[Firenze] UN BEL TACER NON FU MAI SCRITTO

Siamo anarchici. Siamo contro lo stato e ogni sorta di autorità, siamo contro la disuguaglianza sociale, il fascismo, il militarismo, le devastazioni ecologiche e umane provocate da un sistema sociale oppressivo e malato. Questo modo di essere non si accontenta di mere dichiarazioni di intenti, magari cliccando dei “like” su facebook, ma grida di essere praticato e portato avanti nelle nostre vite e nelle nostre quotidianità, come azione politica, in un mondo sempre più immiserito eticamente e socialmente. Ciò ci comporta la “naturale” conseguenza di essere costantemente oggetto di attenzioni e repressioni poliziesche: negli anni abbiamo subito centinaia e centinaia di fermi arbitrari e di quantomeno fantasiose “operazioni di polizia”, decine di perquisizioni e sgomberi di posti occupati, arresti e inchieste/processi di qualsiasi tenore. Gli anarchici, si sa, sono un capro espiatorio ideale: non hanno santi in paradiso, non si appellano ad amici assessori o parlamentari, non frequentano salotti di influenti intellettuali progressisti, non si riparano dietro a illusorie garanzie costituzionali. Del resto, la repressione non è certo cosa che riguardi noi soltanto: storicamente è toccata a tutti i contestatori, i ribelli sociali, gli eretici, i rivoluzionari, di ogni tempo e luogo; al giorno d’oggi, è la sorte imposta sempre più a chiunque alzi la testa, ad ogni immigrato, ad ogni marginale, ad ogni contestatore. A questo giro, il 31 gennaio, è stata sgomberata Villa Panico a San Salvi e decine di anarchici fiorentini sono stati portati in questura (tre arrestati ai domiciliari e sette con varie restrizioni) e accusati di associazione a delinquere e di svariati reati specifici (un volantinaggio, una rissa casuale con la polizia con arresti e successivo corteo di protesta, un’azione contro una sede fascista e un petardo contro la suddetta sede). Quello che ci ha colpito fin da subito di questa inchiesta è la sua spiccata pochezza e inconsistenza: i fatti di capodanno hanno fornito il pretesto per attaccare senza remore gli anarchici fiorentini. Per chi non lo ricordasse, nella notte a cavallo tra il 31 dicembre e il primo gennaio, una pattuglia della digos individua un pacco sospetto dietro la saracinesca della libreria fascista “il bargello” in via Leonardo da Vinci, e ne identifica la natura, sentendo il ticchettio di un timer al suo interno. Un artificiere viene richiamato dopo il turno di lavoro per disinnescare il congegno, non aspetta l’arrivo delle protezioni e si ferisce gravemente. Quasi contemporaneamente alle prime cure nei suoi confronti, la polizia era già alla porta di alcuni compagni e compagne, a scatola chiusa, pronti ad aprire un’indagine per tentato omicidio. Non paghi, dopo qualche settimana dall’operazione “Panico”, alcuni compagni e amici sono stati “accompagnati” di forza in questura, e sottoposti ad un interrogatorio, come persone informate sui fatti. Nel frattempo, a Grosseto, la notte precedente all’inaugurazione di una sede di Casapound, appaiono delle scritte sulla facciata del palazzo in questione. Due persone vengono trovate dalla polizia, una sul tetto e l’altra nei paraggi, e trattenute 12 ore nella questura di Grosseto. Il successivo ritrovamento sul tetto di due petardi e una radiolina sono per la polizia il pretesto per perquisire la casa di uno dei due, denunciare i fermati per danneggiamento e per aprire nei loro confronti un’acrobatica indagine per atto di terrorismo: con due petardi avrebbero avuto l’intenzione di sabotare un’antenna telefonica di 15 metri.. Per quanto siamo abituati a pagare salato per quel che siamo, ci risulta indigesto e inaccettabile pagare per nascondere errori evidentemente altrui. Polizia e media hanno puntato su una situazione di emergenza immediata, parlando del loro uomo in termini di eroe; sembra però che non ci fosse nessuno da salvare, la strada era chiusa nell’attesa dell’arrivo dell’esperto, e nessuno, neanche con la sfera di cristallo, avrebbe potuto calcolare che qualcuno ci mettesse le mani incautamente: il tentato omicidio è palesemente una invenzione della questura. Potremmo anche aggiungere che se invece di un poliziotto, si fosse trattato di un muratore o di un falegname nell’esercizio del proprio lavoro (la media dei morti sul lavoro in Italia è di tre al giorno), il fatto non avrebbe meritato nemmeno un trafiletto in ultima pagina. I giornali e i media, pilotati dalla questura, hanno creato come sempre il mostro da gettare in pasto alla pubblica opinione, costruendo un clima sempre più securitario e reazionario, sminuendo pratiche sociali e politiche, riducendole esclusivamente al rango di vandalismo e clandestinità. Non è un caso che durante lo sgombero di Villa Panico, il 31 gennaio, è stata posta un’eccezionale attenzione su una fioriera che è stata fatta “brillare”, e la maggior parte delle immagini sui giornali riprendono gli artificieri (stavolta con tanto di protezioni), quasi a voler far intendere che si trattava di bonificare un deposito di esplosivi, piuttosto che sgomberare una casa occupata. A rafforzamento di ciò, guarda caso, nelle settimane immediatamente successive all’inizio anno, è scoppiato l’allarme-bomba ovunque a Firenze: quasi quotidianamente sono stati ritrovati pacchi, borse e contenitori sospetti. Questo è lo spettacolo della repressione, sempre più becero, sempre più arrogante, sempre più svincolato e noncurante della legittimità sociale. Dal canto nostro, possiamo intanto già affermare una cosa: uno degli onnipresenti scopi della repressione, quello di spaventare e dividere, possiamo già considerarlo fallito. Siamo vigili e determinati, rincuorati dalla grandissima solidarietà dimostrata da tantissimi in città, da tutta Italia e anche da fuori. Come sempre, non ci interessa dividere il mondo in innocenti e colpevoli, e siamo solidali con tutti i compagni colpiti dalla repressione di stato.

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