[Roma] Rassegna Caca ad arte che conCinema di Ottobre

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BIBLIOTECA L’IDEA

Caca ad arte che ConCinema – Rassegna settimanale del Martedì OTTOBRE 2014

de PSICHE e de TECHNE…ma PURE NO!

Intrusività ossessiva da controllo… fuori di sé,dentro di sé, perdendoSE

BLACK MIRROR Serie di volti e risvolti tecnologici scritta da Charlie Brooker, regia di Otto Bathurst UK 2011/2013 due episodi a sera da 45′ circa

7/7 MESSAGGIO AL PRIMO MINISTRO / 15 MILIONI DI CELEBRITA’

14/7 RICORDI PERICOLOSI / TORNA DA ME

21/7 ORSO BIANCO / VOTA WALDO

28/7 LA ZONA regia di Rodrigo Plà con M.Verdu, D.Gimenez Cacho, C. Bardem, D. Tovar Messico 2007- 97’

 

Libri e periodici – beveraggi – tisane – cena vegan a sottoscrizione – proiezione SUpperGIU’ 21,30 Allo Spigolo tra Via Braccio da Montone e Via Fanfulla da Lodi al Pigneto La biblioteca è aperta ogni martedì e venerdì dalle 17.00 in Via Braccio da Montone 71a

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[Roma] Concerto a sostegno della biblioteca l’Idea

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Dall’Aula Bunker le dichiarazioni di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.

Questa mattina, durante l’udienza del processo per l’attacco contro il cantiere di Chiomonte, del 13 maggio 2013, Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò hanno rivelato che quella notte c’erano anche loro.

Se volete, potete ascoltare le loro parole qui:

http://www.autistici.org/macerie/?p=30869

Oppure leggerle:

«Conoscevo la Maddalena e la Val Clarea prima che ci venisse impiantato il cantiere dell’alta velocità. In quei boschi ho camminato, ho dormito, ho mangiato, ho cantato, ho ballato. In quei luoghi ho vissuto frammenti di vita preziosa insieme ad amici che ora non ci sono più e che porto nel cuore.
In quei luoghi sono tornato più volte negli anni.
Di giorno, di notte, di mattino, di sera; d’estate, d’inverno, in autunno e in primavera. Ho visto quei luoghi cambiare nel tempo, gli alberi cadere abbattuti a decine per fare spazio a siepi di acciaio spinato. Ho visto il cantiere crescere e un pezzo di bosco sparire, le torri-faro spuntare numerose e l’esercito arrivare a sorvegliare un desolato sterrato lunare con gli stessi mezzi blindati che pattugliano i monti afgani.
Così in Val Clarea son tornato una volta ancora in quella ormai celebre notte di maggio.


Molto, troppo, è stato detto e scritto su quella notte e non sta a me, né mi interessa, dire come si trascriva quel gesto nella grammatica del codice penale. Quello che posso dire è che quella notte c’ero anch’io.
Che non fossi lì con l’intento di perseguire il terrore altrui o anche peggio, lo può capire qualsiasi persona dotata di buonsenso che abbia anche solo una lontana idea di quale sia la natura della lotta No Tav e quale il quadro di coordinate etiche all’interno del quale questa lotta esprime la sua ventennale resistenza.
Che fossi lì per manifestare una volta di più la mia radicale inimicizia verso quel cantiere e, se possibile, sabotarne il funzionamento, ve lo dico io stesso.
E se abbiamo deciso di prendere la parola oggi prima che questo processo si addentrasse nella selva delle perizie e delle controperizie vocali è proprio per affermare una semplice verità: quelle voci sono le nostre.
Su questo la Procura ha costruito una storia.
Una storia in cui i cellulari diventano prove dell’esistenza di una catena di comando, addirittura di una pianificazione paramilitare, ma la verità -come spesso accade- è molto più semplice e meno roboante.
Esiste un motto in Val Susa che da anni è entrato nel bagaglio comune della lotta No Tav e ne orienta nella pratica le azioni di disturbo al cantiere.
Questo motto è:«
si parte e si torna insieme». A significare che in questa lotta ci si muove insieme. Insieme si parte e insieme si torna.
Nessuno va lasciato indietro. A questo servivano i telefoni quella notte, a questo si sono prestate le nostre voci.

Parlare invece di capi, di organigrammi, di commando, di strateghi, significa voler proiettare su quell’evento l’ombra di un mondo che non ci appartiene e stravolgere il nostro stesso modo d’essere e di concepire l’agire comune.

Per quanto mi riguarda lascio agli entusiasti speculatori ad alta velocità il triste privilegio di non avere scrupolo della vita altrui, e a loro lascio anche il culto della guerra, del comando e del profitto ad ogni costo.
Noi ci teniamo stretti i valori della resistenza, della libertà, dell’amicizia e della condivisione e da questi cercheremo di trarre forza ovunque le conseguenze delle nostre scelte ci porteranno.

Mattia»

«La notte fra il 13 e il 14 maggio ho preso parte al sabotaggio avvenuto al cantiere della Maddalena a Chiomonte. Ecco svelato l’arcano.
Non mi stupisce che gli inquirenti nel tentativo di ricostruire i fatti usino parole come “assalto, attentato terroristico, gruppi paramilitari, armi micidiali”. Chi è solito vivere e difendere una società fortemente gerarchizzata non può comprendere quello che è avvenuto negli ultimi anni in Val di Susa. Per descriverlo attingerà dalla propria cultura intrisa di termini bellici. Non è mia intenzione annoiarvi sui motivi per cui ho deciso di impegnarmi nella lotta contro il Tav o su cosa significhi la difesa di quella valle, voglio solo sottolineare che qualsiasi cosa che abbia a che fare con guerra o eserciti mi fa ribrezzo.
Capisco lo sgomento dell’opinione pubblica e dei suoi affabulatori per la ricomparsa di questo illustre sconosciuto, il sabotaggio, dopo che si erano tanto spesi nel seppellirlo sotto quintali di menzogne.
Alla lotta contro il treno veloce il merito di aver rispolverato tale pratica, di aver saputo scegliere quando e come impiegarla e di essere riuscita a distinguere il giusto dal legale.
Alla lotta contro il treno veloce la grossa responsabilità di mantenere fede alle speranze che molti sfruttati ripongono in lei e di far assaporare ancora il gusto sapido del riscatto.

Mi permetto di rispedire alcune accuse al mittente. Siamo accusati di avere agito per colpire delle persone o quantomeno incuranti della loro presenza, come se provassimo profondo disprezzo per la vita altrui. Se c’è qualcuno che dimostra tale disprezzo è da ricercare nei militi che esportano pace e democrazia in giro per il mondo, gli stessi che presidiano con devozione e professionalità il cantiere della Maddalena. Per quanto concerne l’accusa di terrorismo non ho intenzione di difendermi. La solidarietà che abbiamo ricevuto dal giorno del nostro arresto ad oggi ha smontato a sufficienza un’incriminazione così ardita. Se dietro quest’operazione c’era il tentativo, non troppo velato, di chiudere i conti con la lotta No Tav una volta per tutte, direi che è fallito miseramente.

Claudio»

«I motivi che mi hanno spinto in Val di Susa a prendere parte a questa lotta sono tanti; i motivi che mi hanno spinto a restare e continuare su questa strada sono ben di più.
In mezzo c’è un percorso di maturazione collettiva, di assemblee pubbliche e private, di campeggi e presidi, di confronto e scontro. In mezzo c’è la vita, quella di tutti i giorni, quella delle alzatacce e delle nottate insonni, della gola secca sui pendii rocciosi e dei pasti frugali, dei piccoli impegni e delle grandi emozioni.

In questo percorso chi lotta ha imparato la precisione del linguaggio, a chiamare le cose per quello che sono e non per l’involucro formale con cui si pubblicizzano, come un cantiere che prima era un fortino ed ora sta diventando una fortezza. Parole in grado di restituire il portato emotivo e l’impatto sulle proprie vite di determinate scelte della controparte, di chi ha deciso di invischiarsi in questa grande opera. Parole rispolverate da un lessico che sembrava antico e invece si riscoprono in tutta la loro potenza e semplicità nel descrivere le proprie azioni.
Un’accortezza di linguaggio che mi accorgo non essere così diffusa nel mondo circostante, quando leggo di improbabili “commando” che secondo una certa ricostruzione propinata anche dai giornali avrebbero assaltato il cantiere nella notte del 13 maggio. Una parola quanto mai infelice non solo per il suo richiamo all’atto del comandare ma anche per una certa allusione mercenaria, inaccettabile, di chi sarebbe disposto a qualsiasi mezzo pur di raggiungere il proprio fine.
Di contro chi lotta ha imparato a convogliare con intelligenza persino le passioni forti e irruente che nascevano dai tanti colpi subiti quando un amico perdeva un occhio per via di un lacrimogeno o un altro era in fin di vita.

Per quanto mi riguarda la Val Clarea mi è amica fin da quando nel 2011 rilanciavamo la terra a mani nude nei buchi scavati dalle ruspe durante gli allargamenti del cantiere.
Ricordo che tra le tende di quel campeggio echeggiava una canzone, tra le tante inventate per divertirsi e darsi forza, sulle note di un vecchio canto partigiano. Il primo verso recitava «dai boschi di Giaglione uniti scenderemo….». In questi anni molte volte è stato dato seguito e sono state rilanciate quelle parole e qualcuno in quella notte di maggio ha deciso di farlo con altrettanta convinzione e io ero tra loro. Una delle voci dietro a quel telefono è la mia. Ma soffermarsi su una responsabilità personale, per tesserne o meno le lodi, non è in grado di restituire quel sentimento collettivo maturato nelle case di tante famiglie, di valle e di città, o tra una chiacchierata e una bevuta in un bar, nelle piazze e nelle strade, nei momenti conviviali come in quelli più critici. Un sentimento che ha saputo esprimersi in uno degli slogan più gridati dopo i nostri arresti e che descrive bene la vera appartenenza di quel gesto: «dietro a quelle reti c’eravamo tutti…». Uno slogan che ci riporta direttamente ad un’assemblea popolare tenutasi a Bussoleno nel maggio 2013 con cui l’intero movimento salutava e accoglieva quel gesto chiamandolo sabotaggio.
E se dietro quelle reti c’eravamo tutti, dietro queste sbarre un pezzetto di ognuno ha saputo sostenerci e darci forza. Per questo, anche qui, qualunque siano le conseguenze delle nostre azioni, ad affrontarle non saremo soli.

Niccolò»

«In quest’aula non troverete le parole per raccontare quella notte di maggio.
Usate il linguaggio di una società abituata agli eserciti, alle conquiste, alla sopraffazione.
Gli attacchi militari e paramilitari, la violenza indiscriminata, le armi da guerra appartengono agli Stati e ai loro emulatori.

Noi abbiamo lanciato il cuore oltre la rassegnazione.
Abbiamo gettato un granello di sabbia nell’ingranaggio di un progresso il cui unico effetto è l’incessante distruzione del pianeta in cui viviamo.

C’ero quella notte ed è mia la voce femminile che è stata intercettata.
Ho attraversato un pezzo della mia vita insieme a tutti quegli uomini e a tutte quelle donne che da più di vent’anni oppongono un No inappellabile ad un’idea devastante di mondo. Ne sono fiera e felice.

Chiara»

fonte: macerie @ Settembre 24, 2014
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[Cremona] Tutto torna al Fuoco Fest Vol 2 : chiaccherate su lotte e repressione, concerti e cibo benefit compagni/e torinesi

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Torna il Tutto Torna Al Fuoco Fest.
Sempre al Csa Kavarna di Cremona.
Benefit per i compas torinesi inguaiati nell’operazione repressiva del 3 giugno scorso

Dato che nel pomeriggio a Saronno si svolgerà il corteo, abbiamo deciso di posticipare la discussione su repressione, sfratti e CIE e l’inizio dei concerti alle ore 20,00.

Ci vediamo al pomeriggio a Saronno perchè il Telos resiste e alla sera a Cremona!

Chiacchierata su repressione e lotta agli sfratti e lotta ai CIE

Dalle 20 Suoneranno, non in questo ordine:

CONTRASTO
VIVERE MERDA
xKATExMOSHx
MY OWN VOICE
DISFORIA
RFT
LUCA E I SUOI FANTASTICI AMICI
OVERCHARGE
NO WHITE RAG

No merde, no infami. Prenditi bene e porta la distro.

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[Roma] Protestango @ Torre Maura occupata

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Sabato 27 Settembre dalle 20

Protestango (Buenos Aires) Un progetto itinerante autogestito nato dalla necessità libertaria di esprimere in forma musico-teatrale le ingiustizie e le problematiche sociali storiche e attuali. Monologhi rappati su melodie tango, basi elettroniche, estratti sonori..

Distro Anarchica e Autoproduzioni , Gran Bazar der raccatto Cena Vegan e da beve in cortile Torre Maura Occupata Via delle Averle 10 Bus 105, 313, 556 – Tranvetto Roma Giardinetti

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[Ostia] Pizzettata vegan a sostegno della Biblioteca l’Idea

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SABATO 2 AGOSTO 2014 dalle ore 19

PIZZATA A SOSTEGNO DELLE ATTIVITA’ DELLA BIBLIOTECA ANARCHICA L’IDEA

Una fresca serata a base di pizza e dj set elettronico a cura di DJ BLAVATSKY (black sam records) ….inoltre: proiezione della serie Black Mirror, musichette dalla roma de na vorta, distribuzione gratuita di gel antizanzare autoprodotto, birra artigianale, chiacchere condite da socialita’ espansa ed orizzontale; garantito clima ideale a seguito di accordi presi direttamente con il direttore del servizio metereologico planetario, e se… durante la serata si alzano gli occhi al cielo, si potra’ godere di tutta una vasta serie di stelle brillarelle, avvolti da un ponentino malandrino e un friccico de luna… e allora? Che fate passate?

Zksquatt si trova in via Epaminonda 10, tra Ostierdam e CasalPaloccoHills

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[Roma] “Viva Bresci!” alla biblioteca l’Idea

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BIBLIOTECA L’IDEA

Martedì 29 luglio 2014

VIVA BRESCI!

Il 29 luglio 1900 Gaetano Bresci, con 3 colpi di rivoltella, vendica il sangue degli sfruttati versato nella guerra d’Africa e quello degli insorti trucidati, uccidendo Umberto I di Savoia, il re “buono”, mandante del massacro di Milano, eseguito dal suo fido generale Bava Beccaris con lauta distribuzione di cannonate sulla folla in rivolta per il pane.

 

“…ho ucciso un principio…”

 

Libri – documentazione – proiezioni – musica – dissetamenti – cibo vegan

Allo Spigolo sul crocicchio tra Via Braccio da Montone e Via Fanfulla da Lodi al Pigneto

La biblioteca è aperta ogni martedì e venerdì dalle 17.00 in Via Braccio da Montone 71a

 

 

 

 

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E’ uscito il n° 0 di Agli Antipodi, pagine contro il potere

riceviamo e diffondiamo:

Scriviamo Agli Antipodi perché ciò che desideriamo è irrimediabilmente distante e contrapposto rispetto alla logica dominante. L’esistenza oggi è una sorta di labirinto in cui la forte spinta alla competizione, al profitto, all’affermazione vuota di un ruolo porta all’insoddisfazione e alla frustrazione. L’immaginazione stessa è manovrata, gestita, negata affinché l’ingranaggio possa girare senza incepparsi. In questo continuo affannarsi a raggiungere un’inclusione nella società ci sentiamo esclusi a priori perché le regole di questo gioco non ci appartengono, dalle fondamenta. L’intenzione di queste pagine è di ragionare, interrogarsi, confrontarsi sulla base di un’altra concezione della vita e dello stare insieme.

L’oppressione non proviene da un’entità astratta o da un unico centro di potere, ma prende vita nelle relazioni. Affinché lo stato di cose si mantenga, i rapporti tra le persone in questa società sono una rete di ricatti, accettazione, collaborazione. In questo meccanismo non tutti hanno le stesse responsabilità. C’è chi, coscientemente, utilizza queste dinamiche per mantenere uno stato di privilegio. Sono gli stessi che cercano di annullare la possibilità di immaginare e realizzare una realtà diversa: l’accettazione, così, sembra l’unico modo per sopravvivere in questo mondo. Noi pensiamo invece che gli individui possano agire, in primo luogo su se stessi e sui propri rapporti, rompendo con questo pretendere-subire potere.
Noi siamo convinti che gli individui vivrebbero e si esprimerebbero al meglio senza capi, senza politicanti, senza autorità imposte. Senza cartellini da timbrare, valutazioni da ottenere, denaro da rincorrere o accumulare. Pensiamo che il modo migliore per gli esseri umani di stare insieme è quello che li vede tutti sullo stesso piano, senza alcuna gerarchia, e che la forma organizzativa migliore con la quale portare avanti le proprie attività sia l’autogestione.
Queste pagine vogliono diffondere e trasmettere queste idee a chiunque non si senta al proprio posto in una civiltà che sfrutta, discrimina, saccheggia e rinchiude chi non è dalla parte “giusta” o chi rifiuta la sua logica di morte e devastazione.

Questi scritti non sono altro che il pensiero e le riflessioni di alcuni individui che hanno deciso di incontrarsi e confrontarsi sulla base di una visione ed una pratica nemiche dell’autorità.
Vorremmo che il nostro contributo servisse a sondare quegli aspetti che più allontanano l’individuo dalla sincera espressione di sé e ad accrescerne il bisogno di libertà, rendendolo sempre più radicale e diffuso.

Per copie, contributi editoriali e risposte scrivere a:

Sede Malatesta
Via Bixio 62
00185 Roma

agliantipodi@canaglie.net


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[Roma] Presenza solidale al processo contro Gianluca e Adriano

Venerdì 18 Luglio 2014 ore 9

Piazzale Clodio, Tribunale di Roma

Presidio Complice e Solidale per Gianluca e Adriano

No alla videoconferenza!

Tutte libere! Tutti liberi!

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Bologna – Aggiornamenti sul processo per aver tentato di impedire un TSO in Piazza Verdi

riceviamo e diffondiamo:

Il 15 luglio 2014, alle ore 15.00, si è tenuta l’ultima udienza del processo per i fatti di Piazza Verdi del 2007, nella quale sono sotto processo quattro compagni e una compagna.
Sono state vagliate le richieste di condanna dal pm (simone purgato) che variano dai 6 anni e mezzo ai 7 anni e mezzo.
MASSIMA SOLIDARIETA’ E COMPLICITA’ CON FACO, SIRIO, JUAN, MADDA E FACO!
I veri pazzi stanno fuori!



dal comunicato sul processo:

Massima solidarietà a Madda, Fede, Faco, Sirio e Juan, sotto processo perchè ostacolarono un TSO a Bologna il 13 ottobre 2007.

Alle 4 del mattino, in Piazza Verdi, un’ambulanza — con l’aiuto degli sbirri — tentava di prelevare con la forza una giovane donna per condurla in psichiatria contro la propria volontà. I cinque compagni, assistendo alla scena, intervennero osteggiando gli ambulanzieri nel tentativo di liberare la ragazza. La reazione degli sbirri fu immediata: manganellate e botte, inseguimento e chiamata di rinforzi (6 volanti).

Dopo vani tentativi di fuga, i nostri coraggiosi compagni furono arrestati e incarcerati. Tra le accuse inventante nei loro confronti (a titolo di monito per chi coraggiosamente osa interferire con il potere arbitrario dello Stato) v’è l’imputazione di rapina (per aver rubato , a detto loro, le manette, una pistola e una ricetrasmittente durante la collutazione ) .

Anarchici/e solidali


Dai media di regime:

BOLOGNA – Condanne da 7 anni e mezzo a 6 anni e mezzo per cinque anarchici di Fuoriluogo. Sono le richieste arrivate oggi pomeriggio dal pm Simone Purgato per la notte di scontri con le forze dell’ordine in piazza Verdi, a Bologna, del 13 ottobre 2007. L’accusa, in particolare, ha chiesto sette anni e mezzo per Cristian Facchinetti, considerato il «capopopolo», e Federico Razzoli, sette anni per Maddalena Calore e Antonio Juan Fernandez Sorroche, sei anni e mezzo per Sirio Manfrini. Numerosi i capi d’accusa per i cinque: tra l’altro rapina (di un paio di manette e di una ricetrasmittente a un poliziotto), 
tentata rapina (di una pistola sempre a un poliziotto), istigazione a delinquere, lesioni e minacce. I legali dei cinque poliziotti rimasti feriti negli scontri e costituitisi parti civili hanno, inoltre, chiesto provvisionali da 1.500 a 5.000 euro. (Dire)

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