell@ che non hanno avuto nessun dubbio a traspassare i loro recinti morali e si sono scontrati faccia a faccia con il potere, quell@ che ad oggi dormono dentro al piu`palpabile edificio della repressione, il carcere. Scriviamo per esprimere la nostra urgenza di solidarizzare con i nostri compagni e le nostre compagne in galera.
Il potere attacca incarcerando i compagni e le compagne e si coordina per combattere le idee di liberta`.
Questa vendetta ricade principalmente su individui ben riconoscibili che senza maschere si sono dichiarati antiautoritari o anarchici e hanno fatto del propagarsi delle idee-azioni una importantissima arma di lotta, come cio` che e` successo in Italia, Bolivia o Cile.
Il fantasma che si genera nella possibilita`di una rete internazionale (non ci riferiamo a nessun tipo di organizzazione) continui a materializzarsi, come una proposta reale.
Una rete nella quale compagn@ di differenti luoghi del mondo, che non si conoscono ne`si conosceranno mai, che non obbediscono a nessun tipo di struttura e che non hanno bisogno di ideologi ne`leader, uniscano volonta`, sforzi e complicita`per confrontarsi con il dominio in tutto il
suo spettro; che, attraverso differenti strumenti, superando le barriere linguistiche e le frontiere fittizie, stabiliscano legami di solidarieta` e superino le false imposizioni…
Convochiamo quindi, dal 21 al 30 di settembre, una settimana di agitazione e solidarieta’ con i nostri fratelli e le nostre sorelle, con i compagni e le compagne sequestrat@ in tutto il mondo.
Anche se non dovrebbe essere necessario appellare a settimane di agitazione, visto che in generale ne siamo critici perche` la solidarieta’ non conosce date di calendario, i gesti comunque si vanno diluendo nella continua voragine della informazione e nelle “cosidette lotte locali” mentre la concentrazione delle energie in un lasso di tempo ridotto, ci aiuta invece a dare un nuovo e costante impulso nella lotta contro le carceri e nella diffusione delle idee libertarie; qualsiasi azione,
qualsiasi parola di appoggio apporta forza e coraggio ai detenuti e alle detenute.
E in questa lotta per la liberazione totale non vogliamo tralasciare la repressione che soffrono milioni di animali chiusi in zoo, circhi e laboratori, e della nostra necessita` di lottare per la loro liberazione.
Questo testo e` una chiamata per dire, mediante l’azione multiforme e con distinti strumenti, che i nostri compagni e le nostre compagne incarcerat@ non sono dimenticat@, i nostri gesti di solidarieta’ evadono qualsiasi torre di vigilanza e attraversano chilometri di oceano per abbracciare a qualsiasi irriducibile che si posizioni nella lotta dentro e fuori dal carcere.
Della stessa forma poniamo in dubbio questa imposizione astratta delle frontiere, ragione per cui il cosiddetto internazionalismo non dovrebbe essere tale, visto che “nel mondo dei leader siamo tutti stranieri”.
Saluti ribelli a:
-In Cile: Luciano Pitronello “Tortuga”, Carla Verdugo e Iván Silva, a i compagni e le compagne del cosidetto “caso Segurity”: Juan Aliste Vega, Marcelo Villarroel, Freddy Fuentevilla. A Alberto Olivares, Juan Tapia e ai fratelli e sorelle profugh@ Gabriela Curilem e Diego Rios. E agli arrestati della lotta di strada; Sebastian “Chasca” Fajardo, Eduardo “Mecha” Garay, e a tutt@ quell@ che sono ora sotto processo per gli scontri di strada.
– In Bolivia: Henry Serragundo, Nina Mancilla e Mayron Mioshiro
– in Argentina: Diego Petrissans e Leandro Morel
– in Messico: Mario Lopez, Braulio Duran e la compagna prófuga Felicity Order.
-Negli Stati uniti : Mumia Abu Jamal, Douglas Wrigth, Brandon Baxter, Connor Stevens, Joshua Stafford, Marie Manson, Eric McDavid e a Jeffrey “Free” Luers.
-In Indonesia: Eat y Billy.
-In Italia: Stefano Gabriele Fosco, Elisa Di Bernardo, Alessandro Settepani, Sergio Maria Stefani, Katia Di Stefano, Giuseppe Lo Turco, Paola Francesca Iozzi, Giulia Marziale, Lucca Abbá e a chi e’ stat@ condannat@ per le proteste del G8 a Genova.
-In Svizzera: Marco Camenish e Costa.
-In Germania: Gabriel Pombo da Silva. Sonja Suder e Christian Gauger (questi ultimi due arrestati l’anno scorso dopo 3 anni di fuga).
-In Spagna: Tamara Hernández (adesso a piede libero, condannata a 8 anni e aspettando l’indulto parziale per accorciare la pena ). ), Claudio Lavazza e Juan Rico
-Ai compagni e alle compagne incarcerat@ in Russia e Biolorrussia.
– E specialmente a tutt@ i/le prigionier@ in lotta e ai/alle profugh@ in Grecia. (Ai compagni e le compagne di Cellule di Fuoco, Lotta rivoluzionaria e tutt@ quell@ che sono stat@ incarcerat@ per la propria pratica antiautoritaria)
E a tutt@ i/le prigionier@ che si posizionano in guerra anche dentro le gabbie in qualsiasi parte del mondo…
Fino alla distruzione dell’ultimo bastione della societa’ carceraria!
Con amore e rabbia…
ci vediamo nelle strade!
Castellano.
con nuestrxs hermanxs y compañerxs secuestradxs en todo el mundo.
La sobrevivencia en el capitalismo es tan cuadriculada y monótona que no difiere demasiado de la cruda cárcel; la ciudad, los horarios, el trabajo, el estudio, la familia y un sinnúmero de organismos opresivos nos asfixian de manera que a veces pareciera que estuviéramos en algún gran módulo
carcelario. Cámaras de video vigilancia 24 horas al día, miles de policías custodiando la propiedad, estrictos jueces con sonrisitas satisfechas por aplicar sus durísimas leyes, apretados grilletes que preceden a sus inexpugnables jaulas y un larguísimo etcétera es lo que la sociedad utiliza para mantener a raya a los individuos, quienes temerosos de los castigos prometidos por desbordar los códigos de conducta impuestos, callan, se acostumbran a la opresión, la asimilan como parte integral de su vida, como algo natural prefiriendo evitar conflictos con la autoridad antes que rebelarse.
Los poderosos de todos los Estados, no han escatimado esfuerzos de todo tipo para reprimir y encarcelar a quienes se han mantenido en posiciones de enfrentamiento a lo existente. Pero hoy no escribiremos de la sobrevivencia dentro del capitalismo, sino que saludaremos a esxs que no
dudaron en traspasar sus cercas morales y se enfrentaron cara a cara con el Poder, quienes hoy duermen en el más palpable edificio de la represión, la cárcel. Escribimos para expresar nuestra urgencia de solidarizar con nuestrxs compañerxs en prisión.
El Poder ataca encarcelando a compañerxs y se coordina para combatir las ideas de libertad, esta venganza cae principalmente hacia reconocibles individuxs que sin tapujos se han declarado anti-autoritarixs u anárquicxs y han hecho de la propagación de ideas-acciones una importantísima arma de lucha, como lo ocurrido en Italia, Bolivia o $hile. El fantasma que les genera la posibilidad de una red internacional (no nos referimos a ningún tipo de organización) se continúe materializando como una propuesta real, en la cual compañerxs de distintos lugares del mundo, que no se conocen ni se conocerán, que no obedecen a ningún tipo de estructura, y que no requieren de ideólogxs, ni jefxs, aúnen voluntades, esfuerzos y complicidades para enfrentarse al dominio en todo sus espectro, y utilizando distintas herramientas, superando las barreras idiomáticas, y las ficticias fronteras, establezcan lazos de solidaridad y superen las falsas imposiciones….
Es por eso que nos convocamos a una Semana de Agitación y Solidaridad desde el 21 al 30 de Septiembre con nuestrxs hermanxs y compañerxs secuestradxs en todo el mundo. Si bien no debería ser necesario apelar a semanas de agitación, en general somos críticos de ellas, porque la solidaridad no conoce de fechas calendarizadas, sin embargo a veces los gestos se diluyen en la continua vorágine de la información y las “llamadas luchas locales”, la concentración de energías en un espacio de tiempo reducido nos ayuda a dar un nuevo y constante impulso en la lucha
contra las cárceles y la propagación de ideas libertarias, cualquier acción, cualquier palabra de apoyo inyecta fuerza y coraje a lxs presxs.
En esta lucha por la liberación total no queremos también dejar de mencionar la represión que sufren millones de animales encerrados en zoológicos, circos y laboratorios, y de nuestra necesidad de luchar por su liberación.
Este texto es un llamado a expresar desde la acción multiforme y con distintas herramientas que nuestrxs compañerxs encarceladxs no están olvidadxs, nuestros gestos solidaridad evaden cualquier torre de vigilancia y atraviesan kilómetros oceánicos para abrazar a cualquier irreductible que se posicione en lucha dentro o fuera de las cárceles.
Asimismo nos cuestionamos esa abstracta imposición de las fronteras, por lo tanto el llamado internacionalismo, no debería ser tal, porque en “el mundo de los jefes somos todxs extranjerxs”.
Saludos rebeldes a:
-En Chile: Luciano Pitronello “Tortuga”, Carla Verdugo e Iván Silva, a lxs compaeñros del llamado “caso Segurity”: Juan Aliste Vega, Marcelo Villarroel, Freddy Fuentevilla. A Alberto Olivares, Juan Tapia y a lxs hermanxs profugxs Gabriela Curilem y Diego Rios. Y a los presos de la lucha callejera; Sebastian Fajardo, Eduardo Garay, Adrián Díaz y todxs lxs que se encuentran procesadxs por la lucha callejera.
-En Bolivia: Henry Serragundo, Nina Mancilla y Mayron Mioshiro.
-En Argentina: Diego Petrissans y Leandro Morel.
-En Mexico: Mario Lopez, Braulio Duran y a la compañera prófuga Felicity
Ryder.
-En Estados Unidos: Mumia Abu Jamal, Douglas Wrigth, Brandon Baxter, Connor Stevens, Joshua Stafford, Marie Mason y Eric McDavid
-En Indonesia: Eat y Billy.
-En Italia: Stefano Gabriele Fosco, Elisa Di Bernardo, Alessandro Settepani, Sergio Maria Stefani, Katia Di Stefano, Giuseppe Lo Turco, Paola Francesca Iozzi, Giulia Marziale, Lucca Abbá y a lxs condenadxs por las protestas del G8 en Genova.
-En Suiza: Marco Camenish y Costa.
-En Alemania: Gabriel Pombo da Silva, Sonja Suder y Christian Gauger (estxs últimxs capturados el año pasado luego de 33 años de fuga).
-En España: Tamara Hernández (en la calle, condenada a 8 años y a espera de indulto parcial para recortar la pena), Claudio Lavazza y Juan Rico.
-A lxs compañerxs enjauladxs en Rusia y Biolorrusia.
En especial a todxs lxs presxs en lucha y a lxs prófugos en Grecia. (A lxs compañerxs de la Conspiración de Células del Fuego, Lucha Revolucionaria, y todos aquellxs que han sido encarcelados por su praxis anti autoritaria).
Y a todxs lxs prisionerxs que se posicionan en guerra dentro de las aula en cualquier lugar del mundo…
¡Hasta destruir el último bastión de la sociedad carcelaria!
CON AMOR Y RABIA….NOS VEMOS EN LA CALLE.
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