Domenica 29 ore 20.00 cena vegan e concerti con: Le folk noir – mirando al sur
Benefit Biblioteca Anarchica e libertaria Sabot
TORRE MAURA OCCUPATA Via DELLE Averle 10 Bus 105/312/556 trenino Roma-Pantano Metro C
Domenica 29 ore 20.00 cena vegan e concerti con: Le folk noir – mirando al sur
Benefit Biblioteca Anarchica e libertaria Sabot
TORRE MAURA OCCUPATA Via DELLE Averle 10 Bus 105/312/556 trenino Roma-Pantano Metro C
Venerdì 20 marzo 2015
Brindisi di EQUIinOZIO
E’ PRIMAVERA… ATTIZZIAMO SPIRITI CON SPIRITO!
Dalle 18,00
Miscele musicali, buffet di vegetali
Letture senza censure, danze senza paure
A sostegno della Biblioteca Anarchica L’Idea
Allo Spigolo sul crocicchio tra Via Braccio da Montone e Via Fanfulla da Lodi al Pigneto
La biblioteca è aperta ogni martedì e venerdì dalle 17 in Via Braccio da Montone 71a
di seguito il testo del volantino distribuito domenica 1 marzo al prato di Via dei Ruderi di Casa Calda (quartiere Torre Maura) dopo aver constatato in settimana il riavvio dei lavori di recinzione.
riceviamo e diffondiamo
Questa mattina gli sbirri di zona sono venuti a notificarci la misura di sequestro preventivo dei casali che abbiamo occupato a Dragoncello, zona Acilia, nella periferia sud di Roma. Questa misura implica lo sgombero preventivo della zona, quindi dei casali e terreni circostanti che abbiamo anch’essi occupato per recuperarli all’abbandono e per evitare che la zona continuasse ad essere inquinata dai rifiuti di ogni genere che sono stati scaricati da anni, in particolare dentro ad un frutteto dove crescono alberi dentro frigoriferi e plastica.
Lo sgombero è motivato dalla fittizia messa in sicurezza degli edifici imposta dal comune di Roma ai proprietari che difendono insistentemente la loro proprietà di fatto abbandonata da anni e che vogliono che continui ad esserlo.
Sappiamo che in questo modo possono abbreviare i tempi per mandarci via, considerando che non è neanche cominciato il processo per gli/le identificatx come occupantx.
Cercheremo comunque di impedire lo sgombero delle Case vecchie occupate e vogliamo ribadire che è giusto prendersi gli spazi inutilizzati in città, in campagna e ovunque!
Le case vecchie resistono!
CACAadARTEcheCONCIneMA rassegna del martedì Febbraio 2015
SCOSSE DI TERRORE con l’uscio addosso trapassando la nequizia sulla soglia della vita Retrospettiva Rob Zombie
03/02 LA CASA DEI 1000 CORPI – USA 2003-
10/02 LA CASA DEL DIAVOLO – USA 2005 –
17/02 HALLOWEEN – USA 2007-
24/02 LE STREGHE DI SALEM- USA 2012 –
Matinée ore 11 poi pranzo vegan e replica alle 21:30 allo Spigolo tra via braccio da Montone e via Fanfulla da Lodi
BIBLIOTECA ANARCHICA L’IDEA La biblioteca è aperta ogni martedì e venerdì dalle 17:00 in Via Braccio da Montone 71a
1992 – 2015
Torre Maura Occupata via delle Averle 10
23 anni di autogestione per l’ anarchia
Dal profondo de ‘sto bucio de culo der mondo…
venerdì 30 Gennaio
ore 18
presentazione del libro ” Gli ammutinati delle trincee” edito da Bfs edizioni
incontro con l’autore Marco Rossi
ore 22 concerto con
LIGHT THE BOB Ostia
BLEEDING Asti
ESCARA B15
U Potenza
CALL THE COPS Bologna
sabato 31 Gennaio
ore 22 concerto con
GRUMO Modena
M.C.P. Roma
LEVIATHAN Manziana
SPOSA IN ALTO MARE Padova
HOSTILITER Viterbo
INGANNO Taranto
sottoscrizione libera – cena vegan – distro anarchica e d.i.y. – gran bazar der raccatto
…scure e scuregge sui tanti volti dell’autorità!
Venerdì 30 Gennaio 2015 ore 18
Nel primo giorno di festa per i 23 anni di
TORRE MAURA OCCUPATA
GliAmmutinatidelletrincee
Dalla Guerra di Libia al Primo conflitto mondiale 1911-1918
Incontro con l’autore Marco Rossi e presentazione del libro edito da BFS Edizioni
Prigionieri delle trincee, questi non-sottomessi combatterono una loro guerra dentro la guerra, ammutinandosi agli ordini criminosi dei generali, disertando, dandosi alla macchia, animando rivolte per difendersi da una patria che li mandava al massacro e li voleva assassini di altri sfruttati.
TORRE MAURA OCCUPATA
Via delle Averle 10
bus 105,313,556, tranvetto Roma Giardinetti MetroCci loro
da non-fides.fr
Questa mattina i parigini e le parigine, e attraverso loro il mondo intero, si sono svegliati in un odore macabro di polvere da sparo. Alcuni fanatici religiosi, non sono i primi, non saranno gli ultimi, hanno aperto il fuoco durante la riunione settimanale della redazione del giornale satirico Charlie Hebdo. Una dozzina di morti e dei feriti, per la maggior parte si tratta di giornalisti e caricaturisti conosciuti da tutti e regolarmente presenti sui mass media, poi due sbirri, i quali, a differenza degli altri, ricevevano un salario per farsi sparare addosso. A parte forse qualche vecchio lupo di guerra, la prima reazione suscitata da questi avvenimenti è l’empatia di fronte al terrore di questo assalto. In effetti questo attentato, che è il più sanguinoso in Francia dai tempo di quello, fascista, del treno Strasburgo-Parigi del 18 giugno 1961, durante la guerra d’Algeria, non può che provocare sgomento di fronte alla determinazione ed alla fuga in avanti dei suoi perpetratori. Lo sgomento, allo stesso modo, di fronte all’infamia religiosa che distoglie, più che mai, una buona parte dell’umanità da una vera riflessione sul mondo che la circonda. A tutto ciò, per noi anarchici e rivoluzionari, viene ad aggiungersi lo sgomento per la sempiterna unione nazionale. Quell’unione nazionale che ci tirano fuori ogni volta che gli Stati hanno bisogno di carne da cannone proletaria. Perché sono sempre gli stessi quelli a cui viene chiesto di sacrificarsi sui sentieri della gloria, per interessi che non sono i loro, come la nazione, la “pace” o la repubblica, mentre quelli che prendono le decisioni si grattano la schiena contro gli stucchi dorati dei loro palazzi.
Ci hanno già giocato questo tiro cent’anni fa, nel 1914, esortandoci all’unità contri i “crucchi”, o qualche anno fa con il “caso Merah” [1], ed oggi è lo stesso. Padroni e lavoratori, prigionieri e secondini, sbirri e “delinquenti”, ricchi e poveri, tutti uniti mano nella mano per osservare il lutto nazionale. Oggi non ci sono più classi, non ci sono più barriere fra le persone e nemmeno barricate, nonostante centinaia di migliaia di persone sfilino nelle strade di tutta la Francia (e anche altrove). Ma, in fin dei conti, tutto questo serve a chi? Certamente non agli indesiderabili che popolano le strade di Parigi e del mondo. All’improvviso, il terrorismo di Stato, il terrorismo repubblicano e democratico, i terroristi del denaro versano le loro lacrime di coccodrillo e si fanno passare per i gentili; i jihadisti servono loro quest’opportunità su un vassoio che prende le proporzioni dell’universo, ad un tal punto che adesso ci manca soltanto il maresciallo [Pétain, NdT] per prendere la testa dell’organigramma. Ma oggi non si tratta di recuperare l’Alsazia e la Lorena, si tratta di “difendere i valori della laicità e della libertà d’espressione”. Tutta merda, insomma, per noi che vogliamo distruggere tutte le religioni e che rifiutiamo ogni libertà di espressione per chiunque porti una cravatta, una sottana di religioso oppure qualunque altra uniforme o titolo di nobiltà.
Tutti ci vanno giù col loro piccolo commento lacrimevole; ogni partito, ogni organizzazione di ogni sponda possibile ed immaginabile, inclusi i libertari [2], ci vomita ancora il discorso trito e ritrito dei “barbari” all’assalto del “vivere insieme”.
Ma cos’è precisamente un barbaro?
Soffermiamoci un attimo su questo termine. Dal greco bàrbaros (“straniero”), questa parola era usata dai Greci antichi per designare le popolazioni che non appartenevano alla loro civilizzazione, definita attraverso la lingua e la religione elleniche. Il barbaro è quindi l’altro, quello che non condivide la stessa minestra oppure quello che non la mangia allo stesso tavolo. Montaigne diceva: “Chiamiamo barbarie ciò che non è nei nostri costumi”. Come abbiamo già detto altrove, noi non conosciamo barbari, conosciamo solo degli individui che sopravvivono nel seno di questa civilizzazione morbosa. Non conosciamo nessuno che sia al di fuori, conosciamo sì degli esclusi, ma essi non potrebbero essere più dentro di quanto sono già. I “barbari” di oggi sono ben lungi dall’essere fuori dalla civilizzazione, anche se per i suoi difensori può probabilmente essere rassicurante pensarlo. Esattamente come la famosa “gang dei barbari” [3] a suo tempo, essi sono dei puri prodotti della civilizzazione. Ne conoscono i codici, ne utilizzano gli strumenti, e non sono molto lontani da quelli che, ipocritamente, li fustigano. Perché non fa una gran differenza, in fondo, se gli assassini portano un’uniforme verde oppure nera, se gridano “viva la democrazia” o “Allahu akbar”, se portano una bandiera tricolore o una jihadista, se vengono sanzionati dall’opinione pubblica oppure no, se i loro massacri sono legali oppure illegali, se ci massacrano per portarci il loro Illuminismo oppure la loro oscurità. Commettendo le loro macabre gesta, si mettono tutti allo stesso livello, a partire dal momento in cui rifiutano all’individuo di realizzarsi come meglio crede.
Il terrorismo non è una pratica barbara, è una pratica altamente civilizzata, la democrazia non è forse nata dal Terrore? È per questa ragione che bisogna combattere il terrore allo stesso modo della civilizzazione che lo produce e ne ha bisogno, dai “settembristi” del 1792, alle pene di prigione sterminatrici e a Daesh, oggi. Chi sono, quei porci in cravatta che mandano i loro eserciti all’assalto delle popolazioni della Repubblica Centrafricana, dell’Afghanistan e di altri luoghi e che oggi ci danno lezioni di pacifismo quando dodici persone vengono assassinate a Parigi? Sono esattamente tutti quelli che in questi giorni sfilano in TV per versare qualche lacrima a costo zero, per guadagnare o non perdere uno o due miserabili punti in più nei loro altrettanto miserabili sondaggi d’opinione.
Oggi non siamo Charlie più di ieri e la morte non trasforma i nostri avversari o i nostri nemici di ieri in amici di oggi; lasciamo questa visione del mondo alle iene e agli avvoltoi. Non abbiamo l’abitudine di piangere sulle tombe dei giornalisti (anche quelli vagamente alternativi o libertari) e degli sbirri, perché è da molto tempo che abbiamo riconosciuto i media e la polizia come le due armi essenziali di questo terrorismo civilizzatore, da una parte con la fabbricazione del consenso, dall’altra con la repressione e l’imprigionamento. Ecco perché rifiutiamo di piangere dei lupi insieme ad altri lupi o anche insieme alle pecore.
Quei predatori che ci esortano oggi a piangere in coro con loro, a dichiarare “Io sono Charlie”, quegli stessi predatori in giacca e cravatta che sono responsabili dell’affermarsi di gruppi e movimenti orribili come Al Quaeda e Daesh, vecchi alleati delle democrazie occidentali contro i precedenti pericoli, prima di prendere un posto di rilievo sul podio dei pericoli geostrategici d’oggi. Quegli stessi schifosi che ogni giorno, nei loro tribunali, i loro commissariati, le loro prigioni, assassinano, rinchiudono, mutilano e sequestrano quelle e quelli che non seguano il sentiero tracciato che essi ci impongono a colpi di manganello e di istruzione. Quegli stessi essere civilizzati che fanno morire ogni giorno alle loro frontiere quelle e quelli che cercano di fuggire la miseria e le guerre che provocano proprio loro, oppure i loro nemici attuali, salafisti e consorti.
Quegli schifosi lì, non abbiamo nessuna voglia di vederli continuare a civilizzarci o sopprimerci, e ancora meno di fare blocco insieme a loro. Perché è contro di loro che vogliamo fare blocco, contro di loro e tutti quelli che, con diversi pretesti, religiosi, politici, comunitaristi, interclassisti, civilizzatori e nazionalisti, non ci vedono che come pedine da piazzare, da sacrificare, su una scacchiera immonda ed assurda. È una buona idea, oggi come ieri e come domani, ricordare le parole di Rudolf Rocker, quando affermava che “gli Stati nazionali sono in pratica organizzazioni di Chiese politiche; la cosiddetta “coscienza nazionale” non è innata nell’uomo, ma è costruita in lui da un deliberato addestramento. È un concetto religioso per cui si è francese o germanico o italiano allo stesso modo che si è cattolico o protestante o ebreo” [4] .
Ciononostante, non si tratta di sminuire il pericolo rappresentato da quei pazzi di Allah, questi innamorati dell’auto-sottomissione e del masochismo morale. E se oggi siamo completamente superati dalla loro capacità di reclutare un po’ dappertutto per andare a farsi saltare in aria a destra e a sinistra, bisognerà porsi delle domande a questo proposito, per uscire dall’incomprensione. Ciò senza cedere alle sirene di quelli che vogliono dividerci ancor di più, generalizzando a partire da un’infima parte dei mussulmani, senza cedere cioè alla stigmatizzazione di tutta una popolazione, per arrivare al preteso “scontro di civilizzazioni” che li fa tanto sognare, concretamente la guerra civile, delle cui conseguenze possibili per noi tutti probabilmente non si rendono conto.
E cosa dire di quell’uomo delle pulizie crivellato di pallottole, giustiziato freddamente, che non aveva chiesto niente a nessuno? Chi se ne preoccupa? Probabilmente non aveva un’utenza Twitter, probabilmente non aveva degli agganci all’interno dello spettacolo moderno, non aveva un nome, una faccia, nessun amico che lo pianga in televisione. Non era Charlie. Non è che un danno collaterale di qualche folle di dio dal grilletto illuminato, come tanti altri, di questi tempi, come i milioni di vittime collaterali degli Stati, attraverso il mondo. È a lui che vanno i nostri pensieri questa sera.
Una cosa è sicura, non c’è nulla da scegliere fra la peste ed il colera, fra un qualunque dio con i suoi profeti sgozzatori, crocifissi o massacratori e un qualunque Stato di merda con i suoi sbirri ed i suoi militari assassini. Rifiuteremo ancora, e sempre, l’ingiunzione a scegliere fra diverse forme di schiavitù e di sottomissione. La scelta che vogliamo fare non potrà venire che da noi stessi ed è quella della libertà.
In questa epoca di disperazione, di fronte alla pseudo “unità nazionale”, di fronte alla guerra civile, alle jihad dei fanatici e alle “guerre pulite” degli Stati, dobbiamo riportare la guerra sociale al centro dello scenario, fino a che lo scenario bruci.
7 gennaio 2015,
Alcun* anarchic*
Note:
[1] Nel marzo 2012 Mohamed Merah, un fanatico islamista, uccide, in tre momenti diversi, 7 persone (fra cui tre bambini) a Tolosa e Montauban; si veda a proposito questo testo, in italiano: Terreur et union nationale; NdT.
[2] Un piccolo gioco: questa dichiarazione è tratta dal comunicato del Gruppo J.B Botul della Fédération Anarchiste oppure dal discorso di François Hollande? “I nostri compagni di Charlie Hebdo hanno pagato un pesante tributo alla libertà d’espressione. Fra le vittime ci sono anche numerosi poliziotti. Rendiamo omaggio e tutti e tutte queste vittime. […] gli anarchici rispettano la libertà di credenza religiosa se essa ha luogo all’interno del quadro di una repubblica laica”.
[3] Nel gennaio 2006, un gruppo di una ventina di persone, che verrà chiamato “gang dei barbari”, rapisce Ilan Halimi e chiede un riscatto. Il giovane verrà torturato per tre settimane, fino alla morte, perché ebreo; NdT.
[4] R.Rocker, “Nazionalismo e cultura”, Vol. 1, Edizioni Anarchismo, Catania, 1977, p. 185; NdT.