riceviamo e pubblichiamo:
“In questi giorni nel tribunale di Torino si stanno svolgendo le udienze preliminari per gli scontri in val Susa. Il calendario serrato di udienze ci ha dato la possibilità, noi tre che siamo al gabbio, oltre di rivederci e abbracciarci, anche di riprenderci il tempo per confrontarci, non solo tramite corrispondenza. Abbiamo approfittato di questo tempo per discutere e fare alcune riflessioni che vogliamo condividere con chi lotta.
Abbiamo preso a discutere su come affrontare questo processo e, guardandoci in faccia, ci siamo chiesti: “Cosa facciamo?”
Questa domanda è maturata anche grazie alle lettere che ci sono arrivate e continuano ad arrivarci. Abbiamo cominciato a discuterne e siamo arrivati alla conclusione che vogliamo affrontare questo processo senza avvalerci degli avvocati perché sentiamo di non doverci difendere da niente e da nessuno, perché vogliamo attaccare lo stato e la società con il suo monopolio della violenza.
Perché consideriamo l’apparato giuridico un teatrino in cui gli individui vengono costretti dalle relazioni sociali esistenti ad assumere i ruoli predefiniti di colpevole e innocente.
Siamo arrivati alla considerazione generale che affrontare il processo non è qualcosa di diverso e separato dalla lotta.
Questo è un contributo nato dall’assemblea nel gabbiotto del tribunale di Torino.
Maurizio, Juan e Alessio.”