Ha pensato davvero forte quel quarantanovenne disperato che ieri mattina ha salutato a modo suo la nascita del nuovo governo italiano. Si era mescolato fra i curiosi che stazionavano in piazza Colonna a Roma, davanti a Palazzo Chigi, con l’intento di avvicinare qualche politico. In tasca non aveva né un microfono per fare domande, né una penna per chiedere autografi. Aveva una pistola. Perché l’intenzione dichiarata di questo muratore disoccupato calabrese era semplice e chiara: ammazzare qualche politico e poi togliersi la vita. Ma, come aveva temuto, non è riuscito a realizzare il suo progetto. Colpa dei soliti guastafeste, i carabinieri. I primi che lo hanno fermato si sono beccati qualche pallottola, gli altri lo hanno bloccato e arrestato. Trascinato dalla generosità, non si è tenuto l’ultimo colpo per sé. Li ha sparati tutti contro i guardiani di questo mondo infame. Pare che non avesse obiettivi privilegiati. Non voleva colpire Tizio piuttosto che Caio. Per lui, tutti i politici sono uguali, tutti sono meritevoli di sparire dalla faccia della terra. Aveva preso la sua decisione una ventina di giorni fa ma ha atteso il momento più significativo. In effetti, cosa c’è di meglio del giorno in cui presta giuramento l’ultimo governo italiano, grottesco guazzabuglio che dimostra come davvero non ci siano distinzioni fra politici di destra e politici di sinistra? I suoi parenti si dicono sconvolti e giurano che non è un pazzo. Non stentiamo a crederlo. I politici, un rivolo di sudore sulla fronte, adesso smorzano i toni e cercano di rassicurare gli animi. Non è successo nulla di preoccupante, l’attentatore non aveva motivazioni politiche, possiamo tutti continuare a lavorare tranquilli. Pensate che oggi fra i giornalisti c’è addirittura chi si domanda come sia possibile arrivare a tanto pur di sfogare la propria «frustrazione» per una vita allo sbando. Meglio un cappio attorno al collo? In effetti — è anch’essa notizia di oggi — i suicidi «per cause economiche» sono aumentati del 30% negli ultimi quattro anni. Ma coloro che tolgono il disturbo in silenzio non spaventano nessuno, né i politici, né i loro guardiani, né i giornalisti. Ma questo individuo, quasi per niente sbagliato… che gira armato in una piazza piena di forze dell’ordine (una cinquantina fra poliziotti e carabinieri)… che non esita a fare fuoco su chi lo ferma… che mira non a capire bensì a colpire i politici… è un lampo di luce che la dice lunga su quello che potrebbe accadere se altri disperati nella sua stessa condizione — quella che sta ripetendo agli inquirenti che lo stanno interrogando da ieri mattina, «sono un uomo che non ha nulla da perdere» — arrivassero alla sua stessa conclusione.
Può un gesto inconsulto diventare un fulgido esempio?
da: finimondo