traduzione da: https://avtonom.org/en/news/moscow-autonomous-action-ukrainian-war
Comunicato di Autonomous Action Moskow sul conflitto in Ukraina
Questo testo è stato stilato in risposta alle domande dei nostri amici esteri a proposito della situazione in Ucraina orientale e dell’atteggiamento degli anarchici russi riguardo alla questione. Speriamo possa servire a tutte le persone interessate.
La situazione è complessa ed è necessario capire che il testo che segue non riflette (né potrebbe farlo) l’opinione di tutti gli antifascisti e anticapitalisti russi. Abbiamo discusso la cosa all’interno del nostro gruppo, ma anche in questo caso siamo giunti a un paio di punti di vista in contrasto tra loro. In maggioranza la nostra organizzazione (“Autonomous Action“) sostiene questa dichiarazione dei movimenti di sinistra contro la guerra. Non sosteniamo il governo ucraino (cioè non sosteniamo nessun governo) e senza dubbio esistono alcune forti tendenze nazionaliste nell’odierna Ucraina. Ancor minore è il nostro sostegno al governo russo e alle cosiddette ‘repubbliche Novorossiya’. Pare che i fascisti stiano combattendosi a vicenda su entrambi i lati di questa guerra, sostenuti dai capitalisti. Inoltre, per Putin questo conflitto rappresenta una possibilità di distrarre i russi dalla crisi finanziaria e dalla recessione in atto nel sistema economico del paese, mentre per Poroshenko è utile per incanalare la lotta popolare verso il cambiamento in una follia patriottica, invece di tentare di continuare con ciò che si era iniziato a piazza Maidan e stabilire un vero autogoverno.
Riguardo all’atteggiamento della gente del Donbass, vorremmo dire che la maggioranza non desidera altro che la fine dei bombardamenti, da parte di entrambi i contendenti. I capi delle milizie paramilitari filorusse hanno pubblicamente dichiarato più volte che “la gente del Donbass non vuole combattere, per questo la Russia deve invadere direttamente”. In realtà, una popolazione politicamente passiva è caratteristica di molti territori ex- sovietici. È comunque noto che i sondaggi tenuti nella primavera del 2014 hanno riportato il sostegno alla secessione dall’Ucraina e l’annessione a Mosca solo da parte di un 20% della popolazione del Donbass. Ovviamente adesso è difficilissimo condurre qualunque sondaggio d’opinione in un paese dilaniato dalla guerra. Inoltre, decine di migliaia di persone hanno abbandonato il Donbass come sfollati – sia verso la Russia, sia l’Ucraina occidentale.
Non sosteniamo l’opinione secondo la quale la guerra nel Donbass rappresenta una specie di ‘resistenza contro i fascisti ucraini’. Come già detto prima, esistono tendenze nazionaliste nell’Ucraina contemporanea, ma non in misura maggiore di quanto si riscontra in altri paesi dell’ex-Unione Sovietica. In Russia, la propaganda patriottica, imperialista e apertamente fascista si sente almeno altrettanto che in Ucraina, se non di più. E le repubbliche popolari filorusse del Donbass la imitano. A giudicare da quel che possiamo sapere da qui, non c’è segno di alcun cambiamento in corso che possa essere considerato “di sinistra”, o quanto meno “socialdemocratico”. Viceversa, continuano a emanare “leggi” che proibiscono le relazioni omosessuali o stabiliscono il “ruolo dominante” della chiesa ortodossa nella regione. La retorica dei loro capi è esattamente quella che definiamo “rosso-brunismo”: una miscela paradossale di conservatorismo di destra e d’imperialismo sovietico. Siamo a conoscenza di casi di pulizia etnica avvenuti sotto il loro governo: perlomeno nei confronti delle popolazioni romanì ed ebraica. Non è sorprendente che i fascisti europei si aggreghino.
Per cui crediamo che questa “lotta antifascista” sia una semplice etichetta che non ha nulla a che vedere con la realtà dei fatti. E la realtà è che queste “repubbliche” sono un tentativo da parte degli imperialisti russi di sostenere i gruppi nazionalisti filorussi nella regione e fornirli di armi, equipaggiamenti e recentemente anche di forze armate, per creare una catastrofe. Forse lo scopo finale è quello di usare la situazione come strumento per fermare l’unione dell’Ucraina alla Nato e, come dichiarato prima, distrarre l’attenzione della popolazione russa verso un nemico esterno. È ironico che al contempo la legge russa consideri un grave reato qualunque appello al separatismo e che si possa venire rinchiusi in carcere con pene severe per aver richiesto un referendum come quello condotto in Crimea nel marzo del 2014.
È difficile parlare della resistenza anticapitalista o di sinistra nel Donbass odierno. La regione si trova nelle mani di decine, centinaia di gruppi paramilitari, legati tra loro in maniera del tutto tenue da “ministri” e “governatori” autoproclamati. È possibilissimo che alcuni capi locali facciano propri punti di vista politici di sinistra. In ogni caso non arrivano segnali da loro, nessuna chiara dichiarazione politica. In aggiunta, è ovvio che la regione si trova sotto una pesante influenza russa (basti dire che la maggioranza dei capi militari sono russi), e naturalmente a Putin non interessa una vera resistenza anticapitalista. I nazionalisti, i monarchici e i fanatici ortodossi gli vanno molto più a genio.
Capiamo che la propaganda di Putin funziona benissimo per chi vive nelle zone occidentali, stanchi dei loro leader, con Putin a fare la parte del “teppista”che li minaccia e li spaventa. Questa propaganda ha già spinto alcuni combattenti internazionalisti verso la repubblica del Donbass. Ad ogni modo, noi che viviamo sotto il regime di Putin vogliamo avvertirvi di non pensarlo come una specie di Che Guevara: non lo è. L’odierna élite russa è una compagnia piuttosto banale di ricchi capitalisti, in larga parte gravitanti intorno a vecchie amicizie di Putin o in qualche maniera collegate ai servizi russi (l’FSB). Sarebbe assurdo pensare che possano essere progressisti in un qualsiasi ambito. Desiderano semplicemente restare al potere quanto più a lungo possibile, poiché nel caso in cui lo perdano verrebbero immediatamente processati (la corruzione tra le autorità è immensa, da queste parti), e ce l’hanno ben chiaro. Tutto qui.
Questo detto è importante porre l’accento sul fatto che gli antifascisti russi (anche quelli che sono stati considerati di sinistra o antiautoritari) non possiedono un punto di vista unitario sul conflitto in Ucraina. Alcuni credono che anche queste repubbliche Novorossiya di destra siano meglio dei “fascisti ucraini”. Diversi gruppi antifa si sono dichiarati “patrioti russi” e, secondo noi, fanno parte di una sorta di “fascisti di sinistra”. Siamo a conoscenza di almeno un caso di un militante antifa rimasto ucciso in combattimento a favore della Novorossiya. Al contempo, diversi antifascisti anarchici ucraini hanno preso le armi contro la Novorossiya, all’interno di squadre di volontari ucraini. Purtroppo, pare proprio che tutta l’idea di “antifascismo” risulti così consunta per l’uso propagandistico che se ne è fatto (da entrambe le parti in lotta) da renderne impossibile l’applicazione seria a qualcosa o a qualcuno.
Autonomous Action – Mosca.