Resoconto della giornata dell’ 11 aprile
L’invito dalla Val Susa è chiaro: portare la valle in città. E la città non tarda a dare la sua risposta agli espropri. Già nella notte Piazzale degli Eroi in Prati si riempie di bandiere No Tav e due striscioni vengono appesi nella piazza. Resisteranno fino all’ora di pranzo, quando i solerti addetti al decoro urbano, sollecitati dal questore, ripuliranno tutto.
Nella mattinata tre blocchi del traffico rallentano la routine quotidiana degli ignari cittadini e qualcuno ieri è arrivato decisamente tardi a lavoro. Il primo blocco è vicino l’università, tre cassonetti vengono rovesciati e una bandiera No Tav comincia a sventolare. Il secondo sulla via Ostiense: un’azione rapida con fumogeni e uno striscione steso tra due guardrail bloccano la viabilità. Il terzo vicino alla stazione Tiburtina, di nuovo cassonetti e bandiere ricordano che ieri non è stato un giorno come gli altri.
Ma la giornata di lotta non finisce qui. L’appuntamento lanciato dai No Tav romani è alle 17:00 a piazzale tiburtino. Si monta un gazebo sul marciapiede e la strada si riempie, passano i minuti e le presenze aumentano. Gli interventi si susseguono, e i collegamenti con radio black out trasmettono le ultime notizie della Valle. Nel frattempo la nuova occupazione di via Boccea viene minacciata di sgombero, sembra che alcune camionette si stiano avvicinando alla Fazenda occupata. I momenti sono frenetici e alla fine si decide che un po’ di persone andranno a dare una mano mentre altri continueranno la mobilitazione No Tav.
Alle 18:30 si smonta il presidio e ci si muove in corteo per le strade di San Lorenzo. I numeri aumentano e scritte No Tav cominciano ad apparire sui muri: “ NO TAV ovunque”, “Libere/i tutte/i”, “Bloccare tutto”. Le bandiere sventolano illuminate da un mite sole romano e determinati ci si avvicina insieme al primo obbiettivo della giornata: il deposito logistico di trenitalia a scalo san lorenzo. Le serrature saltano, velocemente si entra e in pochi minuti il corteo è dentro.
Dopo l’iniziale sorpresa la risposta delle forze dell’ordine è massiccia. Dai megafoni si rivendica la scelta di rispondere agli espropri che stanno avvenendo in Valle, con l’occupazione di un luogo di proprietà di trenitalia. Due freccia rossa sono in ostaggio, la tensione sale. Digos e funzionari di piazza, supportati e incoraggiati da un centinaio di soldatini carichi e tesi, intimano di sgomberare immediatamente il posto; si improvvisa un’assemblea di fronte alle porte dello stabile incuranti della massiccia presenza degli sbirri.
E’ un momento di riappropriazione e di orizzontalità. Nasce una discussione animata su come proseguire: se rimanere lì affrontando il divieto della questura o se andare via continuando la giornata in altri modi. Alla fine si sceglie di rimettersi in marcia valutando impraticabile la difesa dello spazio. C’è ancora tanto da fare.
Il corteo riprende le strade del quartiere dirigendosi in piazza dell’immacolata. Nel frattempo l’occupazione di boccea può respirare, la minaccia portata a un luogo così sensibile ha richiamato tutte le forze a loro disposizione. Una sottile soddisfazione serpeggia tra tutte e tutti facendo scandire con più voce cori e canti.
Si raggiunge la piazza. Si ricomincia a parlare; tra chi vuole mangiare e riposarsi e chi invece vorrebbe ripartire subito, tutta la piazza manifesta la volontà di riappropriarsi di un posto, per organizzarsi, vivere insieme e dare forza a queste giornate. Non si aspetta e si riparte insieme sorretti da una determinazione che non fa pesare stanchezza e fame.
Si apre un nuovo posto: l’ex cinema apollo, vicino alla stazione termini. Le sue condizioni non sono come ci si aspettava e non permettono di ospitare le due assemblee in programma nei giorni a venire. Nonostante la delusione di non avere uno spazio agibile si decide di ridare appuntamento per la mattina seguente per allestire un presidio in piazza. Le facce cominciano a segnare un po’ di stanchezza e questa prima giornata di lotta si chiude con una grande cena collettiva in strada. I tavoli e le panche occupano marciapiedi e rotaie del tram. In un’atmosfera surreale le fatiche e le asprezze della giornata si dileguano tra risate e buon cibo. Mangiare insieme significa di più che sopperire ad un bisogno, significa mettere un altro tassello a quella vita in comune che si costruisce solo nella lotta.
Ci si saluta dandosi un nuovo appuntamento per il giorno dopo; ore 10:00 del mattino a piazza dell’immacolata a San Lorenzo. Domani sarà una nuova giornata di lotta e tutte e tutti vanno a dormire pensando a proposte pratiche da condividere la mattina successiva.
Oggi 13 aprile: dalle 17 incontro con i comitati territoriali sulla cementificazione della città presso l’università La Sapienza di Roma – Facoltà di giurisprudenza aula 8.
Domani alle 10 partecipazione all’assemblea per lo sgombero della Fazenda occupata alle 10 a piazza Ormea (Casalotti). Ore 13 stazione termini per prendere insieme il treno per il corteo di Albano.