[Albano ] Fermiamo l’inceneritore dei castelli romani

sabato 14 aprile ore 15.30 piazza Mazzini – Albano

Sono quasi 5 anni che le amministrazioni regionali cercano di far costruire ad Albano Laziale, al centro dei Castelli Romani, il grande inceneritore di Cerroni. Mentre provano a farci credere, con la loro propaganda, che l’unico modo per trattare i rifiuti è quello di bruciarli.

Gli inceneritori da rifiuti, anche quelli più moderni di ultima generazione, emettono nell’atmosfera sostanze tossiche prodotte dalla combustione dell’immondizia. Tra queste vi sono cloro, diossine, furani, clorobenzene, metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio,…), acido cloridrico, e molto altro ancora. Oltre a queste sostanze tossiche vi sono anche le più pericolose nanoparticelle, delle dimensioni di un milionesimo di millimetro. Nemmeno i filtri di ultima generazione riescono a contenere la loro pericolosità perchè si accumulano negli organismi, nelle piante che mangiamo ed essendo cancerogene danno vita a tumori ed altre pericolosissime patologie! Le loro piccolissime dimensioni gli permettono di essere trasportate dal vento per kilometri: vivere nel raggio di 50 km da un inceneritore significa aumentare di moltissimo la probabilità di contrarre tumori! Gli inceneritori sono rozze macchine industriali che hanno bisogno di imponenti quantità di acqua che saranno sottratte alle già compromesse falde acquifere dei Castelli Romani.

Per anni comitati popolari si sono battuti contro la costruzione di questo inceneritore che dovrebbe bruciare dalle 160.000 alle 250.000 tonnellate di CDR (parte secca dei rifiuti) all’anno (quando la produzione di CDR di tutti i Castelli romani è di circa 60.000 tonn/anno, le restanti, come dichiarato nel progetto, arriveranno da Roma o altrove!). Dopo anni di battaglie nelle piazze e nei tribunali, il 15 dicembre del 2010 il TAR del Lazio ha emesso una sentenza che bloccava l’impianto per incompatibilità ambientale, dando ragione alle popolazioni e alla resistenza contro questo EcoMostro.

Il 22 marzo scorso, abbiamo appreso che il Consiglio di Stato ha invalidato la precedente sentenza del TAR, sbloccando formalmente il cantiere e sostenendo che le popolazioni non sono legittimate a difendere i territori perché l’unica volontà che conta è quella delle istituzioni regionali che vogliono costruire l’impianto!! Quindi per il Consiglio di Stato l’unico parere che vale è quello dei politici che per far arricchire i loro amici imprenditori di turno, (in questo caso il monopolista dei rifiuti del Lazio Manlio Cerroni che sarà proprietario dell’impianto) sono disposti a calpestare i territori, le loro risorse e le popolazioni che li abitano!

Per noi invece l’unico grado di giudizio che conta è quello popolare e si misura sul terreno della lotta! Non ci siamo mai fermati perché le nostre ragioni sono inoppugnabili: sappiamo che costruire inceneritori serve a trasformare rifiuti urbani in rifiuti tossici ed inquinare irrimediabilmente il nostro territorio. Sappiamo che i rifiuti possono essere trattati con il riciclaggio, il compostaggio, il trattamento meccanico biologico A FREDDO, senza bisogno di nessun bruciatore.

Non resteremo a guardare e non accetteremo questa devastante prepotenza.
Lo faremo per noi e per i nostri figli e nipoti. Non resteremo a guardare mentre proveranno a posare le prima pietra del cantiere. Non glielo permetteremo, bloccheremo i lavori, bloccheremo il cantiere. Questa non è una battaglia che siamo disposti a perdere. Scendiamo nelle piazze, prendiamoci le strade!

14 APRILE ore 15.30

CORTEO CONTRO L’INCENERITORE

ALBANO LAZIALE, partenza da P.zza Mazzini

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Comunicato di Tomo sulle perquisizioni del 29 marzo

riceviamo e diffondiamo:

Giovedì 29 marzo, durante la notte, per ordine della procura di Perugia e della p.m. Manuela Comodi, sono state effettuate diverse perquisizioni nei confronti di 4 anarchici in varie città (Pisa, Ravenna, Genova, ecc.); sono stati mobilitati diversi reparti dei carabinieri, tra i quali la Sezione Anticrimine di Bologna e i reparti ROS Antieversione ed Indagini Tecniche di Roma.
Alle 4.05, mi sono visto piombare in casa 6 carabinieri (2 locali, 2 ROS e 2 della suddetta Sezione Anticrimine) in cerca di materiale documentale, materiale utile all’assemblaggio di plichi esplosivi e via dicendo. Tutto questo è avvenuto a causa dei miei rapporti di affinità con i compagni di Culmine e col mio compagno coinvolto con me nel progetto ParoleArmate.
Durante la perquisizione, gli sbirri commentavano in modo sarcastico ciò che trovavano, cosa che non faceva che aumentare il mio senso di nausea, di odio e di disgusto nei loro confronti.
Dopo 3 ore passate a cercare e frugare, sono tornati in caserma con due scatoloni pieni di materiale (uno di questi mi sarà poi restituito immediatamente, mentre l’altro tenuto in quanto considerato utile al fine delle indagini).
Hanno preso di tutto: un computer, 3 telefoni cellulari, una quarantina di libri, opuscoli, volantini, lettere (con particolare attenzione al materiale sui compagni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, che comprendeva due lettere ed alcuni opuscoli), un paio di guanti, vecchi fogli scritti a mano e così via.
Sono stato costretto, quella stessa mattina, a recarmi nella caserma provinciale dei carabinieri, dove mi hanno consegnato il verbale di perquisizione e di sequestro; in quel momento ho scoperto però di essere l’unico dei 4 perquisiti a non essere indagato.
Gli articoli di cui sono accusati i miei compagni sono 110, 112, 270bis e 280.
Quest’operazione non è altro che l’ennesimo tentativo atto a reprimere ed intimidire refrattari e ribelli, cercando di spegnere il fuoco anarchico e rivoltoso che brucia dentro di noi. Inutile dire che non sono neanche lontanamente riusciti nel loro intento.
Noi continuiamo sulla non-via, quella delle fiamme e dell’odio, senza arretrare di un millimetro.
Si armino le parole, i pensieri e le mani; concretizziamo la nostra rabbia, il nostro desiderio e bisogno di distruzione. Attacchiamo.
Un complice abbraccio di fuoco a tutti i compagni perseguiti e a tutti gli affini che hanno dimostrato la loro vicinanza e solidarietà, tra cui i compagni delle Edizioni Cerbero e i compagni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Che l’incendio dell’insurrezione anarchica divampi e si propaghi dal cuore e dagli occhi degli indomiti di tutto il mondo alle strade delle città e delle metropoli, nonostante tutti i tentativi di arginarlo ed estinguerlo.
Per questo mi unisco al grido dei miei compagni:

VIVA L’ANARCHIA!
RUGGISCA LA POLVERE E DISTRUGGANO LE FIAMME!

Tomo, 2 aprile 2012, al Culmine del Nulla.

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[Roma] 12 anni di occupazione all’Ateneo Squat

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PDL + SBIRRI + GIORNALISTI = E CHE CIUCCULAT!

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[Roma] Giovedì di apertura Torre Maura Occupata

Aprile 2012
2° Giovedì del mese 12/04
cena vegan e a seguire dj set by Angel1
” coi dischi dall’oltretomba unica riesumazione prevista”

4° Giovedì del mese 26/04
Serata Islandese
ore 19:00 proiezione del film “Cold Fever” di Fridrik Thor Fridriksson
ore 20:30 cena vegan

Torre Maura Occupata
Via delle Averle 10, roma
bus 105-556-312 trenino Roma-Giardinetti

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[Roma] Settimana di lotta NOTAV

L’11 aprile la Val di Susa chiama nuovamente alla mobilitazione in ogni città. Questo appello è rivolto a tutte le persone che, in questi lunghi mesi di occupazione militare, di lotta e resistenza, si sono schierati in ogni dove a fianco di chi si oppone al progetto TAV.
E’ chiaro ormai che la lotta No Tav è la lotta di tutti coloro che si battono contro la devastazione del territorio, contro la definitiva trasformazione in merce delle nostre vite. Le ragioni NOTAV si trovano in ogni ospedale che chiude, nei finanziamenti negati all’istruzione, in ogni pezzo di terra ceduto alla cementificazione, in ogni persona che perde la casa, nella libertà di licenziare regalata ai padroni, in ogni persona privata della libertà.

Il 27 febbraio scorso Luca, un amico e compagno, ha rischiato di morire nel tentativo di intralciare l’esproprio delle terre della Maddalena.
In quell’occasione hanno occupato militarmente un altro pezzo di terra, l’hanno cintata con reti, jersey e filo spinato.

Il prossimo mercoledì 11 aprile gli ufficiali giudiziari ratificheranno l’esproprio delle terre dei valsusini. Un’ipocrisia legale sancirà così l’allargamento del cantiere e da quel giorno le ditte potranno cominciare di fatto i lavori. Sarà una settimana in movimento per portare la valle in città, una settimana di lotta contro quelle politiche speculative che stanno trasformando ogni pezzo di mondo in un’occasione per fare profitti.

Una possibilità per connettere le resistenze che si stanno opponendo a questi folli progetti: dall’esperienze di autogestione degli orti urbani, ai comitati contro le discariche e gli inceneritori, dalle lotte contro la cementificazione selvaggia, all’ occupazione di spazi contro le speculazioni.

Dalla lotta in Val Susa a quella contro l’inceneritore di Albano, anche questa volta i NOTAV ci saranno. Con creatività e determinazione saremo lì e saremo ovunque sia possibile inceppare la macchina dello sfruttamento

Ancora una volta, la val di Susa è ovunque.

A SARA’ DURA

Assemblea NoTAV di Roma

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Giovanni Passannante [19/2/1849 – 14/2/1910]

di: Ettore Bartolozzi
tratto da: [La Rivolta, Pistoia, anno I, n. 8 del 19 febbraio 1910]

Lunedì 14 febbraio alle ore 10 ant. è deceduto per paralisi bronchiale, nel manicomio giudiziario di Montelupo Fiorentino, Giovanni Passannante.

I giornali quotidiani, dal Corriere della Sera all’Avanti!, dall’Avvenire d’Italia alla Vita, fanno seguire la notizia della morte da commenti per quello che fu l’avvenimento per il quale Giovanni Passannante fu condannato a morte.

Fu il 17 novembre 1878 che Umberto di Savoia, reduce da un lungo viaggio attraverso l’Italia, era accolto dal popolo pecorilmente devoto in Napoli. La carrozza nella quale, oltre a Umberto, si trovavano la regina Margherita, il principino ed il transfuga Benedetto Cairoli, ministro dell’interno, percorreva quel tratto di strada che, per il largo Carriera Grande, conduce dalla stazione ferroviaria al Palazzo Reale, quando Giovanni Passannante, di Salvia in Basilicata, si lanciò verso la carrozza e tentò di colpire re Umberto con un pugnale che aveva nascosto fra le pieghe di una bandierina. La prontezza di Benedetto Cairoli salvò Umberto I da quel primo attentato.

Il Passannante aveva allora 29 anni e faceva di professione il cuoco. Fu condannato a morte ma, graziato dal Re, fu rinchiuso nell’ergastolo dell’Isola d’Elba, presso Portoferraio, ove rimase circa 10 anni, nella Torre, che da lui prese il nome.

La segregazione cellulare continua, le infamie che contro di lui si compirono, gli fecero smarrire la ragione ed allora fu tradotto nel manicomio criminale di Montelupo, ove è morto cieco e completamente pazzo.

L’attentato di Passannante fu sfruttato dai reazionari di quell’epoca contro la fiorente Internazionale. Nell’atto di un singolo si volle vedere il complotto; e per dare consistenza agli armeggi della polizia, fu fatto passare il Passannante per anarchico, mentre non era che un repubblicano, e furono fatte scoppiare dalla polizia delle bombe addomesticate, ove più fiorenti erano le Sezioni dell’Internazionale, per poter avere il pretesto di fare degli arresti in massa, in onore e per la gloria della gloriosa stirpe sabauda.

A Firenze la sera del 18 novembre, mentre una dimostrazione acclamante ai sovrani passava per via Nazionale, scoppiò una bomba all’Orsini che uccise e ferì diverse persone. Su testimonianza di creature della questura fu imbastito un processo che, malgrado fosse indiziario, e malgrado apparisse agli occhi d’ognuno parto della polizia, portò alla condanna di diversi Internazionalisti, fra i quali il Batacchi e lo Scarlatti a pene gravissime, che raggiunsero l’effetto sperato, cioè quello di sbandare l’Internazionale fiorentina.

La figura di Giovanni Passannante, malgrado il giudizio del socialista Adolfo Zerboglio, riluce di luce propria e smentisce tutti coloro che, desiderosi di render servigi a coloro che ci comandano, vollero rimpicciolirla con il dichiarare essere il regicida un deficiente, squilibrato ed abbrutito.

La migliore risposta che possiamo dare a questi sicari vecchi ruffianeggianti tutti con i poteri costituiti, è riportare integralmente quanto ebbero a dichiarare gli psichiatri Biffi e Tamburini, incaricati della perizia al processo:

«Noi abbiamo esaminato attentamente le qualità psichiche del prevenuto e noi non vi abbiamo trovato nulla di anormale. L’attività produttiva della mente è in lui regolare; le espressioni di cui si serve non sono come comporterebbe la sua condizione sociale; le sue idee sono elevate e rivelano una cultura superiore. Le sue risposte denotano in lui una finezza ed una forza di pensiero non comune. Interrogato s’egli si credeva in diritto di fare violenza ai sentimenti della maggioranza, e di turbarne la tranquillità, ha risposto: La maggioranza che si rassegna è colpevole e la minoranza ha il diritto di resisterle.

Alla nostra domanda come mai lui, povero cuoco, aveva la presunzione di volere scrivere degli opuscoli, rispose: Sovente gli ignoranti riescono là ove i sapienti inciampano.

I sentimenti affettivi, quello del dovere soprattutto, sono in Giovanni Passannante pronunciatissimi.

Lo studio della sua vita anteriore non ci ha rivelato neppure un atto di disonestà. Infine egli ha volontà ferma, parola sicura, tagliente, che riflette fedelmente il suo pensiero. Ha una fisionomia dolce, sorridente qualche volta, ed ha un comportamento energico.

Interrogato se egli approvava che per la sua difesa lo si facesse passare per pazzo, rispose: Io non temo punto la morte; non voglio passare per pazzo; sacrifico volentieri la mia vita ai miei principi».

Dalla perizia psichiatrica dei sig. Biffi e Tamburini apprendiamo che Giovanni Passannante non era un deficiente come vorrebbero far credere oggi i sicari della penna, ma possedeva un’intelligenza superiore alla media, che gli aveva permesso, a lui umile cuoco, di acquistare una cultura non comune fra la gente del popolo.

Ebbene malgrado la sua bontà d’animo affermata dagli psichiatri, malgrado la sua illibatezza di costumi, malgrado la nobiltà dei sentimenti che lo avevano spinto a compiere l’attentato, non contro Umberto I, ma contro il tiranno, fu condannato a morte, e per crudeltà maggiore, salvato dal patibolo per farlo morire cento volte al giorno, nelle tetre segrete della Torre.

C’è da inorridire al pensiero di come quest’uomo geniale, intelligente, di sana e forte costituzione fisica, abbia potuto perdere la ragione e la salute. C’è da inorridire pensando a quei dieci anni passati nel buio e nel silenzio di una tomba. Il cadavere di Giovanni Passannante si innalza oggi fremente di fronte ad una dama eternamente bionda che non conobbe altro che le raffinatezze crudeli della più abietta vendetta.

Nessuno ha mai potuto illustrare le sofferenze di Giovanni Passannante. Quando le porti pesanti della sua tetra e fetida prigione si aprirono per lasciarlo passare onde trasportarlo al manicomio di Montelupo, da quella tomba non uscì che il corpo disfatto della povera vittima, la quale lasciava là dentro la parte sua migliore, il suo cervello pensante, la sua forza d’animo, la fede nell’Idea di fratellanza umana.

Poche rivelazioni si ebbero sulla vita che il Passannante passò in carcere. L’unica persona che lo vide, l’on. Bertani, ne fa un quadro raccapricciante. Saverio Merlino ne parla nel suo libro L’Italie telle qu’elle est in questo modo: «Per due anni e mezzo Passannante restò sepolto in una completa oscurità, in una cella situata al di sotto del livello dell’acqua, e là sotto l’azione combinata dell’umidità e delle tenebre il suo corpo spogliò di ogni pelo, si scolorì e si gonfiò in una guisa pietosa.

Più tardi lo si fece montare per scale segrete e oscure, senza ch’egli vedesse un lembo di cielo, a una cella superiore. Là egli restò rinchiuso giorno e notte senza interruzione.

Il guardiano che lo guardava a vista, aveva l’ordine espresso di non mai rispondere alle sue domande, fossero anche le più urgenti e le più indispensabili.

È inutile dire ch’egli non riceveva mai né lettere, né visite.

Bertani fu il solo che riuscì a forzare la consegna. Dopo otto giorni d’insistenza, di minacce e di dispacci col ministero, ottenne un permesso, che era stato sempre rifiutato a degli stranieri eminenti, ed anche all’arcivescovo di Portoferraio. Ma egli doveva guardare il prigioniero da un buco della porta e alla condizione assoluta di non parlare, perché il prigioniero non doveva accorgersi della presenza d’un visitatore.

Dopo un certo tempo, necessario ad abituare l’occhio alle tenebre, Bertani poté discernere alla debolissima luce di una lanterna situata nell’interno della cella la figura di Passannante ridotto in una condizione raccapricciante. Le sue membra erano gonfie, il suo viso cereo, egli giaceva su un tavolaccio ed emetteva dei rantoli tenendo sollevata con una mano una grossa catena di 18 chili ch’egli non poteva sopportare in altro modo data l’estrema sua debolezza.

Il disgraziato mandava delle grida strazianti, che i marinai dell’isola sentivano sempre con grande emozione; come i detenuti della prigione S. Francesco di Napoli avevano sentito le sue grida d’angoscia, quando lo si torturava, prima, durante e dopo il processo, per fargli confessare il nome dei presunti complici, ch’egli non aveva avuto.

Simile orrendo trattamento spezzò la sua fibra robusta; egli impazzì, si ridusse a tal punto da mangiare i propri escrementi!

Solo allora il governatore dell’isola si commosse e temendo peggio (come se potesse darsi una cosa peggiore di quella rovina!) si decise a trasferire la povera vittima al manicomio provinciale di Montelupo».

E malgrado tutto questo si ha l’audacia di dire che Giovanni Passannante ebbe salva la vita per la bontà del sovrano.

Un delitto continuato 33 anni si è potuto compiere indisturbato nell’Italia libera ed indipendente, consenzienti le antiche vittime della tirannia austriaca, alleate agli sbirri, ai magistrati, ai carcerieri, uniti tutti per rendere quanto più dolorosa era possibile la vita a chi aveva sentita l’audacia allettante della libertà senza limite.

Giovanni Passannante è morto. Ma dove egli passò tanti anni della sua vita, un’altra intelligenza va spegnendosi lentamente.

Pietro Acciarito, la vittima dei Doria e dei Canevelli, deve essere strappata alla vendetta della vedova inconsolabile. I Rivoluzionari, gli Audaci, i Ribelli debbono in ogni modo agitarsi ed agitare, per la libertà di lui e di tutte le altre vittime che malgrado le amnistie burletta di questi ultimi tempi, rimangono a languire nelle segrete italiane.

Possano i racconti delle infamie compiute contro Giovanni Passannante, Pietro Acciarito e Gaetano Bresci; le uccisioni dei Frezzi, dei d’Anrelo e dei cento altri risvegliare nell’animo delle plebi italiane il fuoco sacro della Vendetta e dell’Odio.

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[Grecia] Letter from the cell of imprisoned members of the ccf to Culmine and Parole armate concerning the recent raids in Italy.

Translated by Act for freedom now!/boubourAs

For a few days now has begun one more oppressive operation against anarchist comrades in Italy. Some comrades were arrested, interrogated, some got conditional discharges and others, house arrest.

The cops raided houses in the areas of Pisa, Chieti, Genoa, Catania, Ravena and elsewhere. The operation included the Carabinieri of Perugia, the Antiterrorist and the team of Technical Investigations of Rome. Amongst the arrestees, were also 4 anarchist comrades who were persecuted for “criminal organization of a subversive nature”. From the confiscated objects from the houses of the comrades, this time the cops showed special interest to their email communication with Gabriel Pombo da Silva, Marco Camenisch and the members of the Conspiracy Cells of Fire. During the investigation the email account of Culmine and Parole Armate was broken into and copied. By the cops.

Don’t say that its over…

Through these few words we send a comradely signal to all those who participate in Culmine and Parole Armate helping in the translations and the spreading of communiques, texts and letters from prison for the spreading of insurrectional anarchy.

Right now the Black International of the anarchists of action is a fact. Nothing would be the same without them. Especially this last year an international anarchist galaxy is created by individuals and autonomous groups who whether support the FAI/IRF, or not, the attack the existing, communicate with their concerns, exchange thoughts.

They are the comrades with no name, the friends without a face, they are all of us who wore a hood and became bombers of authority symbols, bank robbers, saboteurs of their normality, and arsonists of social peace. Through Culmine and Parole Armate we share experiences and close relations with these unknown comrades from around the world.

This sharing is a moment of the continuous attack against the dogmatic thought, the mass culture, the society of useless information. Through Culmine and Parole Armate blossoms the real polymorphic dialogue of the anarchist insurrectional internationalism, not just in the words, but in practice. Because words fill the pages just like bullets slide into the chamber of a gun.

Ready and armed to give their own battle. Words that hit the normality of daily life, words that escape from the prison cells, words that are whispered conspiratorially before the moment of the attack, words that turn into actions, words that don’t beat around the bush, words clean like our look and conscience.

This wind of thousands of untameable words and anarchist actions visits numerous times the crossroad of Culmine and Parole Armate, for a moment, so it can explode and create again thousands of new moments of chaos and anarchy.

Culmine and Parole Armate is the secret harbour of chaos where words mixed up with actions and thoughts disguised into gestures go back-and-forth continuously in indeterminate and informal formations of attack. By stealing and rephrasing the words of the comrades Parole Armate we can say that the project of Culmine and Parole Armate is a result of the will of some anarchist individuals who deny the meaning of the official syntactic team and instead of that invite all those are interested in the spreading of insurrectional anarchist texts, to create relations and situations which liberate and are ready to be materialized outside the virtual frame of the internet.

For us the anarchist undertakings of Culmine and Parole Armate were created from the thought and desire of some comrades who discussed, managed from some hands which liberated meanings and disputes and belong to whoever considers them a piece of the individual and collective struggle for anarchy and chaos.

No matter what happens because of the attack of the Italian police, Culmine and Parole Armate will remain for ever a meeting point of comrades and friends, an unmade map of the Black International of Anarchists of Action.

Until we meet again

Solidarity to the comrades who are persecuted by the Italian state FOR EVER IN BATTLE FOR THE REALIZATION OF THE BLACK INTERNATIONAL OF THE ANARCHISTS OF ACTION

Cell of Imprisoned members of the Conspiracy Cells of Fire/ FAI/IRF

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[Grecia] 6 Aprile 2012 – Giorno di azione e solidarietà a Stella Antoniou

L’anarchica Stella Antoniou é detenuta in attesa del suo processo da 16 mesi. É accusata di partecipazione all’organizzazione rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco. É stata arrestata nel Dicembre del 2010 insieme con i compagni K. Sakkas, G. Karagiannidis e A. Mitrousias i quali si trovano in carcere per la stessa causa.

Stella rifiuta, come fanno anche gli altri compagni, le squallide e gonfiate accuse, le quali vengono continuamente rinnovate con nuove prosecuzioni che si basano sui rapporti personali degli accusati e naturalmente all’identità politica di tutti loro come anarchici.

Stella soffre di una grave malattia che sta continuamente peggiorando a causa della sua detenzione e per questo motivo presenta ripetutamente appelli di scarcerazione, i quali vengono negati uno dietro l’altro.

Comunque, non ha mai smesso di combattere con forza e coraggio dentro il carcere…

Non ha mai negato di essere stata solidale con uno dei suoi compagni ricercati…

HA MIGLIAIA DI PAGINE GIUDIZARIE CONTRO DI LEI.

HA MIGLIAIA DI COMPAGNI E COMPAGNIE CON LEI…
E LA PRENDEREMO INDIETRO!

RILASCIO IMMEDIATO DI STELLA ANTONIOU.
LIBERTÀ A SAKKAS, KARAGIANNIDIS, MITROUSIAS.

MANIFESTAZIONE – VENERDÍ 6/4/2012
PIAZZA SYNTAGMA – ATENE 18.00

Assemblea di solidarietà ai detenuti e perseguitati combattenti

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INFERNO PERSONALE – in solidarietà ai compagni di Culmine e Parole Armate

“…io non voglio e non concedo solidarietà,

perché sono convinto che sia una nuova catena

e perché io credo con Ibsen che colui che è più solo sia il più forte.”

Renzo Novatore – Io sono anche un Nichilista

INFERNO PERSONALE

per un superamento della solidarietà

Invito all’azione Egoista Nichilista a gli affini colpiti dalla legge dello Stato emanata dalla società sotto il volto di Suor.Manuela Comodi

Nessuna preghiera!

Nessun segno di cedimento!

Il ribelle che trionfa nel suo Io conosce e sa che quanti abissi ha la sua esistenza,ahimè ”vi sono troppi abissi

per i solitari” soleva dire lo Zarathustra!

Nessuna preghiera!

Nessuna professione di fede e nessun credo per il solitario!

Nessuna solidarietà fanatico religiosa per il solitario!

Nessuna preghiera e nessun rosario!

Questo è il sentiero,la non-via!

Sollevatevi dunque o singoli vagabondi dell’Io!

Non stare in ginocchio!

Se Muori la tua anima creperà ancora prima del tuo corpo!

Non pregare!

“Io sono un parapetto sulla corrente:mi afferri chi può.”

Così il tuo Io parla!

“Io non sono però la vostra stampella.”

Non confidare nell’uomo raccomandava il Cristo! Io aggiungo, neanche nel Dio!

Confida in te stesso!

Non mendicare!

A gli affini di Culmine e di Parole Armate

Edizioni Cerbero – Maurizio De mone e Federico Buono

 

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