La libertà e l’autorità sono due cose che sono in antitesi. L’una distrugge l’altra, e questa nega quella. Perciò è illusorio o bugiardo parlare di affinità tra i partiti o i movimenti cosiddetti estremi anche nei periodi rivoluzionari. I fatti maestri più delle parole lo provano lampantemente. La Russia prima infestata dallo zarismo ed ora maciullata dalla dittatura rossa, ne ha dato la terribile prova. Anche colà gli anarchici furono e sono forza politica. Perciò quali nemici di più degli anarchici contro la tirannide zarista? L’eroico ed aristocratico nichilismo in Russia era quello che più spaventava l’impero, la casta dominante e la borghesia moscovita. Quegli audaci hanno scritto col proprio sangue pagine meravigliose, sotto le percosse del Kent. Colle steppe della Siberia, col cosacchismo, coll’esilio dolorante si è sempre cercato di annientare questi distruttori della tirannide. E venne la guerra che anche colà fece rincrudelire la fame e le privazioni. Il popolo della strada faceva la Rivoluzione e non la fecero gli «esecutivi», no. Gli anarchici si gettarono a corpo morto nel cratere infuocato della bolgia rivoluzionaria. Con tutto il loro eroismo, con tutta la passione, con tutto l’ardore e l’entusiasmo. La massa trionfante sommosse tutte le nequizie zariste. Ma ecco i salvatori gettare l’area di congiunzione tra il despotismo scomparso e la rivoluzione trionfante. S’insediano, decretano, comandano. Il popolo e gli anarchici ancora spezzano i dominatori kerenschiani. Ma gli interpreti del marxismo astutamente afferrano il potere, e gli avversari o i nemici del nuovo Stato non sono più trattati blandamente come sotto il dominio di Kerenschi. Gli anarchici incarcerati, spiati come tanti agenti stranieri o strumenti del vecchio zarismo. E quando non vi è la Cheka come all’interno e all’estero vi sono i referendari e i locchi calunniatori con sistemi gesuiti. Non bisogna illudere e illuderci più che vi siano ragioni di attività né piccole né contingentali; quando le antitesi pratiche e teoriche sono così stridenti. Il principio di autorità, la conquista parziale o integrale del potere porta gli uomini che escono in seno al proletariato al posto dei Bonomi, in Italia, degli Scheidemann e Noske in Germania, dei Lenin in Russia. È l’ineluttabile logica del principio che li porta a tale fine. Di buona o di mala fede, è ridicolo e superfluo parlarne. Mentre che ancora in mezzo al proletariato tra i cosiddetti esponenti, si vorrebbe conciliare l’inconciliabile attraverso un alleanzismo che puzzerebbe di morto, la verità nuda e cruda delle cose dimostra quanto non vuol rimanere assieme quello che si cerca di… Si pretende l’Alleanza di tutti gli organismi economici e politici che si dicono sul terreno di classe, ed invece in seno ai singoli partiti si manifestano dissensi non rimarginabili. La questione da prima, in forma tenne, ed invece ora clamorosa, scoppiata in seno al partito socialista, è significante. Certo che io concepisco come partito più logico il partito socialista che il partito comunista. Difatti qual’è l’azione che svolgono i partiti, gli uomini del partito comunista che non sia sulla falsa riga di quella svolta dagli uomini del Barnum? Come frazione del partito socialista, la più inesorabilmente logica è quella turatiana. O che forse, quando i comunisti conquistano un Comune non vanno ad amministrarlo? Ah! ma c’è una cosa che non si ha la sincerità di riconoscere — e che la si vuol saltare con interesse. Perché non si potrebbe più speculare sui difetti e le mancanze degli altri. Domani Turati al governo non potrebbe far altrimenti di quello che hanno fatto Bissolati e Bonomi e così le masse forse si disilluderebbero e più non farebbero le marionette di questi turatiani, a meno che non fossero coercite e mistificate come in Russia, dove si vede che gli operai sembra che facciano la… parodia della guardia bianca in Italia. Dunque con questo di conclusivo, che nel processo dell’evoluzione Turati è elemento più rivoluzionario di Serrati che per più loschi ed ambigui fini vuol evitare il processo di chiarificazione… Ebbene, quale il dovere degli anarchici? Non abbiamo comandamenti da dettare, né leggi da fissare. Ricordo che mesi fa ebbi un incontro con un compagno reduce dalla Russia. Ci espose sinteticamente così: «Ho visitato il Cremlino, dove vi sono insediati i governanti del Partito Comunista, ed ho riscontrato che all’infuori dei… colori non vi è nulla di dissimile dal Viminale di… Roma». Dovere nostro è quello di snebbiare le menti ottenebrate e mistificate dei lavoratori. Non ci comprenderanno? Non importa, io sono già convinto che la massa non concepirà mai l’individuo. Quando le masse arriveranno a concepire noi individui di oggi, per quella forza volitiva che è insita nel nostro pensiero, avremo già superato quello che si concepisce oggi, perché è logico ed insegna nell’un tempo. È utopia perché non avrà l’arresto di nessuna regola, di nessuna legge ed autorità, sarà realtà nella sua logica negativa e distruttrice che si afferma nel nichilismo demolitore.
Armando Diluvi
da “Il Proletariato” ANNO I • N. 2 • Pontremoli, Luglio 1922