Pubblichiamo qui di seguito un interessantissimo articolo del compagno Marko Rebel Fans. Uno spaccato di vita vissuta tra strada, stadio e antifascismo militante. Da leggere assolutamente anche per chi non ha dimestichezza con l’ambiente ultras.
Dal 1995 mai a testa bassa: Rebel Fans in direzione ostinata e contraria!
di M(A)rko Rebel Fans
Non è facile al giorno d’oggi mantenere quella coerenza che dal 1995 ha caratterizzato il gruppo al quale ho dedicato costantemente ogni mia energia, passione,vitalità e creatività. Da quando 17 anni fa, fondammo i Rebel Fans, nel bene o nel male, fra grandi meriti e mille passi falsi, siamo sempre stati OVUNQUE al seguito del Cosenza,dalla serie B alla D, con immutata passione e con quel nostro stile ribelle, ostinato, antagonista, a testa alta!…
Quando nel 1995, insieme ad i miei fratelli più cari, fondammo i Rebel Fans, oltre ai centri sociali, c’era solo la curva : l’unico spazio sociale “liberato”, fuori dall’omologazione imperante e dall’appiattimento culturale, epicentro trasversale di creatività ed aggregazione,centro nevralgico di sovversione e cospirazione. Da allora, siamo stati sempre in “prima linea”, in casa ed in trasferta, nei raduni, nei cortei, nelle piazze calde e negli scontri, pagando il caro prezzo di una scelta: vivere ultras negli stadi e nelle strade!
Dopo 2 anni di diffida con doppia firma per i fatti di Norcia quando caricammo con decisione e successo i fascisti di Siena (ed un processo penale ancora da sostenere), dopo tante perquisizioni all’alba,fermi coatti, dopo l’ennesimo “avviso orale” e tante occhiate storte da parte dei servitori dello Stato, torno allo stadio, piu’ incazzato e convinto che mai. Ho dovuto scontare 2 anni di daspo per gli scontri estivi che ci videro coinvolti contro alcuni pseudo-ultras del Siena in una “amichevole” in campo neutro a Norcia.
I “casual” del Siena ebbero davvero una bella lezione in seguito alle loro innumerevoli minacce in rete e le voci da corridoio che giravano nel sottosuolo ultras. Dicevano che volevano picchiarci perché siamo “delle zecche dei centri sociali” ma purtroppo per loro e per i loro amici di Forza Nuova e Casa Pound, le cose andarono diversamente.
Ricordo perfettamente un paio di brutte facce con tatuaggi orrendi…Me ne puntai uno con una grossa ed orribile croce celtica sul braccio e ricordo la mia cinta borchiata che colpiva forte sul corpo di quel maledetto nazi che urlava imprecazioni razziste nei nostri confronti. In quell’occasione nonostante gli attacchi mediatici e repressivi, nonostante i continui litigi con i dirigenti della nostra società, le critiche dei moralisti e le continue critiche, abbiamo davvero tenuto alto il nome degli Ultrà Cosenza, in difesa di quegli ideali di Libertà ed antifascismo che portiamo avanti da tempo.
Dopo due anni di “confino”, la battaglia contro la tessera del tifoso che poi è lotta attiva contro la repressione, mi restituisce quegli stimoli che solo una lotta puo’ darti e con il sostegno dei fratelli del mio gruppo e di tutto il “Collettivo Consentia Against Racism”(sigla trasversale che univa i gruppi più agguerriti della Sud) ci rimettiamo in gioco, seriamente, non a parole. Iniziative in città ed in trasferta, dibattiti, scioperi del tifo, striscioni,volantini e comunicati in giro per le strade…la voglia di resistere c’è, si respira nell’aria nonostante l’attacco repressivo sia palese e determinato.
Arriva la trasferta di Cava de’ Tirreni: sapevamo a cosa potevamo andare incontro, o meglio, almeno io lo immaginavo visto che ormai si parla tanto di quella fantomatica “mentalità ultras” ma poi nei fatti la realtà è sempre diversa. Non voglio entrare nel merito per quanto riguarda le “colpe” di tutti quelli che hanno parlato, e che magari continuano a parlare e poi a Cava non c’erano, sono rimasti comodi e sicuri a casa senza difendere l’orgoglio e l’onore della propria curva. C’è chi preferisce parlare e chi invece si mette in gioco, sull’asfalto delle strade, sulle gradinate di uno stadio, a testa alta e con orgoglio!
Non sta a me nemmeno decidere se è stato o no giusto tornare a casa prima della partita per evitare altri 27 arresti, tanti quanto i presenti. I miei fratelli della Curva Sud hanno deciso di tornare a casa dopo lo scontro con i cavesi davanti la Stazione. Sono spuntati circa un centinaio di loro e si sono fatti avanti con bombe carta, torce e bastoni. Noi anche se in minoranza, abbiamo risposto con le solite cinture in mano ed una piccola sassaiola ma la polizia ovviamente decide di caricarci ed i feriti non si contano. Le pressioni e le minacce gratuite dei Tutori dell’Ordine hanno vinto sulla voglia di resistere e di non indietreggiare mai. Mentre il treno dei ragazzi riparte verso Cosenza, io e qualche altro pazzo, decidiamo di arrivare lo stesso allo Stadio facendoci largo con le cinture spianate fuori dall’auto in corsa nelle stradine della cittadina campana mentre degli scooter ci inseguivano e altri sbucavano da ogni parte. Follia ed Adrenalina pura che schizza fuori da ogni poro , che fa passare via ogni paura e ci fa sentire vivi. Vivi come quando la piazza si ribella dopo l’ennesima carica della sbirraglia e urla “Assassini!”…vivi come quando sull’asfalto delle nostre città ci rallegriamo degli sconvolgimenti e del disordine, da ovunque essi irrompano… vivi come quando smettiamo di denunciare la repressione ed iniziamo realmente a fronteggiarla, con la nostra forza “centrifuga”, opposta a quella “centripeta” dei Plotoni…Vivi come quando ci rendiamo conto che il dominio è vendicativo ma ci accorgiamo che gli oppressi non gli sono da meno…Vivi come quando “cospiriamo” perché respiriamo insieme, fra i gas dei lacrimogeni ed il fumo alto delle fiamme…Ed io mi sento vivo perché “ resto ancora qui, fra l’esplosione e il fumo, se non la faccio sta strada non la fa nessuno”!
Non ho voglia di sprecare parole per i soliti ciarlatani, ultras da tastiera o benpensanti vari che fanno i gradassi e poi noi ci prendiamo botte, arresti e diffide…ma a questo ormai siamo abituati, mi prendo le mie responsabilità e sono orgoglioso di essere cio’ che sono: Diffidato ma mai servo dello Stato!
Non spreco troppe parole neanche per i Cavesi che hanno fatto il gioco di chi vorrebbe arrestarci tutti. Ci stava lo scontro davanti la Stazione ma attaccare un gruppo di “non tesserati” in tribuna, fra l’altro con la complicità di poliziotti e steward, è una infamata bella e buona. Senza forse nemmeno rendersene conto sono stati un’ottima pedina nelle mani del Potere Costituito.
Quando dalla curva di casa in molti scavalcano per raggiungere il settore di tribuna dove stavamo noi, nello stesso istante polizia, carabinieri e steward si uniscono a loro nell’assalto e provano a sequestrarci i drappi che avevamo al seguito. Ho deciso di non abbassare la testa e lo stendardo dei Rebel è ancora nelle mie mani, con qualche macchia di sangue ma intatto. In quel drappo sono racchiusi i nostri sogni di Rivolta, la nostra storia ribelle, in quel drappo è impresso il valore della Libertà, l’importanza dell’amicizia che ha legato diverse generazioni di ragazze e ragazzi, nelle strade e negli stadi.
Come molti di voi sapranno a Cava, per orgoglio, per portare anche in quella trasferta la pezza che gira tutti gli stadi da quel 1995, ho “collezionato” un arresto per lesioni,resistenza,violenza pluriaggravata ed oltraggio a pubblico ufficiale, una tormenta di calci e manganellate, un pestaggio spropositato ed una diffida “internazionale”. Nel momento piu’ critico, i “Cosenza ultras” della Curva Nord non sono riusciti a fare di meglio che ingranare la marcia del loro Transit e lasciarmi sanguinante in mezzo ad una decina di sbirri che cercavano di ammanettarmi. Neanche una reazione, nemmeno un sussulto d’orgoglio. Lo so io, lo sa chi c’era e lo sapete voi miei cari,lo dico senza rancore…nemmeno una parola di solidarietà sulla vostra fanzine e neanche il coraggio di guardarmi in faccia!!! Per la serie : “tutto per apparire, nulla per essere!”.
Solo grazie al sostegno di quattro( e dico solo quattro!) miei fratelli, anche in quella situazione paradossale, mentre mi trasportavano dalla questura di Cava a Salerno per le identificazioni di rito e per prendermi le impronte digitali, mezzo sanguinante e pieno di lividi, ho trovato la forza ed il coraggio di stringere ed alzare il pugno sinistro fuori da quell’auto civetta, come segno di Resistenza e di Forza…come per dire ai miei amici: “io sono qui…sempre in piedi…mai a testa bassa…ribelle a vita!”
E se ancora penso che ho dovuto urlare e prendere a calci la cella di sicurezza per farmi sentire dal mio legale, arrivato in Questura di corsa dopo che telefonicamente ed in più occasioni, le guardie addirittura negavano che mi trovassi lì dentro ed in stato d’arresto, mi viene la pelle d’oca…Sarei potuto essere l’ennesimo Stefano Cucchi, l’ennesima vittima dello Stato: sequestrato, pestato, insultato e violentato psicologicamente da chi invece dovrebbe difendermi. Rinchiuso in un bagno puzzolente di una questura con le manette strette ai polsi e legate ad un termosifone arrugginito. Così vanno le cose nella Penisola Italica di Maroni e Bersani, di Alemanno e Bossi, di Berlusconi e Monti,.nel paesotto che cerca di apparire normale ma sotto una fitta coltre di avidità ed ipocrisia rivela il suo vero volto fascista,servile e mafioso. E’ la stessa Italietta che si emoziona per un balletto di una velina, che impreca contro i migranti ed applaude quando la Polizia massacra i più deboli, è il Paese dei politicanti che vogliono il Ponte, la Tav e le “grandi infrastrutture” perché sono pronti a farsi sodomizzare in cambio di qualche quattrino in più nelle tasche già piene.
Ma la situazione purtroppo è questa e se decidi di vivere davvero in un certo modo, certe cose devi metterle in conto. C’è chi pensa che siamo folli, io sono convinto che invece siamo dei romantici guerrieri senza patria, senza eroi ma con la voglia di amare sempre.
E’ proprio per questo, perché oggi ormai lo Stadio è diventato l’ennesima “gabbia sociale” che noi RF abbiamo deciso di auto-sospenderci, di continuare a vivere ma per ora non dentro uno stadio. La repressione ha fatto certamente il suo gioco e nel giro di poche settimane, il mio gruppo è stato letteralmente messo fuori gioco. Vuol dire che davvero qualcosa di buono l’abbiamo fatta! Vuol dire che davvero siamo “polvere fastidiosa negli occhi di chi ci guarda”! Per la manifestazione di solidarietà nei miei confronti, nel piazzale della curva sud dello Stadio San Vito di Cosenza, la domenica successiva ai fattacci di Cava, alcuni miei fratelli sono stati diffidati e denunciati per vilipendio alle Forze Armate,alle Istituzioni e cori oltraggiosi contro sua maestà Maroni.
Siamo davvero alla frutta!!!…Dove cazzo sta la libertà di esprimere dissenso in questo Paese?!
Da sempre, rivendichiamo di vivere la curva come uno spazio sociale libero e ribelle, come quelle “Zone Temporaneamente Autonome” che riescono a sprigionare energie sovversive e creative, ma oggi, purtroppo, molto è cambiato e se ti ostini a credere che ancora qualcosa si possa smuovere poi ti scontri con l’amara realtà che è piu’ dura di mille supposizioni.
Bisogna recuperare lo spirito antagonista delle curve non quello folkloristico, ottimo per ridurci in un fenomeno da baraccone!
A Cava dè Tirreni ho deciso di difendere fino alla fine la mia pelle e quella degli altri che stavano lì con me, ho cercato di mantenere alto il nome della mia curva, del mio gruppo, della mia città e vi assicuro che non mi pento di niente. Ogni mattina quando mi guardo allo specchio non mi vergogno di quello che sono, sono fiero, deciso e convinto di stare dalla parte giusta,”quella del torto”, nonostante tutto quello che ho dovuto passare anche dopo la specificità dell’avvenimento. Non parlo solo dei lividi che sono rimasti a lungo sulla mia pelle ma di tutta la tristezza e la delusione scaturite da un avvenimento del genere…
La realtà è che oggi, come dice il mio buon Avvocato, “quasi quasi è meglio fare una rapina che fare l’ultras coerente, perché lo Stato,fra il rapinatore e l’ultras, preferisce colpire l’ultras!”….Per quelli come me non ci puo’ essere spazio in questo “calcio dei padroni”, nell’universo dell’”ultras moderno” che si fa proteggere e stipendiare dalle società di Calcio in cambio di favori reciproci…no, in questo triste e servile contesto, non c’è un bel niente di ultrà! Nel nostro modo di vivere la curva non esistono compromessi ed accordi di comodo ma solo un vasto e variegato “asilo sociale” di resistenza, solidarietà e sovversione.
La scelta dolorosa dell’auto-sospensione dei Rebel Fans non si poteva evitare proprio perché in un contesto che non ti offre un minimo di agibilità, è assurdo continuare ad essere “carne da macello”per la felicità di chi ci vorrebbe morti, al guinzaglio o ben ammaestrati. No, questo calcio non ci appartiene!!!Bisogna trovare altre risposte. Bisogna ricercarle nei rapporti sociali diretti e dal basso, nei momenti di confronto collettivo ed orizzontale, nei raduni antirazzisti e negli incontri internazionali degli ultras che riescono anche a guardare “oltre” uno stadio.
E’ vero: mi hanno tolto la cosa piu’ bella che avevo, la cosa che mi ha regalato i momenti piu’ veri ed emozionanti della mia vita, che mi ha fatto conoscere i miei migliori amici, i fratelli e le sorelle di mille avventure, i compagni di lotte e di botte, di gioie e di dolori, di viaggi odisseici e di gite goliardiche, di giornate alcoliche e nottate psichedeliche…la piu’ grossa perdita di questi anni!!!…Come mi manca “mamma curva”!
La voglia di tornare a varcare le porte degli stadi è forte, incontrollabile ma oggi davvero significherebbe continuare a riempire le carceri di ultras e di ragazzi di strada.
Ed io, credetemi lo sono bene. Dopo l’arresto di Cava per lesioni, resistenza,oltraggio , violenza pluriaggrtavata a Pubblico Ufficiale, ripetutamente e costantemente, mi sono state notificate svariate restrizioni di libertà. Prima mi hanno notificato l’ennesimo “avviso orale” che mi vieta di avere rapporti con persone pregiudicate peccato che il mio lavoro, gestendo una libreria specializzata in controculture, è in ogni istante di “contatto” con il pubblico…!!!
Poi, mi è arrivata l’attesa diffida, questa volta gli anni sono “solo” due ma il daspo è “internazionale”, un divieto valido per tutti gli stadi dei paesi della Comunità europea. Un provvedimento piu’ unico che raro, direttamente proporzionale all’ondata securitaria anti-terroristica, che poi in poche parole è ondata repressiva contro chiunque vive fuori dagli schemi comunemente ritenuti “normali”.
In seguito, visto che ho “…dimostrato pericolosità sociale per la condotta posta in essere, circostanza questa che fa ragionevolmente ipotizzare che possa reiterarla in occasione di future manifestazioni sportive e non…”, mi hanno anche notificato un provvedimento che mi marchia come “persona pericolosa socialmente” con la rischiosa possibilità che reiterando i reati specifici, oltre al già notificato articolo 1 (quello che una volta voleva dire “pericoloso per sé e per gli altri”), possano aggiungere anche l’articolo 3 e la conseguente sorveglianza speciale…(sig!)
Oltre il danno, anche la beffa: il Ministero dell’Interno mi chiede il risarcimento del danno illecito per i fatti avvenuti il 5 Settembre a Cava. In pratica ho dovuto risarcire di circa 600 euro il poliziotto, che durante il mio(!!!!) pestaggio ha riportato delle lesioni guaribili in cinque giorni. A tutto questo aggiungete che ancora devo fare il processo penale, l’ennesimo: mi tocca spendere fior di quattrini per riuscire a difendermi degnamente ed anche in questo caso lo Stato è “parte civile” nel dibattimento. L’ennesima prova che la Legge, pensata ed impostata a garanzia degli interessi della classe dominante, è uno strumento di chi gestisce l’oppressione e la repressione è per eccellenza l’arma più usata dal dominio Capitalista.
Un vero e proprio accanimento giudiziario che non puo’ essere mascherato dietro alle solite ramanzine sulla sicurezza e sull’ordine pubblico.
Hanno paura degli ultrà, di chi usa la testa, di chi riesce ad alternare la forza della violenza alla violenza della parola,della critica,della coscienza! Vogliono allontanare dagli stadi tutte le persone che pensano, che ragionano, che non accettano passivamente tutto cio’ che gli viene propinato! Quello che fa paura al Potere è l’ultras antagonista, ribelle, eretico ed antifascista!….quello che usa la testa e scende nelle strade a disturbare i sogni dei padroni!
Da sempre rivendichiamo di far parte di una variegata controcultura che dagli stadi ha trasferito alle strade i propri linguaggi, le pratiche, le tendenze e le passioni. Lontani anni luce dalla costruzione della dell’ultras come un supertifoso violento che ha un pallone al posto del cervello, figura strumentale alle demonizzazione di un fenomeno molto più vasto e ricco di contraddizioni. L’energia rivoluzionaria e dirompente sprigionata dalle curve in alcune occasioni è conflitto sociale puro. Non è un caso se a Cosenza ad esempio, la “controcultura ultras” ha partorito diverse esperienze di antagonismo e socialità come centri sociali occupati, radio autogestite, dormitori, palestre popolari, case editrici indipendenti ed associazioni contro il carcere. Una partecipazione critica ma attiva alla vita sociale che ha accompagnato l’esistenza di centinaia di uomini e donne, riflettendo una conflittualità che non può trovare compromessi nelle logiche riformiste che hanno addormentato anche alcune realtà della sinistra antagonista. Tutte le degenerazioni neofasciste di alcuni gruppi ultrà fanno invece parte di un processo di strumentalizzazione studiato a tavolino da chi cerca consenso e visibilità sfruttando la passione giovanile.
Altre realtà come la nostra hanno combattuto con fermezza questi sporchi giochetti rispondendo con pratiche concrete di solidarietà diretta, di antiproibizionismo, antifascismo e aggregazione, rifiutando con determinazione ogni tentativo di infiltrazione non solo da parte dei fascisti ma anche da parte di chi tenta di trarre profitto dal tifo organizzato.
E’ come se al tentativo fallito di “liberare” l’intero paese, dagli anni settanta in poi, si è sostituito, quello più realizzabile di “liberare” piccole aree all’interno degli stadi, in cui le regole di comportamento possono essere stabilite orizzontalmente da tutti i componenti del gruppo ultrà attraverso l’autogestione e l’autorganizzazione. Oggi pero’ in un mondo fatto di barriere e sbarre, anche la curva è diventata l’ennesima “gabbia sociale” nella quale per lungo tempo lo Stato ha sperimentato tecniche e strategie di controllo sociale per poi poterle estendere, senza troppi problemi, all’intera società. Prendere coscienza di questa situazione è il primo passo da fare per combatterla, per resistere e non abbassare la testa.
Ed allora, miei cari fratelli e sorelle della curva piu’ folle del mondo, miei cari compagni e compagne di azioni dirette e divertimento, vuol dire che le nostre energie le dedicheremo altrove, nelle piazze, nelle strade, nella rabbia delle passioni!!!….Come in quel fatidico 14 Dicembre, o in quel cruento 15 Ottobre, giorni in cui “una piccola crepa si è aperta nella quotidianità,un pertugio da allargare, un passaggio da percorrere per sbucare inaspettati ed incontrollati. Quel giorno, a Roma, da questo varco ragazzi e ragazze hanno fatto irruzione nelle strade, stringendosi, correndo avanti e lottando. Le fiamme sprigionate dai blindati distrutti hanno scaldato i nostri cuori e raggelato quelle dei benpensanti. Di solito siamo noi ad avere paura ma questa volta è stata la polizia a sentirsi il fiato sul collo, ad arretrare. Il passaggio è aperto. Non riusciranno a chiuderlo facilmente. Verranno altri giorni meravigliosi come quello” con studenti, precari, ragazzi di quartiere,migranti,ultras e ribelli senza volto uniti nella stessa strada. Gli sbirri scappavano ed un grido di complicità si è levato nella piazza, nella Piazza dei Ribelli, nella Piazza delPopolo!!!
CI TOGLIETE DAGLI STADI?CI RITROVERETE NELLE STRADE!!!