Villa Matta continua
All’alba di mercoledì scorso la polizia ha fatto irruzione a Villa Matta occupata.
All’esterno, nelle strade circostanti, un imponente dispiegamento di polizia ha impedito l’avvicinamento a chiunque. Allo scopo di ritardare l’arrivo di amici e solidali, i telefoni degli occupanti sono stati sequestrati per tutto il tempo dell’operazione.
Insieme alle forze dell’ordine, alcuni rappresentanti di SGM, società proprietaria dell’immobile, hanno presenziato alle operazioni fino a che tutti gli ingressi sono stati murati. Così, l’ex mattatoio comunale è ritornato ad essere patrimonio immobiliare di una società che, attraverso la gestione dei beni e dei servizi pubblici, detiene e controlla il potere economico e politico a Lecce. Sappiamo bene che speculatori, affaristi e parolai hanno trovato sempre un buon terreno in questa città che dietro le facciate barocche è ben abituata a nascondere il marcio. Una città che, lontano dallo sguardo dei turisti mostra il suo vero volto: famiglie sfrattate per morosità, distacchi coatti delle utenze domestiche, case popolari in condizioni strutturali e sanitarie vergognose.
Nella gabbia delle periferie nessuno spazio di socialità.
Solo gratta e vinci e slot machines attirano gli abitanti in disperati tentativi di evasione. Intanto in centro, le scritte sui muri sono presto coperte dalla pubblicità di un mondo a pagamento e le vetrine offrono l’attrazione di una passeggiata per dimenticare una vita da servi. L’occupazione di Villa Matta nasce da tutto questo: dalla rabbia e dalla voglia di riappropriarsi degli spazi senza chiedere il permesso a nessuna autorità. Molto lontano dall’idea di un luogo di ritrovo elemosinato agli assessorati, a Villa Matta sono state organizzate iniziative di informazione e lotta contro i centri di detenzione per stranieri, dibattiti, assemblee e cene sociali aperte a tutti, ma anche feste e concerti che in molti ricorderanno, sempre per il finanziamento di cause di solidarietà, mai per profitto personale. Negli ultimi tempi l’impegno contro il gasdotto Tap, ha fatto di Villa Matta un luogo di incontro, discussione e confronto in una città completamente immobile e passiva rispetto a questo progetto che presto sarà operativo sul suo territorio. Dopo lo sgombero, se qualcosa è cambiato, si tratta solo di muri. Murare un edificio non equivale ad annullare le idee di cui era popolato.
Oggi usciamo nelle vie eleganti del centro per urlare che le idee su cui si regge l’esperienza di Villa Matta continueranno ad essere un problema per chi vorrebbe fare di questo mondo una discarica di rottami. Per chi crede che si possano chiudere i porti agli immigrati e aprire le porte alle multinazionali. Per chi crede che un sabato sera sfavillante possa ripagare di una settimana a testa china.