[Monza] 10 anni dopo. Genova 2011 – Roma 2011

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Appello internazionale per una campagna di solidarietà con spazi liberati e compagni/e anarchici/che

per aggiornamenti: fightnow.noblogs.org/

Facciamo un richiamo per una campagna internazionale di azioni dirette in solidarietà con gli spazi liberati dal 2 al 12 Febbraio 2013. Ma non vogliamo fermarci dopo un paio di azioni, perché questo è molto più di una semplice reazione alla repressione. Inviamo un appello a tutti gli anarchici e anti-autoritari per combattere ora in tutto il mondo.

Anche se l’assalto recente dello Stato Greco contro lo spettro anarchico/anti-autoritario è stato la scintilla iniziale per la scrittura di questo richiamo, diversi esempi in tutto il mondo ci mostrano che la polizia e le autorità municipali insieme alle corporazioni giganti stanno cooperando in modo eccellente tra di loro, attaccando le strutture dei solidali e pacificando intere società a livello transnazionale. Durante le ultime settimane e mesi, in varie parti del mondo, dove la gente soffre dall’impoverimento sistematico e dai piani della gentrificazione estesa, sono stati aumentanti gli attacchi dello Stato/Capitale contro i movimenti radicali, compresa la repressione contro le forme concrete di resistenza, come le occupazioni di terre, i progetti autonomi, le occupazioni delle sedi centrali di società, o le azioni di sciopero. Riteniamo quindi importante di collegare anche le nostre lotte in tutto il mondo, e combattere nel qui e nel adesso. Azioni in risposta agli attacchi contro gli spazi occupati nel vostro territorio potrebbero essere la scintilla per voi. Agite per le strade e lasciate che la vostra fantasia diffonda il messaggio della resistenza attiva.

I nostri compagni sono ancora imprigionati in tutto il mondo. Molti dei nostri spazi auto-organizzati sono stati evacuati o hanno subito irruzioni, le nostre infrastrutture sono sotto assedio e i nostri canali di contro-informazione sono censurati o ostacolati. Ogni volta che esprimiamo le nostre idee pubblicamente, robocop in uniforme sono in agguato ovunque. Macchine di sorveglianza seguono ogni singola mossa che facciamo, mentre lo Stato conta sul supporto di una folla armata fascista… Ma la nostra lotta esistenziale oltrepassa la difesa degli spazi solidi.

Quindi, è il momento di dire basta con il disfattismo permanente. La guerra sociale viene combattuta indipendentemente da sfratti o detenzioni. Non ci sono confini nei nostri cuori. Per ogni progetto distrutto, due nuovi dovrebbero sorgere in tutto il mondo. Per ogni compagno imprigionato, le nostre azioni dovrebbero parlare.
Svegliatevi, partecipate, infuriatevi – Guerra alla guerra dei governanti!

PER UN FEBBRAIO NERO

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Repressione – Lettera di Madda Calore dal 14bis

riceviamo e pubblichiamo:
 

Ciao cari compas, vi scrivo tentando di mandarvi queste due righe da rigirare per informarvi che, alla fine, hanno ottenuto il mio isolamento in regime di 14bis dell’OP, quindi cella a blindo chiusa, liscia (senza mobilio, tv, fornellino, specchio, ecc. ecc.), due ore d’aria al giorno (ora anche meno dato che bisogna distribuire l’orario dei passeggi con altre persone isolate), solo branda, tavolino e sgabello e ovviamente qualche libro, carta e penna (ah, bijou!, io ho il lusso che tengo la radiolina!).

Questa fottuta cella, essendo più grande delle altre, lascia in circolo il freddo e l’umido (anche perché ti sogni i caloriferi!) e poi, essendo così più lontana a pianterreno, non c’é modo di fare arrivare il calore e la luce solare… questa cosa della luce mi da sui nervi, avendo le finestre non solo con le sbarre ma anche con una sorta di tapparelle in ferro saldato che filtrano il minimo! Fanculo! Ventitre ore su ventiquattro vivi con la luce artificiale! Chiaramente non sto qua a lagnarmi della decisione adottata conoscendo bene le tattiche di chi ci opprime. Lo sappiamo bene che ai ribelli sociali, a coloro che non accettano di subire le regole imposte, viene data l’esemplare punizione dell’isolamento come metodo per annientarti nello spirito… sappiamo che lo Stato per mantenersi come tale utilizzi tutti i mezzi a sua disposizione per mantenere, terrorizzando, l’acquiescenza, per mantenere così come sacre quelle leggi fatte da e per quei pochi, volendoti solo come suo suddito succube a capo chino, in vita solo per produrre, cittadino ai suoi ordini, schiavo di una routine imposta dove se sgarri vieni punito e dove il massimo dei livelli punitivi si esercita attraverso il carcere!
Allo stesso modo, essendo il carcere istituzione statale (quindi lo specchio dell’esterno), al suo interno riproduce perfettamente le dinamiche che lo stesso vuole e deve mantenere anche esternamente: il rispetto delle regole imposte e il timore nelle autorità. Così come fuori, se non rimani schiavo vieni represso, punito, papale papale anche all’interno se sei “indisciplinato” devi essere punito per essere rincasellato, rieducato a cittadino-servo da produzione, e se pur all’interno della stessa macchina punitiva non accetti, esprimi disprezzo, per ciò che ti vuole annichilito, robotico, morto, allora non rimane altro che distruggerti nello spirito (e di modi per farlo il carcere ne ha molteplici). Le persone che si ribellano (non solo alle norme esterne, ma anche a quelle interne) non son utili e non possono far comodo a chi deve mantenere i propri dogmi come assoluti, imposti!!!
Per questo non mi stupisco della scelta di questa punizione, di questo duro regime! È la norma, la conseguenza applicata ai ribelli di ogni dove! Ma sicuro non è questa situazione (né tutto quello che chi vuole mantenere un certo apparato adotta per eliminare l’indole ribelle) a vedermi cambiare nei confronti di quello che odio.

Anzi, possono togliermi tutto, ma:

-se una persona nella mente e nel cuore ha una convinzione, se si crede nella libertà assoluta, nel vedere distrutto tutto quello che fa dell’essere umano una macchina solo buona a delegare;

-se si porta nel cuore l’odio per chi dall’alto si arreca il diritto di poter decidere delle e sulle vite di tutti, se si odia quella logica di profitto che per perpetuarsi uccide, sfrutta, rinchiude altri esseri viventi, bombarda e distrugge tutto quello che è vita naturale;

-se si odia tutto ciò che ci viene imposto e spacciato quotidianamente come vita libera (fuori da queste mura) quando invece è solo un ciclo di routine fatto da vivere per sopravvivere divenendo allo stesso tempo gli stessi complici della propria distruzione (producendo per arricchire sempre quei pochi);

-se si odia tutto quello che si spaccia per giustizia, quella dei tribunali, quella che rimane per colpire sempre e solo la stessa casta di gente, solo chi già tenta di sopravvivere e invece esiste per mantenere chi invece la impone, allora come si può pensare che, conoscendo e avendo nel cuore altro concetto di giusto e sbagliato, avendo sguardo critico, occhi aperti su quello che sta attorno, come si può pensare di poter cambiare, piegare, una persona che questa logica non accetta!?
Come si può pensare che sia la logica che si ripudia, quella del metodo punitivo, ad intaccare ciò in cui si crede!!! Sia mai! Anzi, ancor più lucido è il mio pensiero, il mio modo di pormi, nei confronti di chi questa dinamica mantiene, di chi ci reprime: ancor più lucida è la convinzione di voler vedere soppresso, rovesciato, questo apparato, questo loro ordine costituito! Ancor più ardente si fa il desiderio di guerra nei confronti di tutto questo! Più il bastone si fa martellante, più l’unica maniera per rimanere vivi è stare in piedi rispondendo colpo su colpo!
È chiaro che tutti i mezzi e metodi a disposizione e utilizzati dallo Stato per rimanere inviolabile, come fosse un dio, opprimendo, non saranno mai alla pari di quelli adottati da chi lo combatte, ma se c’è una cosa che questo non può intaccare, eliminare (pur tentandoci) è quella fiamma che arde all’interno dei nostri cuori, quella costante consapevolezza di una giustizia vera, quella che vede trionfare concetti di solidarietà, di equilibrio e rispetto dell’uomo sull’uomo e del suo ambiente naturale circostante, è quel calore che alimenta da sempre e muove gli spiriti liberi, passioni e sentimenti reali che non fanno arretrare mai!
Questo potere del cuore, dello spirito, non sarà mai comprensibile e paragonabile al potere di Stato, dato, conferito da norme e morali create per distruggerlo. Queste ultime sono castelli di carte destinati a crollare, attaccabili, perché mantenuti da falsi pilastri, perché privi di passione.
La vera forza è nello spirito di chi mette costantemente in gioco se stesso per le passioni, i principi in cui crede, è quell’amore per la completa libertà che ti mantiene in vita, salda, inattaccabile e che tramandandosi diviene indistruttibile da ogni forma di repressione.
Chiudo con le parole di Tripa, compagno rinchiuso nel carcere messicano. Parole così vere, che sento come fossero mie! Grazie compagno per la bellezza di parole così chiare che uniscono i cuori di tutti coloro che, da ogni parte del mondo, lottano per la completa libertà!

“Gli anarchici d’azione, quelli che lottano contro il potere, i ribelli sociali, in definitiva, che decidono di indirizzare la propria vita in una lotta senza tregua contro lo Stato, si trovano sempre su questa linea, leggera e fragile, che non è una decisione suicida – come molti affermano – è semplicemente una conseguenza, spesso inaspettata. Dall’altro lato, in molti casi, essendo coscienti di queste conseguenze morte, carcere, tortura – diventa più grande la necessità di libertà rispetto a qualunque sentimento di paura e timore, ci si lancia nella battaglia, con assoluta fiducia, con paura, è vero, ma anche con una determinazione implicita che emana solo da quelli che a tutti i costi cercano l’anarchia, o meglio, la libertà assoluta, la più grande di tutte. Una volta di più affermo: bisogna cercare e trovare la felicità attraverso le nostre azioni”.

Un saluto a tutt* i/le compas e a tutt* i ribelli di ogni parte del mondo.
Sempre in lotta
fuori come dentro!

Pagliarelli, dal 14bis
1 gennaio 2013, Madda

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Cile: Demistificare il Potere. Una critica anarchica

da Periodico El Libertario
(tradotto da NexusCo)

La base del metodo anarchico è la libertà, e quindi, lottiamo e combattiamo contro tutto ciò che viola la libertà (libertà uguale per tutti), qualunque esso sia il regime dominante: Monarchia, repubblica o altro
    Errico Malatesta (1852-1932).

Da un pò di tempo, diversi settori dell’anarchismo sono entrati in un acceso dibattito su una serie di questioni, in particolare come costruire un anarchismo più sociale. All’interno di questa discussione, metteremo una serie di programmi, notizie e opinioni sul concetto di potere popolare, mettendo da una parte l’uso fatto dall’anarchismo, e dall’altra una critica. Noi ci posizioniamo nella parte critica.


Il potere e il potere popolare

Nel seguente articolo, si deve osservare che, quando si parla di potere del popolo, si usa la definizione di Roso Grimau che lo intende come quel “potere del popolo organizzato, nelle forme più diverse e dissimili di partecipazione, attraverso il processo decisionale in tutti i settori (politico, economico, sociale, ambientale, organizzativo, internazionale e altri) per il pieno esercizio della sua sovranità.
La definizione dovrebbe essere costruita in maniera più accurata, in modo da far capire cosa si intende per potere, che per noi è la capacità di uno o un gruppo di persone di imporre la propria volontà con la forza o il dominio di una decisione o una serie di decisioni su altri

Chiaramente, come affermano alcuni scritti anarchici a favore del potere popolare, il potere non è sempre una carica negativa. Anche il potere ha una sua potenzialità, una sua forza. In questo caso, il potere popolare potrebbe essere la forza di un gruppo nel porre fine alla dominazione, al capitalismo, allo Stato. Tuttavia, il potere non sempre risponde al primo senso di cui sopra, e che potrebbe significare la possibilità o la capacità di fare, costruire o distruggere qualcosa; non significa che il potere, anche come concetto e come pratica, non sia libero di creare rapporti sociali di dominio. Vale a dire, distruggere ad esempio, il potere della borghesia, non significa necessariamente che noi distruggiamo un mondo senza rapporti di dominio, creando un mondo senza potere.
Ed è proprio questo uno dei problemi: perchè si utilizza un concetto con un carico così negativo, con questo problema semantico e politico che lascia aperta la porta per il dominio, l’autorità, il potere, insomma, tutto ciò che presumibilmente gli anarchici combattono, in quanto inflessibili difensori della libertà (1)?

Dal momento che i gruppi sostengono l’uso e il “recupero anarchico” del concetto di potere popolare, si sostiene che questo concetto sia fortemente radicato nel mondo sociale e, pertanto, deve essere utilizzato in nuove categorie al suo interno con i il nostro, analogandolo l’ideale libertario con il concetto di “auto-gestione”, nel senso di quel processo politico che cerca di gestire i diritti politici, economici e sociali da parte della popolazione stessa.

Ora, che l’anarchismo non abbia una strategia per raggiungere più persone, che non sia coinvolto nell’organizzazione con persone “comuni ed ordinarie”, che non sia in grado di lasciare il piccolo ghetto che si è ricostruito dopo 50 anni di totale scomparsa di fronte all’egemonia schiacciante dell’autoritarismo, non ha più scuse. In effetti sarebbe la peggiore scusa di tutte, perché in fondo questi personaggi cercano di confonderci con il potere popolare e che affermano che l’anarchismo è solo un insieme di idee politiche quasi scomparse, eclissate dalle idee marxiste, e quindi si nega l’identità anarchica e si adotta l’identità e le idee di quest’altra corrente.

Come già detto, i difensori del potere popolare, affermano che questo potere sia una componente dell’identità politica del popolo. Anche se non l’ammettono, sono pochissime persone che sostengono il potere popolare (2). Sappiamo tutti che la stragrande maggioranza delle persone conduce una vita completamente fuori dalla politica: andare al centro commerciale, educare i propri figli ad essere “più di quello che sono”, opprimendo alla prima opportunità che gli capita. Chi si occupa di politica, in molti casi, lo fa per ottenere aiuti statali o comunali e in piccole eccezioni, si integrano nelle organizzazioni e costruiscono il potere popolare, tale e quale lo intendono i loro difensori. In effetti, si nota che ci sono delle persone all’interno delle organizzazioni anarchiche, e che molti dei militanti dell’anarchismo vengono fuori da questo pensiero del potere popolare, ma non per questo vanno a dire che il popolo, nel suo complesso, sostenga l’anarchia.

Questo ci porta a considerare che in realtà, la fedeltà degli “anarcopoderpopular”, non sia necessariamente legata ad una classe, dal momento che la classe, per lo più, non costruisce o partecipa al potere popolare. Pertanto, riteniamo che se si cerca di farlo passare come una questione di condizioni, come ad esempio l’obbligo di raggiungere più persone, la scelta più comune è quella di costruire una decisione basata su un’idea, una scelta ideologica e sulla sua dimensione ideologica, sull’idea degli anarchici di costruire il potere popolare che non può essere classificata in modo diverso rispetto alle idee anarchiche.

Come molti altri, riteniamo che in fondo i concetti che non hanno nulla a che fare con le nostre idee, rispondino alla volontà di stabilire delle alleanze con altri gruppi, rivelando così il vero volto delle organizzazioni con un discorso libertario, in cui si vince un gran numero di militanti infelici delle idee classiche della sinistra, ma che non hanno esitato ad allinearsi con queste organizzazioni alle elezioni e con le dimostrazioni di potere e visibilità e comunicazioni tipiche dei partiti, allontanandosi dagli anarchici ed unendosi alla diffamazione in corso che cadono su di noi da parte di tutti questi gruppi idioti, ché sono diretti dai leader della sinistra.

Le conseguenze del potere popolare, le conseguenze del marxismo.
Ma che male porta il potere popolare? Che cosa lo rende così indesiderabile in quanto costruzione politica? Questa è, forse, la domanda più importante da chiedere a noi stessi. Più del fatto del “popolo” o di sostenere o meno l’idea del potere popolare o se il potere popolare è di questa o di quell’altra tendenza.

Beh, uno dei problemi che vediamo del potere popolare, è che la storia ci ha mostrato che dietro i processi di auto-gestione che sono stati effettuati, risolvono le necessità di produzione, distribuzione, diffusione della cultura, ecc .. che sono in linea di principio, per noi, positive in quanto vi è un controllo centralizzato e istituzionale di tali processi. Come si è costruito in Cile e si è costruito a Cuba e in Venezuela, il potere popolare esiste in due dimensioni: la conquista del potere politico e del suo utilizzo da parte di una piccola minoranza che guida, e l’auto-gestione del resto della popolazione, che obbedisce. Il nuovo potere politico incoraggia le persone a gestire i propri bisogni, ma sotto il controllo delle istituzioni borghesi, già ristrutturato a livello estetico, cambiando i nomi antichi e i controlli, pur mantenendo l’idea centrale che l’istituzione sia la protagonista principale e non solo come un male necessario, si ottiene il controllo completo su ciò che accade. Questo, ovviamente, non tarda a divenire realtà, opponendosi ai settori che vogliono andare avanti e che fa emergere i conflitti tra istituzione centrale e questi settori, che cercano l’autonomia. Questo è accaduto ad esempio nelle occupazioni di terre in Cile durante la UP, quando la costruzione del potere popolare cadde in contraddizione di creare e mantenere le istituzioni che ostacolavano, in pratica, i desideri della stessa classe che sosteneva di rappresentare e guidare.
Questo problema è molto negativo che vediamo nel concetto di potere popolare: la burocrazia che essa comporta. A causa della precedente idea del controllo centralizzato di auto-gestione dei processi, che in fondo sono auto-gestiti ma non autonomi, nascono innumerevoli posizioni burocratiche che da un lato ostacolano le iniziative, e, dall’altro, vengono create sulla rilevanza degli uni sopra gli altri, è che ben presto creano una qualche autorità burocratizzata, portando a situazioni non troppo difficile da immaginare. Sappiamo ciò che possono fare certi elementi con piccole, e a volte medie, quote di potere e un’istituzionalizzazione borghese “riformata” quando avvengono i primi scontri tra i settori più radicali e il potere centrale. A questo proposito, si noti il caso della VOP in Cile, dei miliziani autonomi in Spagna, dei movimenti contadini nella Russia bolscevica, etc etc
Questa burocrazia appare all’interno delle stesse organizzazioni che attualmente sostengono l’idea del potere popolare. Si tratta di ruoli, di protocolli da seguire e di divisioni nette tra governanti e governati, leader carismatici e carne da cannone ed intellettuali che tengono lezioni sui manifesti incollati. Non abbiamo bisogno di dire che questa situazione sia disgustosa: la divisione del lavoro, un aspetto profondamente legato al capitalismo, è utilizzato dalle organizzazioni anti-capitaliste.
Questa divisione di ruoli riproduce uno dei mali che, a nostro avviso, è essenziale nel sistema attuale: la delega. Dato che ci sono ruoli sempre più passivi, in quanto ci sono elementi che prendono le decisioni, i militanti di organizzazioni che sostengono il potere popolare (3) vanno delegando le responsabilità ai loro leader. Così sono nati il personalismo, le lotte di potere all’interno delle organizzazioni; sono nati i capi, i signori della guerra. Inutile dire come questa idea di trasferire la delega -come volontà individuale e collettiva- ad una testa (4), creando da una parte la massa, che confida nel suo capo, e dall’altro un culto della personalità dello stesso, normalizzando l’autorità e il fatto che la libertà è soggetto alla volontà di una figura indiscussa. Il caso del Venezuela e del Cuba sono esemplari, in quanto non esiste la possibilità di insorgere da una dura dittatura, una volta che il leader viene sacralizzato, come dimostrato da tutte le storie delle rivoluzioni marxiste.
In sostanza, le critiche dette sopra, sono perfettamente applicabili alle idee marxiste-leniniste, perché siamo convinti che in fondo, il potere popolare sia semplicemente la creazione di una forza “di base” e a volte di una piccola economia che permette la conquista del potere politico. Il potere popolare avrebbe risolto immediatamente il problema della gestione a seguito di un processo rivoluzionario in via di auto-gestione, che, prima o poi, sarebbe sempre più controllato dal potere centralizzato, perdendo la propria autonomia e, di conseguenza, il suo potenziale rivoluzionario.

Dobbiamo stare attenti a qualsiasi alternativa che ci viene presentata. Mentre noi sappiamo che oggi l’anarchismo è stagnante, non stiamo possiamo togliere la sua principale forza motrice: la ricerca della libertà, utilizzando i mezzi più libertari possibili.

Non possiamo aspettarci che la stessa autogestione avanzi da sè. Auto-gestire qualsiasi cosa, alleandosi con chiunque e con un fine che non ha nulla a che fare con l’idea di libertà, non ci aiuta affatto, ma ci fa diventare degli “alternativi” all’interno della sinistra.

Meglio soli che male accompagnati, meglio agire (*) che essere complici di un’altra creazione di un’altra forma di potere.

Note
(1) Malatesta dice che “Agli anarchici spetta la missione speciale ad essere gelosi custodi della libertà, contro gli aspiranti al potere e contro la tirannia della possibile maggioranza”

(2) Precisiamo che quando si parla di minoranza, non lo facciamo in modo dispregiativo. Quello che stiamo cercando di sostenere è che la maggioranza o la minoranza possano essere buone o cattive, ma il mito che il popolo, come classe, possa appoggiare il potere popolare è falsa, dato che la stragrande maggioranza delle persone non si immischia nella politica .

(3) Crediamo che possiamo estrapolare questa conclusione al potere popolare, perché abbiamo capito che queste organizzazioni siano un punto di riferimento per la costruzione teorica e pratica del potere popolare.

(4) Quasi sempre di sesso maschile o “patriarca”.

(*) Nella versione originale, l’autore aveva scritto “Mejor solos que mal acompañados, mejor estancados que creando poder.”, che tradotto viene fuori “meglio soli che male accompagnati, meglio fermi che creatori di potere”. Ho messo nella seconda parte “meglio agire che essere complici di un’altra creazione di un’altra forma di potere”, in quanto l’azione e/o l’agire fanno parte della pratica anarchica e impedire creazioni del genere, rientra perfettamente nella citazione fatta a inizio post dello scritto di Errico Malatesta. 

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Prigionieri No Tav – Lettera di Ciga dal carcere di Alba

Per maggiori info: http://cigalibero.noblogs.org/ 

Ciga libero, liberi tutti!!!!

Ciao ragazzi,
vi scrivo queste due righe sul perché sono dentro, il che, non sapendolo bene neppure io non è semplice. Dunque sono stato arrestato l’11/04/2012 con l’accusa di devastazione dopo la manifestazione milanese che chiedeva la liberazione dei NO TAV arrestati per i fatti del 3 Luglio. Sono stato scarcerato il giorno dopo con obbligo di firma fino alla data della camera di consiglio, dove mi hanno condannato a nove mesi. Nella pena hanno inglobato un mio vecchio definitivo per un’occupazione. Alla camera di consiglio il giudice,visto il parere favorevole dei servizi sociali e il contratto di lavoro ha deciso di farmi scontare la pena presso di loro. Mi hanno quindi revocato l’obbligo di firma e attendevo il definitivo per Febbraio per vedere le condizioni (orario di rientro etc.)
Ero un uomo libero, che aspettava il definivo senza altri carichi pendenti.
Ad Ottobre la sorpresa: il nucleo operativo dei carabinieri nucleo informatico si presenta a casa della mia ragazza,dove non avevo neanche il domicilio, e mi arrestano usando come motivazione che la casa dove avevo la residenza non era
ritenuta idonea per scontare la pena. Voglio sottolineare che in quella residenza avevo già scontato due mesi con obbligo di firma e che nella richiesta di sorveglianza c’era un’altra abitazione ritenuta idonea dai servizi sociali.
Portato a S. Vittore ho passato quasi un mese in mezzo ad interrogatori non sapendo ancora bene il motivo dell’arresto. Dopo un mese un altra sorpresa: mi è stato notificato dalla Digos di Milano e di Roma una custodia cautelare per il fatti del corteo del 15 Ottobre “Giornata Mondiale dell’Indignazione”,i reati di cui mi si accusa sono:

  • devastazione e saccheggio
  • più persone che concorrono nel reato
  •  circostanza aggravante: quando una o più persone concorrono,organizzano o promuovono il reato (fino a metà in più della pena)
  • circostanza aggravante: l’aver commesso il reato per conseguire o assicurare a sé o agli altri l’impunibilità (fino a metà in più della pena)
  • Legge Speciale del 75: disciplina il controllo delle armi, delle munizioni, e degli esplosivi (da uno a tre anni)

Questo è più o meno quello che ho capito, voglio solamente ricordare che insieme a me ci sono altre 14 persone in custodia, tutte identificate di cui non ne conosco uno.
In più, pare ci sia in giro per i tribunali di Lecco e Milano un’indagine della Digos per terrorismo che il mio legale è riuscito solo a scorgere ma che non compare negli atti ufficialmente nonostante sia stata usata durante gli interrogatori, dove mi sono sempre avvalso della facoltà di non rispondere, visto la mia estraneità ai fatti, visto che il mio riconoscimento e stato fatto confrontando lo zaino secondo loro da me indossato a Milano durante il corteo del 30 Marzo con uno identico avvistato negli scontri di Roma, un comunissimo Seven blu.
Spero di avervi chiarito le idee, perché io non ci sto capendo un cazzo.

GRAZIE PER IL SUPPORTO

DAYVID

Per scrivergli:

Dayvid Ceccarelli

c/o Casa Circondariale
via vivaro n 14
12051 Alba (CN)

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Liberazione Animale – 100 passi indietro: su fiaccolate apolitiche e animalismo

riceviamo e diffondiamo:

Scriviamo queste righe di riflessione in vista dell’imminente fiaccolata che si svolgerà a Corezzana il 19 gennaio, contro l’allevamento di animali per la vivisezione Harlan.

Pur condividendo l’obiettivo della chiusura di questo posto e della fine della vivisezione, ci sentiamo distanti/e da molte delle realtà che hanno organizzato e aderito al corteo, e dai comunicati usciti dagli/le stesse/i organizzatori/trici.

Per esempio associazioni come l’ENPA in passato misero una taglia sui liberatori/trici dei 99 beagle salvati dal lager Morini. Ci chiediamo cosa ne pensano dell’ultima liberazione fatta ai danni dell’allevamento di Green Hill o della liberazione del novembre 2006 di 18 macachi e 1.000 topi imprigionati/e proprio nell’allevamento Harlan di Correzzana… forse sono soddisfatte/i che alcune persone siano state arrestate.

La presenza come relatore di Massimo Tettamanti, personaggio ambiguo che in passato ha collaborato con i 100% animalisti e che lavora come criminologo forense, professione al servizio delle forze dell’ordine, alimenta ancora di più le nostre perplessità. Forse che il Dott. Tettamanti tenga dentro al cassetto il profilo psicologico e fisiognomico del/la perfetto/a ecoterrorista?

Visto quanto successo allo scorso corteo contro Harlan, in cui individui e gruppi riconducibili all’ estrema destra hanno cercato di partecipare, e il continuo espandersi di gruppi fascisti che parlano di liberazione animale, per noi sarebbe stato necessario prendere una netta posizione. Parlare di apoliticità e minacciare l’intervento massiccio delle forze dell’ordine nel caso di conflitti, come espresso nei comunicati di Freccia 45, significa invece spianare la strada a queste infiltrazioni.

Secondo gli/le organizzatori/trici il corteo vorrebbe essere apolitico, ma già l’atto di scendere in strada rivendicando la chiusura di un allevamento e lottare in prima persona per cambiare questa società, è di per sè un atto politico. Inoltre il definirsi apolitici è una strategia di molti gruppi di estrema destra, i quali celano le loro ideologie, basate su discriminazioni e gerarchie, per farsi spazio nei movimenti e per appropriarsi di lotte che a loro erano estranee, allo scopo di acquisire consenso e maggior seguito.

Un appello come quello di questa manifestazione, che ribadisce l’apoliticità della lotta contro lo sfruttamento animale, allude a un passare oltre le differenze incolmabili in nome di una fittizia unione “per il bene degli animali”; come se potessimo chiudere gli occhi davanti a chi promuove razzismo, omofobia, sessismo, specismo e una società gerarchica, e per un giorno lottarci fianco a fianco.

La politica che intendiamo noi non è la politica portata avanti da istituzioni e partiti, ma è attivismo, lotta autodeterminata dal basso, che non delega i nostri desideri a nessuno/a che pretende di saper gestire la nostra vita meglio di noi, ma è agire in prima persona e non aspettare che siano le/gli altre/i a fare ciò che riteniamo necessario.

Queste differenze denotano anche una diversa visione della liberazione animale: per alcune/i significa sacralizzazione della vita, protezionismo, paternalismo; significa fare ambientalismo da quattro soldi, o concessione di diritti che sono propri della società umana ad esseri comunque considerati “inferiori”, o ancora significa sentimentalismo e pietismo. Tutti retaggi di una morale cristiana e antropocentrica che vede sempre l’essere umano all’apice di una scala gerarchica, “custode e amministratore del creato”.

Per noi liberazione animale significa lottare per vedere distrutta ogni forma di gerarchia e dominio dell’umano sull’umano e dell’umano sul non umano, quindi lasciare che ogni essere vivente possa determinare la propria vita in maniera più libera e selvaggia possibile; ma questo non è possibile senza uno stravolgimento totale del sistema nel quale viviamo e del nostro modo di vita.

In una società antropocentrica e capitalista basata sul potere e sulla prevaricazione, non è possibile poter arrivare alla fine della schiavitù animale senza riflettere sulla posizione che abbiamo acquisito e sui privilegi che ci permettono di basare la nostra esistenza sullo sfruttamento e la discriminazione di altri esseri viventi, siano essi umani o non umani.

Per noi le dichiarazioni di apoliticità, l’indifferenza verso altre forme di oppressione, così come gli obiettivi parziali senza contenuti più approfonditi, sono la conseguenza di scelte votate a un “qualunquismo” che si interessa solo degli animali non umani e che punta alla spettacolarizzazione basata più sui numeri che sui contenuti. Si dimentica così la storia del movimento di liberazione animale, che ha sempre agito con una forte connotazione libertaria e antiautoritaria, rigettando ogni ideologia di dominio.

Apri ogni gabbia, comincia dalle tue!

Alcun* attivist* per la liberazione animale.

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[Roma] Torre Maura Occupata – 21 anni di autogestione


Torre Maura Occupata 21 anni di autogestione

col buongusto di sbaragliare i modelli ipocriti di questa putrida socie

Venerdì 25 Gennaio dalle 22:

Brossa

Fun

Gli Ultimi

La Congiura

Sabato 26 Gennaio dalle 22:

FCT

Alos

Warpath

Stiven Sigal

Lexicon Devil

eppoi… T8ino e Ladycrime selezioni punk contro

Nei due giorni distro anarchica – mostra su Marco Camenisch una vita ribelle Aggiornamenti, documentazione, video sulla lotta contro il MUOS, sistema di antenne militari a Niscemi Gran bazar der raccatto – demasterizzazione selvaggia – tramandi erborei – cibo vegan

SENZA MITI NE’ MIRAGGI… PER L’ANARCHIA!

Torre Maura Occupata
Via Delle Averle 10
Bus 105-312-556 Trenino Roma-Giardinetti
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Sicurezza & Contro-Sorveglianza – strategie repressive e movimenti di resistenza negli USA

Segnaliamo l’ottima traduzione e impaginazione da parte di Graficanera di un opuscolo redatto in USA riguardo le strategie repressive dello Stato e i modi per combatterle.

Sicurezza e controsorveglianza (COPERTINA) - graficanera - NO COPYRIGHT

Abbiamo rimpaginato, illustrato e tradotto integralmente questo opuscolo (Security & Counter-Surveillance)  pubblicato a Vancouver nel 2009, sebbene esponga situazioni per lo più specifiche della repressione nord-americana, perché vogliamo diffondere informazioni sulle ultime frontiere della sorveglianza estera. L’arte di sorvegliare e di reprimere non è un fenomeno statico ma un continuo evolversi e l’america è l’avanguardia mondiale del controllo sociale, un modello di ispirazione per tutte le polizie d’occidente e un laboratorio per le nuove tecnologie della sorveglianza. Se abbiamo mantenuto i capitoli sulla repressione dei movimenti di resistenza americani è soprattutto per il peso che questi episodi storici hanno avuto per la consapevolezza dell’attivismo odierno; inoltre vogliamo sottolineare che gran parte di questi movimenti di resistenza agirono secondo approcci politici molto lontani dall’ethos anarchico: l’anarchia implica il rigetto per la gerarchia e l’autoritarismo e di conseguenza si manifesta in una moltitudine di realtà politiche decentrate, senza capimandria ne strutture verticistiche, nell’orizzontalità decisionale e all’insegna della libera iniziativa degli individui. Non condividiamo necessariamente tutte le dichiarazioni contenute nell’opuscolo da noi tradotto, non intendiamo spargere inutili paranoie tra gli/le attivisti/e nostrani/e e non vogliamo incoraggiare la pratica di alcuna azione illegale; proponendo questa traduzione vogliamo semplicemente informare sulle lotte dei movimenti di resistenza d’oltreoceano, permettendo alle persone di conoscere realtà politiche eterogenee e di elaborare un proprio pensiero critico al riguardo. Inoltre abbiamo inserito alcune note aggiuntive per completare ed arricchire il contenuto del testo, che spesso presenta contesti e situazioni che potrebbero risultare al/alla lettore/lettrice poco familiari…

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Sicurezza e controsorveglianza (LETTURA) – graficanera – NO COPYRIGHT

( file PDF ad alta risoluzione con pagine separate )

Sicurezza e controsorveglianza (STAMPA) – graficanera – NO COPYRIGHT

(file PDF con pagine alternate, da stampare su foglio A4 orizzontale fronte e retro e piegare nel mezzo)

Security & Counter-Surveillance, Information against Police State

(link dal sito Anti-Politics.net per scaricare liberamente l’opuscolo originale in lingua inglese)

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[ROMA] L’Anarchismo: un’idea viva nella storia di Roma

comunicatoultimo

 L’anarchismo: un’idea viva nella storia di Roma

Il 26 gennaio 2013 dalle 16:00 in poi nello Spazio Anarchico “19 luglio”, in Via Rocco da Cesinale 18 (Metro Garbatella) ci sarà una conferenza dibattito sulla storia dell’anarchismo a Roma dalle origini al 1946.
Benché il movimento anarchico sia presente a Roma fin dalla sua nascita, non c’è stato per moltissimo tempo alcuno studio sulla storia degli anarchici romani. Negli ultimi anni la situazione si sta modificando. E’ nostra intenzione parlarne con:

  • Pasquale Grella (autore di “Appunti per una storia del movimento anarchico romano dalle origini al 1946” ed altri testi)
  • Roberto Carocci (autore di “Roma sovversiva – Anarchismo e conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo 1900-1926” ed altri testi)
  • Valerio Gentili (autore di “La legione romana degli Arditi del Popolo”ed altri testi)

Nel corso della serata interverranno anche Claudio Daguanno (autore de “I percorsi di Garbatella” ed altri testi), Gianni Rivolta (autore de “Ribelli di Testaccio, Ostiense e Garbatella dal biennio rosso alla liberazione” ed altri testi) ed altri compagni del Gruppo Cafiero.

Dalle 21:00 in poi concerto di “Quelli di Anarres” folk rock band.

Dalle 16:00 fino a sera dibattito, interventi, info, distro, cena e musica. Via Rocco da Cesinale 18 (Metro Garbatella) Spazio Anarchico “19 luglio”

Gruppo Anarchico Carlo Cafiero – FAI Roma

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[Roma] Casale occupato Alba2 – Presentazione di Scarceranda 2013

Domenica 20 gennaio 2013
Casale occupato Alba2
Parco di Aguzzano – viale Egidio Galbani Roma

dalle ore 16:

  • Bancarella Sprigionata
  • Videoproiezioni sullo sfruttamento animale
  • Presentazione di Scarceranda e dibattito su “carceri per uomini donne e animali”
  • Cena Vegan
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