Liberazione Animale – 100 passi indietro: su fiaccolate apolitiche e animalismo

riceviamo e diffondiamo:

Scriviamo queste righe di riflessione in vista dell’imminente fiaccolata che si svolgerà a Corezzana il 19 gennaio, contro l’allevamento di animali per la vivisezione Harlan.

Pur condividendo l’obiettivo della chiusura di questo posto e della fine della vivisezione, ci sentiamo distanti/e da molte delle realtà che hanno organizzato e aderito al corteo, e dai comunicati usciti dagli/le stesse/i organizzatori/trici.

Per esempio associazioni come l’ENPA in passato misero una taglia sui liberatori/trici dei 99 beagle salvati dal lager Morini. Ci chiediamo cosa ne pensano dell’ultima liberazione fatta ai danni dell’allevamento di Green Hill o della liberazione del novembre 2006 di 18 macachi e 1.000 topi imprigionati/e proprio nell’allevamento Harlan di Correzzana… forse sono soddisfatte/i che alcune persone siano state arrestate.

La presenza come relatore di Massimo Tettamanti, personaggio ambiguo che in passato ha collaborato con i 100% animalisti e che lavora come criminologo forense, professione al servizio delle forze dell’ordine, alimenta ancora di più le nostre perplessità. Forse che il Dott. Tettamanti tenga dentro al cassetto il profilo psicologico e fisiognomico del/la perfetto/a ecoterrorista?

Visto quanto successo allo scorso corteo contro Harlan, in cui individui e gruppi riconducibili all’ estrema destra hanno cercato di partecipare, e il continuo espandersi di gruppi fascisti che parlano di liberazione animale, per noi sarebbe stato necessario prendere una netta posizione. Parlare di apoliticità e minacciare l’intervento massiccio delle forze dell’ordine nel caso di conflitti, come espresso nei comunicati di Freccia 45, significa invece spianare la strada a queste infiltrazioni.

Secondo gli/le organizzatori/trici il corteo vorrebbe essere apolitico, ma già l’atto di scendere in strada rivendicando la chiusura di un allevamento e lottare in prima persona per cambiare questa società, è di per sè un atto politico. Inoltre il definirsi apolitici è una strategia di molti gruppi di estrema destra, i quali celano le loro ideologie, basate su discriminazioni e gerarchie, per farsi spazio nei movimenti e per appropriarsi di lotte che a loro erano estranee, allo scopo di acquisire consenso e maggior seguito.

Un appello come quello di questa manifestazione, che ribadisce l’apoliticità della lotta contro lo sfruttamento animale, allude a un passare oltre le differenze incolmabili in nome di una fittizia unione “per il bene degli animali”; come se potessimo chiudere gli occhi davanti a chi promuove razzismo, omofobia, sessismo, specismo e una società gerarchica, e per un giorno lottarci fianco a fianco.

La politica che intendiamo noi non è la politica portata avanti da istituzioni e partiti, ma è attivismo, lotta autodeterminata dal basso, che non delega i nostri desideri a nessuno/a che pretende di saper gestire la nostra vita meglio di noi, ma è agire in prima persona e non aspettare che siano le/gli altre/i a fare ciò che riteniamo necessario.

Queste differenze denotano anche una diversa visione della liberazione animale: per alcune/i significa sacralizzazione della vita, protezionismo, paternalismo; significa fare ambientalismo da quattro soldi, o concessione di diritti che sono propri della società umana ad esseri comunque considerati “inferiori”, o ancora significa sentimentalismo e pietismo. Tutti retaggi di una morale cristiana e antropocentrica che vede sempre l’essere umano all’apice di una scala gerarchica, “custode e amministratore del creato”.

Per noi liberazione animale significa lottare per vedere distrutta ogni forma di gerarchia e dominio dell’umano sull’umano e dell’umano sul non umano, quindi lasciare che ogni essere vivente possa determinare la propria vita in maniera più libera e selvaggia possibile; ma questo non è possibile senza uno stravolgimento totale del sistema nel quale viviamo e del nostro modo di vita.

In una società antropocentrica e capitalista basata sul potere e sulla prevaricazione, non è possibile poter arrivare alla fine della schiavitù animale senza riflettere sulla posizione che abbiamo acquisito e sui privilegi che ci permettono di basare la nostra esistenza sullo sfruttamento e la discriminazione di altri esseri viventi, siano essi umani o non umani.

Per noi le dichiarazioni di apoliticità, l’indifferenza verso altre forme di oppressione, così come gli obiettivi parziali senza contenuti più approfonditi, sono la conseguenza di scelte votate a un “qualunquismo” che si interessa solo degli animali non umani e che punta alla spettacolarizzazione basata più sui numeri che sui contenuti. Si dimentica così la storia del movimento di liberazione animale, che ha sempre agito con una forte connotazione libertaria e antiautoritaria, rigettando ogni ideologia di dominio.

Apri ogni gabbia, comincia dalle tue!

Alcun* attivist* per la liberazione animale.

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2 risposte a Liberazione Animale – 100 passi indietro: su fiaccolate apolitiche e animalismo

  1. barbara favret scrive:

    concoprdo al mille per cento….i personaggi di destra non possono definirsi animalisti e tanto meno antispecisti

  2. LiviOca scrive:

    Collettivo antispecista OcheBarrose di Cagliari totalmente in sintonia.
    Faremo girare insieme a due righe di accompagnamento.

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