Il 24 aprile sono stati rinviati a giudizio, per associazione a delinquere con l’aggravante della finalità dell’eversione dell’ordine democratico, 21 dei 27 compagni e compagne coinvolti nell’inchiesta “Outlaw” partita l’aprile scorso con cinque misure cautelari in carcere e sette provvedimenti restrittivi.
Dopo due giornate di udienza in cui la pm Morena Plazzi è intervenuta per venti minuti al massimo esponendo con mediocrità e visibile noncuranza la richiesta di rinvio a giudizio, il Gup Andrea Santucci, come aveva già anticipato intervenendo dopo appena mezz’ora dall’inizio dell’udienza, ha deciso per l’accoglimento delle richieste della pm. A cosa siano servite due giornate e le ottime e fondatissime requisitorie degli avvocati proprio non è dato saperlo. Per sei posizioni è stato decretato il non luogo a procedere, ma per cinque di queste la richiesta era stata formulata dalla stessa pm. L’indipendenza della procura di Bologna dalle indagini di polizia, il suo essere filtro tra le accuse della digos e ciò che ha rilevanza penale, si sono dimostrati ancora una volta ampiamente inesistenti come uno degli avvocati aveva già segnalato in udienza. Per altro, la pm durante le pause del processo si faceva vedere in giro ridanciana ospite dell’auto della digos di servizio, ma non di scorta, al tribunale.
La motivazione avvallante l’accusa, secondo la pm, è che gli imputati avrebbero promosso e diretto un’organizzazione che si ritrovava nel circolo (i cui locali sono stati sequestrati) finalizzata al compimento di violenze, lesioni, danneggiamenti, manifestazioni non organizzate. Di questi tempi per riuscire a organizzare presidi e manifestazioni si vede che bisogna associarsi tra delinquenti.
La prima udienza del processo è stata fissata per il 31 maggio prossimo davanti al tribunale collegiale.